martedì 29 luglio 2008

I CALANCHI,LA TRISAIA e LA BASILICATA NON SONO IL "MERDAIO

Gli attacchi mediatici gratuiti verso la Basilicata da parte degli amministratori di Ansaldo nucleare e Edison sul sito di Scanzano Jonico mostrano chiaramente che dietro l'operazione deposito nazionale ci sono solo ed esclusivamente interessi economici di parte. Altro che conoscenza scientifica o tecnica sull'ambiente sul territorio !. I parlamentari e i ministri che spalleggianoqueste aziende, dal canto loro, fanno il gioco della lobby nucleare e sono complici dei flussi finanziari pubblici che arriveranno a queste aziende in virtù di un ipotetico ed irrealizzabile interesse comune(riduzione bolletta elettrica).Le news sul deposito unico nei calanchi surepubblica fanno comunque parte della strategia dei nuclearisti che vogliono realizzare il sito ove mettere le scorie radioattive nel nostro territorio. Il presidente De Filippo dica a Berlusconi e a Scaiola che la Basilicata non può essere in nessun modo interessata né al sito nazionale di scorie, né ad altre attività di ricerca o produzione nucleare. La Regione istituiscad'urgenza il parco dei Calanchi e si attivi per una riconversione del centro Enea di Rotondella in una scuola-università sull'energia rinnovabile. Identica responsabilità per le autorità provinciali e comunali dei territori. Auspichiamo inoltre che i parlamentari lucani (PDL in testa)oltre adire no al deposito unico di scorie e a chiedere al governo chiarimenti e smentite su quanto trapelato sui giornali nazionali sul sito dei calanchi, chiederanno altresì la restituzione delle barre americane di Elk River agli Stati uniti d'America quali legittimi proprietari e attualmente custodite nel centro della Trisaia (unico sito italiano che non si è liberato dal combustibile nucleare).Per onestà scientifica, etica e intellettuale chiediamo a tutti i parlamentari lucani di non votare leggi e emendamenti che conterrebbero norme che finanziano la lobby nucleare, vedi la distruzione e privatizzazione dell'Apat ,utilizzo finanziamenti Enea solo per il nucleare,l'accorpamento di aziende come Sogin e Ansaldo Nucleare, dove sistematicamente i fondi pubblici vanno a finire in quelli privati (così come auspicato dal ministro Scajola ).Le dichiarazioni di Quadrino di Edison sul finanziamento privato del nucleare è falso e ingannevole. Lo dimostra la Sogin che per smantellare e mettere in sicurezza gli impianti sopravvive con soldi pubblici , nessun privato gestirebbe le scorie millenarie a sue spese dopo aver terminato la produzione di energia da una centrale. E' vergognoso inoltre che con soldi pubblici il decommisioning e la messa in sicurezza dei siti italiani sia appena al 10% , mentre Sogin nel 2007 denuncia grossi utili . Nonostante tutte le emergenze ambientali ,sociali e d occupazionali che colpiscono la Basilicata non è pensabile che sul sito nazionale di scorie qualcuno possa nascondersi dietro il segreto di stato o dire che non sapeva, così come nel 2003. Se qualche funzionario regionale conosce la realtà presentata oggi da Repubblica come "indiscrezione" parli ora. E' dal 2003 infatti che le associazioni e i movimenti ripetono sempre le stesse cose sui calanchi e su Trisaia ,auspicando una riconversione produttiva per il territorio Inoltre la regione Basilicata è capofila nella commissione tecnico scientifica per indicare i criteri di scelta del sito nazionale di scorie con il suo rappresentante l'ing. Scuderi. Nel 2010 ci saranno le elezioni regionali e nel ritenere responsabili del futuro della Basilicata Regioni , Province e parlamentari nessuno può permettere che la nostra terra diventi il merdaio d'Italia.Assessore Santochirico: "A Montalbano un´area protetta che integri conservazione e sviluppo" Le creste argillose disegnate dall´erosione della collina di Montalbano Jonico diventeranno area protetta. L´assessore regionale all´Ambiente, Territorio e Politiche della sostenibilità, Vincenzo Santochirico, ha avviato l´iter per istituire la Riserva naturale dei Calanchi. La decisione è stata assunta nel corso di un incontro al quale hanno preso parte anche il sindaco di Montalbano, Leonardo Giordano, e rappresentanti di Legambiente, associazione che già nel 2003 aveva inoltrato alla Regione una richiesta in tal senso. La Riserva naturale interesserà "Tempa Petrolla", un´area che ricade sul versante occidentale della collina di Montalbano, e che racchiude un importante patrimonio anche dal punto di vista scientifico, essendosi formato nell´arco di oltre un milione di anni. "La decisione di avviare l´iter per istituire la Riserva naturale dei Calanchi - dichiara Santochirico - rappresenta uno sforzo di recupero e riqualificazione di un paesaggio suggestivo, che integri conservazione e sviluppo. Il geosito di `Tempa Petrolla´ è, in effetti, un condensato di storia, economia e natura, e con l´istituzione della Riserva naturale potrà diventare anche un luogo di ricerca, laboratorio in cui la salvaguardia dell´ambiente si unisce alla ricerca di nuove strade per lo sviluppo. La Riserva naturale dei Calanchi - ha aggiunto Santochirico - si inserisce in una strategia di sistema per pianificare lo sviluppo sostenibile. Tra le colline di Montalbano, infatti, è possibile realizzare un modello che potrà essere valido anche per il territorio circostante, in grado di coniugare la tutela dell´ambiente con lo sviluppo economico delle popolazioni residenti. Elementi centrali di questo modello di sviluppo sono l´agricoltura, il turismo naturalistico, i servizi ambientali, i centri di animazione culturale. Un primo e importante passo per la salvaguardia di un ambiente naturale fragile, con il quale si dà ulteriore impulso ad una riflessione complessiva sulle scelte che potranno riguardare un´area protetta più vasta nel suggestivo paesaggio dei Calanchi". "Da tempo, consapevole della grande ricchezza in termini di risorse ambientali e di biodiversità presente sul proprio territorio, la Regione ha impostato la propria politica di sviluppo sulla protezione del patrimonio naturale esistente. Insomma - conclude l´assessore Santochirico -, la Basilicata va delineandosi come regione-parco, capace di coniugare le esigenze di tutela delle risorse naturalistiche con il governo e la crescita del territorio". La fase istruttoria prevede che il progetto sia sottoposto al parere del Comitato tecnico-scientifico e quindi discusso nell´ambito di una conferenza di servizi. (NOSCORIE TRISAIA MOVIMENTO ANTINUCLEARE)

PARCO DEI CALANCHI : LE BARBE FINTE DI SANTOCHIRICO E GLI INTERESSI DELLE MULTINAZIONALI DEI RIFIUTI

Di NO SCORIE
Le buone intenzioni dell’assessore Santochirico vanno certamente premiate, come quelle di creare una riserva naturalistica nei calanchi di Montalbano Jonico, ma non possono diventare l’escabotage o la barba finta facendola passare per il parco dei calanchi chiesto da anni dai cittadini, associazioni e movimenti. Il parco dei Calanchi non può assolutamente essere individuato solo ed esclusivamente nella riserva naturalistica di Montalbano Jonico. Il parco che vogliamo interesserebbe ben 6 comuni, parliamo di Montalbano, Craco, Pisticci, Ferrandina, Stigliano, Aliano, senza rifiutarne altri che ne farebbero richiesta. Certo una riserva può essere un primo passo, ma non può scongiurare gli interessi internazionali della lobby nucleare prima e quella dei rifiuti dopo in un’area che merita ben altro sviluppo per il bene delle comunità.
Sullo sviluppo di questa area della Basilicata. il parco dei Calanchi creerebbe ulteriori aspettative che tradotte in attività economiche fermerebbero l’esodo e l’emigrazione dei centri collinari interessati, parliamo di turismo, agricoltura di qualità, artigianato e nuove tecnologie che sfruttano le argille nei settori del risparmio energetico.
Dobbiamo invece registrare i movimenti di chi rema contro il parco, eclatanti quelle della lobby nucleare che dagli anni 70 ad oggi non ha mai smesso di guardare alle argille come luogo ideale per stoccarvi le scorie.Ricordiamo a tal proposito il progetto di trasformare Trisaia in una centrale nucleare e i Calanchi in deposito nazionale di scorie radioattive, A quei tempi furono le manifestazioni antinucleari su Trisaia e quelle dei coraggiosi cittadini di Stigliano che si opposero fermamente riuscendo a bloccare l’infausto progetto. Per finire ai giorni nostri con lo smaltimento di fusti radioattivi(attualmente non trovati) e il deposito nazionale di scorie ipotizzato mediaticamente dalla stampa nazionale Ma non finisce qui, anche i calanchi sono sotto gli occhi delle sociètà petrolifere che vorrebbero estrarre tutto quello che trovano nel sottosuolo. Ci sarebbe poi il megastoccaggio di gas da realizzare nelle zone limitrofe alla Valbasento, non abbiamo dimenticato il blitz di ferragosto del 2007 per fa passare indisturbato il progetto con un Via estivo. Per giungere infine alle discariche di rifiuti tossici, a parte quelle clandestine che in un parco sorvegliato non sarebbero più realizzate, le esistenti a Pisticci e Tecnoparco, ve ne sono altre in progetto. Parliamo della discarica di contrada Venita a Ferrandina.Una megadiscarica dove trasportare tutte le schifezze prodotte da qualsiasi parte d’italia(la Basilicata, in effetti, non produce grosse quantità di rifiuti tossici e nocivi). Sul progetto discarica in contrada Venita iniziano a comparire azionisti di livello internazionale come la Veolia. Per i profani Veolia è una multinazionale francese che gestisce i rifiuti e l’acqua. La Veolia molto probabilmente controllerà con delle sue società collegate le attività dei rifiuti su Napoli dopo l'emergenza, è partecipata nella gestione del termovalorizzatore di Potenza, e partecipa al progetto di un inceneritore da realizzare sempre in Val Basento(Bradano Energia).La comparsa di multinazionali di rifiuti nei calanchi potrebbero trasformare il territorio in un’enorme pattumiera ai danni della salute delle popolazioni e facendo fuggire i pochi rimasti La Regione Basilicata e anche la Provincia di Matera in proposito con i suoi assessorati all’ambiente è molto responsabile di tutte le autorizzazioni e i pareri positivi che rilascia sul territorio anche all’insaputa dei cittadini, ma soprattutto perché non concede ulteriori possibilità di sviluppo economico con il Parco dei Calanchi.

giovedì 24 luglio 2008

Precari a vita per volere di tremonti

Governo duro con i precari. La Commissione Bilancio della Camera ha approvato un emendamento che condanna molti di loro all'atipicità a vita precludendo ogni possibilità di ottenere dal magistrato la stabilizzazione del rapporto. La maggioranza ha introdotto una norma che in pratica prevede uno scambio tra l'assunzione a tempo indeterminato e un assegno da due a sei mensilità. Anche se il giudice si troverà a dover sanzionare la violazione di alcune norme sull'apposizione e la proroga del termine al contratto di lavoro subordinato (articoli 1, 2 e 4 del decreto 368 del 2001) non potrà più introdurre l'assunzione a tempo indeterminato come "pena" nei confronti del datore di lavoro. Una misura che era stata introdotta dal precedente governo Prodi. Se la norma verrà approvata definitivamente, il giudice non avrà più questo potere, ma dovrà limitarsi a dichiarare la nullità del contratto e ad applicare al datore di lavoro una sanzione di entità variabile fra le due e le sei mensilità.
La sanzione della conversione del rapporto di lavoro a termine in rapporto di lavoro a tempo indeterminato continua - da quanto scrive il Sole 24 ore - ad applicarsi esclusivamente alle ipotesi già contenute nell'articolo 5 del decreto 368, ovvero quando il contratto a termine prosegue oltre la data inizialmente pattuita o successivamente prorogata e quando il lavoratore viene riassunto a termine senza il rispetto dei tempi minimi di interruzione previsti dalla legge. Anche se, formalmente, l'emendamento rispetta la condizione dei 36 mesi prevista dall'accordo sul Welfare, in realtà rappresenta un colpo al tentativo, per quanto timido, dei sindacati di arrivare a una sanatoria del precariato sia nel pubblico che nel privato. Secondo alcuni esperti, ora ai precari non converrà più rivolgersi più al giudice. Il pericolo è quello di dover accettare una serie indefinita di assunzioni a termine anche se platealmente irregolari.
Intanto, i precari protestano. Oggi dalle 11 alle 17, è in programma un sit-in degli insegnanti precari davanti Montecitorio. A promuoverlo i Cip, Comitati Insegnanti precari, e la Rete docenti precari. La categoria, spiega una nota dei Cip, dice no sia al piano dei tagli, previsto dal D.L. 112, sia al futuro sistema di reclutamento dei docenti, introdotto dal ddl 953 (Aprea). Questi provvedimenti, sottolinea la nota, stravolgeranno i diritti acquisiti da centinaia di migliaia di insegnanti precari, minando alla base il sistema dell'istruzione pubblica, edificato sulla libertà dell'insegnamento. All'iniziativa hanno confermato la loro adesione tutte le associazioni di categoria già presenti all'incontro dell'11 ed autrici del blog Rete docenti precari 11 luglio. Hanno, inoltre, preannunciato la loro partecipazione il Cidi, i Cobas, la Gilda degli Insegnanti, la Cub Scuola, Rifondazione Comunista, Partito dei Comunisti Italiani, Sinistra Democratica e la senatrice del Pd Mariangela Bastico.
Infine, una drammatica storia di precarietà e di immigrazione. Ieri, un operaio romeno ha minacciato di buttarsi da una gru allo stabilimento Fincantieri di Genova-Sestri Ponente. L'uomo ha lamentato il mancato pagamento del salario degli ultimi mesi di lavoro. In segno di solidarietà, la Rsu ha proclamato, a partire dalle 15, lo sciopero per tutti i turni di lavoro. Netta la presa di posizione della Fiom-Cgil, «l'uomo che ha minacciato il suicidio è dipendente della ditta Eurocos, che fa parte del sistema delle ditte d'appalto sulle quali si appoggia larga parte della costruzione delle navi prodotte da Fincantieri». «Questo episodio - si legge ancora nel comunicato - è l'ultimo di una serie di denunce che arrivano ogni giorno alle sedi della Fiom Cgil. Il sistema in vigore non garantisce, da parte delle ditte di appalto, il regolare pagamento degli stipendi ai dipendenti, soprattutto stranieri. Molti di questi dichiarano di lavorare 16 ore in media al giorno, il doppio di quanto previsto da leggi e contratti». La Fiom Cgil chiede la revisione del sistema degli appalti, a garanzia della qualità del lavoro e dei diritti degli operatori dei cantieri navali del gruppo.

lunedì 21 luglio 2008

Don Lombardi e l’incubo dei rifiuti radioattivi in casa nostra

Filippo Mele- Il prete che si oppose al deposito unico propone un federalismo dei rifiuti
Incubi che ritornano. Come quelli del deposito unico delle scorie nucleari d’Italia in Basilicata. Ma ritornano anche quanti contro quegli incubi hanno combattuto nel novembre del 2003. Così, ha inviato una sua lettera in redazione don Filippo Lomba rd i , il parroco dell’Annunziata in quel mese fatidico per le sorti del Metapontino.Le cronache si occuparono ampiamente della sua chiesa militante al fianco della gente in lotta. «Leggo sulla Gazzetta - ha scritto don Filippo - delle apprensioni del popolo lucano per le scorie nucleari. Forse cambia lo scenario: dal sito di Terzo Cavone, sul mare, si paventa un sito tra i calanchi, luogo dei miei giochi d’infanzia». Poi, un segno che crea qualche apprensione: «Apprendo la notizia oggi, come allora, 13 novembre 2003, mentre sono in ritiro spirituale a San Giovanni Rotondo. E’ un caso? O la volontà divina vuole che il popolo lucano, sostenuto dalla forza spirituale della fede, faccia sentire ancora forte la sua voce contro l’eventuale decisione di portarein Lucania le scorie?». E don Filippo lasua voce la fa sentire: “Noi lucani non siamo un popolo gretto, che non ha fiducianel valore della scienza o che noncrede nella forza del progresso e che non si rende conto della necessità di risolvereil problema dell’ap p rov v i g i o n a m e n t o energetico. Già tanto diamo alla nazionecon l’estrazione del petrolio. Non vogliamo,però, essere considerati un popolo succube di un Governo centrale cheguarda alla nostra terra come terreno diconquista, o di nessuno, o luogo di interessi
. Cosa fare? «Si faccia il “fede ralismo delle scorie”, a ciascuno le sue,perchè noi già ne abbiamo tante allaTrisaia. O non sarebbe meglio il “fe -deralismo solidale” che dia a ciascuna regione il frutto della propria produttivitàin “intellig enze” e
“c e r ve l l i ”, visto che ne esportiamo tanti?». Infine, colui che si inventò il “rosario antiscorie” oche fece precedere i manifestanti antinucleari dalla croce, lancia un appello ai politici: «Il popolo insorge già ora contro i propri politici, che fanno finta di non sapere, come non sapevano allora. E se veramente non sanno, facciano in modo di sapere prima che sia troppo tardi».

Tremonti come Robin Hood toglie alla ricca Basilicata per dare al povero nord

ANTONELLA INCISO
Prima il trasferimento di alcune opere dal programma degli investimenti certi per il 2008 a quello degli ulteriori interventi appaltabili. Poi, il rischio che anche altre infrastrutture previste non trovino realizzazione perché i soldi vengono destinati altrove. È una «débacle» quella che da quasi due mesi si registrata per le strade e le ferrovie lucane. Infrastrutture che solo qualche mese fa apparivano certe e che, invece, oggi rischiano di apparire difficilmente realizzabili. La nuova «scure» che si è abbattuta su di loro si chiama Finanziaria estiva o meglio legge 112 del Dapef. Una norma - introdotta dal ministro Tremonti - che prevede per il Governo la possibilità di utilizzare i fondi Fas e i fondi del Cipe dirottandoli versi interventi strategici a livello nazionale. Insomma, l’articolo della normativa dispone che i finanziamenti europei e statali destinati alla Regioni possano essere utilizzati per quelli che sono considerati interventi strategici d’importanza nazionale. Interventi da cui sono escluse sia la Calabria sia la Basilicata ma sono incluse, invece, tutte le regioni del Nord Italia. Tra le infrastrutture strategiche previste, infatti, vi sono le opere comprese nel corridoio 8, nel corridoio 1 e nel corridoio 5 ossia la Tav, la Lione-Torino-Milano-Trieste e la Berlino-Palermo. Tra le infrastrutture lucane che, invece, rischiano di «saltare», la Saurina, la Lauria-Candela, l’intervento sul primo lotto de La Martella, la Potenza-Bari, la ferrovia Matera-Ferrandina e l’ampliamento della Potenza- Melfi. Tutte strade che sono finanziate parzialmente o interamente con soldi statali o europei. Ma perché il Governo sarebbe arrivato ad una decisione di questo genere? Probabilmente per la scarsità di risorse. Un necessità che ha fatto sì che venisse adottata una strategia precisa: quella di realizzare infrastrutture che rispondano a criteri di sviluppo, di crescita della domanda e di coesione sociale. In poche parole, di utilizzazione e richiesta. Lì dove questi criteri non ci sono non è necessario realizzare strade e ferrovie. Certo, al momento la Finanziaria estiva è ancora in fase di discussione ma è evidente che, se l’ipotesi dovesse concretizzarsi, per la Basilicata non pochi sarebbero i problemi. «Questo tema coinvolge tutte le Regioni italiane – commenta l’assessore regionale alle Infrastrutture, Innocenzo Loguercio - perché il problema riguarda l’infrastrutturazione non strategica. Come Regione abbiamo presentato un documento alla Conferenza Stato-Regioni ed ora stiamo attendendo le decisioni. È indubbio, però, che i problemi ci sono. Noi, ad esempio, prevediamo un investimento di 32 milioni di euro per il tratto La Martella-Venusio perché è complementare alla Matera-Ferrandina ma, se questa non viene realizzata, non è uno spreco di denaro?»(gaz mezz.)

sabato 19 luglio 2008

PRC di Matera elegge Frammartino segretario Provinciale

''Ricominciamo da Rifondazione Comunista -dichiara Frammartino Ottavio neo eletto segretario Provinciale del PRC di Matera fortemente convinto della necessita' che la discussione limpida sulle scelte e il futuro della nostra provincia passi attraverso la gestione unitaria del partito a tutti i livelli. La costruzione di una forte e reale opposizione alle politiche del governo Berlusconi, oggi impegnato nello smantellamento sistematico di tutti i diritti faticosamente conquistati negli ultimi cinquant'anni, sara' la nostra priorità'. Voglio ringraziare le compagne e i compagni per la fiducia che mi è stata accordata in un momento così denso di responsabilità storica per il futuro del nostro partito e della sinistra. Al di là dell'esito del congresso nazionale e oltre le divisioni sulle mozioni congressuali, auspico che prevalgano il senso di responsabilità e una scelta di gestione unitaria del partito, perché le differenze emerse nella discussione non sono tali da impedire un lavoro e una prospettiva comuni. Esiste una specificità della sinistra nella provincia di Matera di cui questa comunità può e deve sentirsi interprete per il rispetto che merita la nostra storia. Dobbiamo innanzitutto tornare ad essere "utili", presenti nei luoghi di lavoro, riconoscibili nelle vertenze operaie e del lavoro dipendente e autonomo, nelle lotte delle comunità sui temi ambientali e sulla precarietà, nei movimenti che rivendicano diritti e beni comuni, per contrastare in modo efficace le difficoltà che la crisi della globalizzazione produce tra i lavoratori e negli strati popolari del nostro territorio. La riduzione del potere d’acquisto dei salari, non recuperabile con la sola dinamica inflazionistica, le scelte di disarticolare l’orario di lavoro, la reintroduzione e la conferma dell’impianto legislativo che consente di fatto la precarizzazione a vita di giovani lavoratrici e lavoratori, l’aberrante volontà di discriminazione, nell’esercizio dei diritti civili e del diritto al lavoro, tra donne e uomini di diverse etnie, la scelta di non imporre alle imprese investimenti straordinari per il ripristino immediato delle condizioni di sicurezza nei luoghi di lavoro, e non per ultima il risorgere della questione morale, che per noi deve essere una discriminante , tutte questioni che richiedono risposte precise.Pertanto occorre con urgenza che il Prc torni in campo e lo faccia costruendo, immediatamente, una mobilitazione a Matera e nel paese che sperimenti, da subito, quell’unità della sinistra e delle forze anticapitaliste a fianco dei lavoratori per rimettere al centro il valore del lavoro, riprendere la costruzione del conflitto politico sociale, insieme alle donne e agli uomini che vogliamo tornare a rappresentare. Penso infine che le modalità di svolgimento dei congressi di circolo ci abbiano indicato una positiva dialettica interna dalla quale possiamo ripartire per l'impegnativa fase che ci attende. Dobbiamo e possiamo rafforzare il partito e costruire l'unità della sinistra con il contributo e le competenze di tutte e tutti".

Frammartino Ottavio

Svimez, il boom della Puglia governata da Vendola

Pil, un piccolo grande Boom
Capriati:il sucesso dipende dalla spesa dei fondi comunitari
Frisullo: ora dobbiamo consolidare la crescita
«Un´accelerazione formidabile in tre anni». Sandro Frisullo, da assessore alle Attività produttive della Regione Puglia e ancor più da vicepresidente della giunta, non può che essere soddisfatto dell´anticipazione dei dati del rapporto Svimez (che sarà reso noto oggi). Dati che confermano una crescita del prodotto interno lordo (Pil) della Puglia superiore ad ogni aspettativa, più elevato di tutte le altre regioni del Mezzogiorno e addirittura più alto di quello nazionale. «Abbiamo speso i quattro quinti dei fondi strutturali e dei fondi Fas - spiega Frisullo - e certamente questa immissione di spesa nell´economia pugliese ha concorso alla performance brillantissima che Svimez, ma anche Bankitalia confermano: la Puglia è il territorio più in crescita nel quadro del Mezzogiorno e dell´Italia».La Banca d´Italia, pur in un quadro non certo roseo, aveva descritto una dinamica occupazionale estremamente positiva. Più cauti nel giudizio gli economisti pugliesi. «Le politiche non spiegano mai veramente tutto - dice Gianfranco Viesti - e va poi detto che in questo momento gli indicatori vanno un po´ ognuno per proprio conto. Stiamo vivendo una fase di trasformazione, che riguarda anche la Puglia. Ma un dato di crescita così netta non me lo sarei mai aspettato». Per Michele Capriati, «bisogna vedere quale sia la composizione di questo 2,2 per cento. Credo che sia legato all´export e agli investimenti, ma è certo che una parte sicuramente dipende dall´accelerazione data alla spesa dei fondi comunitari, che è quadruplicata in questi anni rispetto a quanto fatto dal precedente governo».Secondo il vicepresidente della Regione Frisullo, il dato fornito dallo Svimez «conferma che c´è un andamento strutturale e il sistema di imprese innova, si internazionalizza, ma vi sono punti di criticità che noi stiamo seguendo con grande attenzione a partire dal mobile imbottito». Per Viesti, il dato sulla crescita del Pil fa il paio con l´andamento dell´occupazione. «C´è sicuramente un pezzo dell´impresa che ha ripreso a camminare - dice - penso ai servizi e al turismo. Ma in corso ci sono ancora molte crisi. Un dato però è inequivocabile: la spesa ha preso un passo che non ha mai avuto prima». Fondamentale per Capriati è anche il cambiamento delle prospettive. «In Puglia i dati confermano che c´è ottimismo. In buona parte dovuto anche a una politica regionale finalmente chiara e fondata su alcuni sicuri pilastri».Le anticipazioni del rapporto Svimez scatenano anche il dibattito politico. «La Puglia cresce, sono dunque smentiti gli uccelli del malaugurio», dice il capogruppo in consiglio regionale del Pd Antonio Maniglio. «I dati Svimez sono incoraggianti ed è bella l´immagine della Puglia che traina il Mezzogiorno. C´è materia per affrontare in modo nuovo e responsabile sia il tema del federalismo solidale che quello di assegnare al Sud risorse ordinarie rapportate al numero di abitanti». Per Giacomo Olivieri (Pd), «anche il ministro Raffaele Fitto non rimpiangerà più il suo quinquennio passato al timone della Regione». La Puglia ha invertito la rotta, afferma il consigliere democratico. «E non ne esce bene nemmeno il superassessore regionale del centrodestra Rocco Palese che oggi dall´opposizione continua ad accusare le politiche disastrose del governo di centrosinistra guidato da Nichi Vendola».
(18 luglio tratto da Repubblica)

giovedì 17 luglio 2008

Scaloia: le scorie tra i calanchi della provincia di Matera

EUGENIO OCCORSIO (Affari Finanza di Repubblica)
Il problema dei siti nucleari? E’ già risolto. Sarà ripristinata l’originaria vocazione di Montalto, Caorso e probabilmente Trino Vercellese. Ci sono poi altri 34 comuni di cui il ministro Scajola giura di avere in tasca l’adesione, di cui uno in Sicilia e uno in Sardegna. Persino per lo stoccaggio delle scorie il posto ci sarebbe, fra i calanchi della provincia di Matera. Il governo va avanti con i suoi proclami, ma intanto cresce la perplessità non solo presso i parlamentari dell’opposizione, ma fra economisti e scienziati: «Avete pensato al problema delle forniture di uranio?», attacca Carlo Rubbia, Nobel per la fisica, al convegno organizzato dai radicali venerdì scorso. «Ce n’è pochissimo in tutto il mondo, e il prezzo si sta impennando peggio del petrolio». Il Partito democratico, e tutta l’opposizione, non sono pregiudizialmente contrari. Solo che insistono sui tanti punti ancora irrisolti, sicurezza e soprattutto costi. «E’ vero che la tecnologia si è evoluta, ma non vogliamo che all’ideologia dell’antinucleare si sostituisca l’entusiasmo fanatico del nucleare che porta ad uguali delusioni», dice Emma Bonino. «In tutti questi anni la politica si è disinteressata all’energia». Il problema è solo di sicurezza? «Su questo punto risponde la Bonino parlano le notizie inquietanti degli incidenti in Svezia e Francia (dove la centrale di Tricastin è stata chiusa per la fuoriuscita di acqua radioattiva, ndr). Ma poi manca un quadro corretto dei costi e della loro copertura. C’è l’esempio della Finlandia, dove stanno costruendo una centrale e sono in ritardo di due anni sui tempi previsti e del 50% sul budget. Da noi, il governo ha detto che entra dicembre renderà noti i criteri per i siti, e poi farà la conferenza programmatica: non sarebbe più logico invertire i tempi?».La partita dei costi è controversa. L’Enel sostiene che servono cinque centrali al costo di 3,54 miliardi di euro l’una, quindi una ventina di miliardi, e si dice in grado di autofinanziare l’investimento. Francesco Troiani, responsabile per l’Enea del nucleare, è più ottimista: «Siamo intorno ai 3 miliardi, per i tempi parliamo di 7/8 anni, ma soprattutto teniamo presente che grazie ai miglioramenti tecnologici la durata di vita di una centrale si sta allungando oltre i 30 anni». Giuseppe Zampini, amministratore delegato di Ansaldo Energia, puntualizza: «Servirebbero, per poter arrivare al 2025% del fabbisogno elettrico, come indicato dal governo, una decina di reattori di terza generazione per un costo complessivo di 2040 miliardi di euro. Quanto ai tempi, a noi cinque anni basterebbero compresa la progettazione, sempre che il governo semplifichi l’iter autorizzativo, che oggi prevede ben 24 diversi permessi tutti ugualmente difficili da ottenere». Quanto al combustibile, c’è l’avvertimento di Rubbia: «Se la dinamica sarà la stessa che l’uranio ha seguito dal 2000 ad oggi, aumentando di venti volte da 7 a 130 dollari per libbra, potrebbe arrivare a 500, e il costo dell’elettricità nucleare schizzerebbe da 40 a 65 euro per Megawatt, un livello insostenibile». Si aggiunge il problema della disponibilità: «Le riserve conosciute valgono non più di una trentina d’anni, per due terzi il mercato dipende dalle forniture militari, e il più grande impianto di estrazione, quello di Cigar Lake in Canada, tarda ad entrare in esercizio».Contro l’entusiasmo del governo, e le affermazioni avventate come quella di Berlusconi che al G8 ha proclamato che «saranno costruite mille centrali nucleari», frenano anche economisti che non possono certo essere accusati di antinuclearismo ideologico, come Alberto Clò, docente di Economia industriale all’Università di Bologna: «In tutto il mondo, la costruzione di centrali nucleari si è praticamente fermata da vent’anni a questa parte. Perché? Perché, principalmente per il costo elevato degli impianti, l’era nucleare è finita. Le liberalizzazioni concorrenziali l’hanno messo fuori mercato, e descrivere un’industria nucleare sana significa solo metterla in politica. Se si vuole riaprire il discorso, va eliminata la faziosità». Viste le premesse, si allontana più l’ipotesi che alla costruzione delle centrali possano partecipare i privati. «Sono in ballo investimenti giganteschi, che lo stato prima di affrontare intanto deve intraprendere un dibattito democratico ben diverso da quello avviato in Italia spiega la Bonino e poi deve chiedersi: ma siamo proprio sicuri che una tale massa di risorse non potrebbe essere più convenientemente canalizzata verso investimenti nelle fonti alternative, davvero pulite e meno pericolose, per non parlare di seri programmi di sviluppo sostenibile e risparmio energetico? Noi vogliamo aprire un dibattito che parta da un’analisi obiettiva, mentre gli annunci del governo prescindono da una strategia trasparente e consapevole. Abbiamo l’impressione che il governo parli di centrali nucleari come se fossero edifici qualsiasi».Spettatore interessato all’esito delle polemiche in corso, è l’Ansaldo Energia, azienda pubblica di riferimento per l’eventuale rinascita del nucleare italiano. Zampini, Ceo del gruppo, conferma: «Alcuni dei siti che hanno ospitato centrali nucleari potrebbero essere rianalizzati a fronte delle nuove norme che il governo varerà. Caorso e Montalto potrebbero essere riconsiderati. Escluderei Latina e Garigliano perché intorno ad essi sono nate case, fabbriche, coltivazioni». Per Trino il discorso è più complesso, e prima di ripristinarlo servirebbero lavori di riassetto territoriale. E il sito di stoccaggio di Scanzano, in Basilicata? «Quando fu identificato, 25 anni fa, furono fatte accurate analisi fisicogeologiche che ne accertarono l’affidabilità. Non credo che le condizioni geologiche siano cambiate. Però per prima cosa vanno tenuti presenti gli avanzamenti nel ciclo del combustibile, che viene oggi trattato e ritrattato all’interno dell’impianto in sicurezza, e la parte di rifiuti è minima. La sostanza più pericolosa è il plutonio, ma ne escono alla fine solo 9 chili per ogni tonnellata di combustibile impiegato, una quantità che ritengo gestibile». Zampini, 62 anni, era nel gruppo dirigente della Nira (Nucleare italiana reattori avanzati) negli anni ‘70 e ’80: «Dopo il referendum del 1987, in una settimana perdemmo ordini per tremila miliardi di lire», ricorda. Ora, come segnale di goodwill ha annunciato la quotazione in Borsa dell’Ansaldo Energia entro i primi mesi del 2009, e vuole portare il fatturato dal miliardo del 2007 a 1,7 del 2010. «E’ urgente rilanciare la scuola italiana. Avevamo 1.500 ingegneri fra i più preparati del mondo, ora siamo in 200. Abbiamo cercato di mantenere le competenze lavorando all’estero: al Superphoenix in Francia, all’impianto di Cernavoda in Romania, alla centrale di Sanmen in Cina, nei programmi sperimentali internazionali». Oggi, il 75% di un impianto può essere realizzato dall’industria italiana contro il 90% del passato: per riqualificare i tecnici nazionali, l’Ansaldo ha varato con l’Istituto di fisica nucleare del Cnr, un master in ingegneria specializzata che partirà in autunno a Genova. «L’obiettivo è reinserirsi in un gruppo di paesi all’avanguardia, realizzando i reattori di terza generazione avanzata per essere pronti a intraprendere la quarta generazione, che però non potrà partire prima del 2040: non possiamo aspettare fino ad allora

mercoledì 16 luglio 2008

Petrolio: E adesso vergognatevi tutti


Riceviamo e Pubblichiamo
Che I parlamentari del PDL raccontassero favole sulla riduzione del prezzo della benzina a metà prezzo per I lucani No-Scorie lo ha sempre sostenuto. Era frutto del marketing televisivo dove anche la pubblicità falsa e ingannevole può essere utile per vendere un prodotto, in questo caso per ottenere poltrone e stipendi in parlamento. Ma la cosa grave che nessuno aveva previsto e che ulteriormente con il ministro Tremonti travestito da Robin Hood tentasse addirittura di espropriare totalmente la Basilicata delle stesse royalties.Cosi dopo essere svenduta alle lobby de petrolio la Basilicata ha rischiato di essere derubata del piatto di lenticchie elemosinato dalla classe politica che tanti danni a prodotto al territorio e agli abitanti della Basilicata per estrarre il greggio.Vogliamo ricordare pertanto i fondi per lo sviluppo dell'obbiettivo 1 che la Basilicata ha perso a causa del PIL drogato dal petrolio e tutto lo sviluppo connesso alle piccole e medie imprese. Vogliamo ricordare che ci sono economie locali che sono distrutte dal petrolio stesso vedi il turismo e l'agricoltura di qualità ( e la criminale scelta di trivellare nei parchi, sulle dighe o nel Metapontino). Ci sarebbero le acque che sono a rischio che mantengono in vita le due regioni quali la Puglia e la Basilicata. Per poi arrivare all'inquinamento (non dichiarato) perché la regione non ha mai vigilato monitorando le trivelle ( vedi ultimo bando dell'assessore all'ambiente Santochirico o le proteste delle famiglie vicino al centro olii di Viggiano).Inquinamento che avrà le sue conseguenze sulla salute delle popolazioni che vivono vicino ai centri oli o ai pozzi petroliferi con tutte le sostanze tossiche e gli acidi che le trivelle immettono nell'ambiente.La Basilicata non può morire a causa dell'incompetenza di una classe politica servile ai partiti, o di gente che non ama la propria terra e non fa con passione il proprio lavoro .Mentre continua inesorabilmente lo spopolamento e l'emigrazione, il territorio ha delle risorse che valgono molto più del petrolio e che bisogna utilizzare.Non ci servono i consigli delle multinazionali per creare sviluppo o le soft-economy pubblicitarie , da quando in qua il ricco si preoccupa del povero se non per prendergli quel poco che gli resta.Se la Regione Basilicata non avesse dato il consenso a trivellare questi signori non si sarebbero nemmeno fermati in Basilicata o l'avrebbero cercata sulla cartina geografica.Quando capiranno che il sole riscalda e da più energia del petrolio e del nucleare, quando conosceranno l'idrogeno che fa muovere le vetture e quando impareranno a produrre energia senza inquinare.Quando impareranno a valorizzare il territorio e le sue risorse, che si possono capitalizzare in ricchezza in agricoltura, turismo e nuove tecnologie.Il territorio non è di proprietà delle lobby petrolifere e il popolo lucano ha ancora diritti sul suolo lucano perché esiste ancor a una democrazia in Italia, e in nome della democrazia le decisioni sulle estrazioni petrolifere spettano al popolo e non al governo Berlusconi o quello di De Filippo. Pertanto continuiamo a chiedere con fermezza una moratoria di tutte le autorizzazioni a trivellare in Basilicata e a realizzare centri olii molto inquinanti e pericolosi per la salute dei cittadini .

Macculi, un giallo irrisolto

FILIPPO MELE(gazz.del Mezzogiorno)
l P O L I C O R O. Omicidio di Nicola Macculi, avvenuto nella notte del 7 marzo del 2006, in contrada Bertilaccio: c’è un nuovo vigore alle indagini su questo ennesimo “delitto irrisolto” di Basilicata e del Metapontino. I carabinieri della Compagnia di Policoro, coordinati dal cap. Fernando Carbo n e, stanno conducendo, a quanto è trapelato, stante il riserbo tenuto dagli investigatori, nuovi accertamenti tecnici sul caso. Di che natura siano non è dato di sapere. Risulta, tuttavia, che il cap. Carbone,
succeduto dal novembre scorso al cap. Pasquale Zacheo, ha ripreso tra le sue mani il fascicolo e lo sta “attenzio n a n d o ”.
Non è escluso che, al termine degli accertamenti tecnici, vengano sentite persone informate dei fatti. Ma ritorna la domanda rituale di fronte ad omicidi avvenuti ad anni di distanza, nel caso a due anni e quattro mesi: si riuscirà a scoprirne l’autore? Domanda dalla difficile risposta. Procura della Repubblica ed Arma, è sicuro, non lasceranno nulla di intentato per dare un volto ed un nome ad un omicida. Macculi, 45 anni, incensurato, agricoltore, padre di due figli, fu rinvenuto alle ore 15 del 9 marzo dalla moglie e dal cognato nei pressi della stradina di accesso alla sua casa rurale. «Sembrava che dormisse», dissero quanti lo videro esanime, con la testa sotto un enorme fico d’India. L’autopsia accertò che egli era morto dissanguato per la rottura dell’arteria femorale della gamba sinistra. Furono accertati tre fori di entrata. Tutta la parte sinistra del suo pantalone era intriso di sangue. Il fucile che lo aveva ucciso aveva sparato una cartuccia a pallettoni utilizzata per la caccia al cinghiale. Gli accertamenti tecnici in corso, probabilmente, sono indirizzati proprio a verificare quanti avessero la capacità di preparare una simile cartuccia che, da tempo, non si trova più in commercio. Risulta alla Gazzetta, a proposito, che già in passato siano stati visitati e sentiti dai carabinieri tutti i possessori di fucili da caccia di Montalbano Jonico e Scanzano Jonico. Invano.Ma perché restringere le attenzioni asoltanto a questi due centri? Perché la pista più accreditata dagli investigatori è quelladi un delitto non voluto. Commesso, cioè,per un furto o, ancora più presumibilmente, per un atto intimidatorio finito male. L’assassino, cioè, sarebbe stato scoperto dopoche con una tanica di liquido infiammabile aveva dato fuoco alla cabina di un vecchio furgone parcheggiato nei pressi della casarurale. Macculi pare che da qualche notte dormisse in campagna. Aveva denunciato da mesi atti intimidatori: furti nell’ abitazionedi contrada Bertilaccio, tagli alle gomme della sua auto, l’incendio di una Fiat Croma utilizzata nel podere. Sembra, altresì, che egli si stesse adoperando per dotare di telecamere la casa colonica. Non ha avuto il tempo di installare i congegni elettronici. Egli avrebbe scoperto chi lo minacciava, l’avrebbe inseguito nel buio pesto della notte, avrebbe sparato anche lui un colpo col suo fucile andato a vuoto, ma sarebbe stato raggiunto da quello esploso da chi stava inseguendo. Che, con tutta probabilità, non voleva uccidere. Invece, Nicola Macculi, fu centrato alla gamba sinistra. Morì, secondo l’autopsia, dopo sette ore dalla mezzanotte del 7 marzo 2006.

lunedì 14 luglio 2008

De Magistris " fiero di essere punito"

"Sono orgoglioso e fiero di appartenere a quella magistratura che viene punita perchè fa il proprio dovere e porta ossequio alla costituzione repubblicana". Così il pm di Catanzaro Luigi De Magistris, commenta la decisione della Cassazione.
"Prendo atto - ha detto De Magistris - di questa decisione della Corte di Cassazione di non voler entrare nel merito di una vicenda che pretendeva, per chi ha a cuore la giustizia, ben altro intervento giudiziario". "PROVVEDIMENTO DA INCORNICIARE" "Dopo avere avuto notizia a mezzo ANSA di tale decisione - ha proseguito - spero di potere ottenere presto copia formale di tale provvedimento, in modo da incorniciarlo nel mio ufficio, unitamente alla sentenza disciplinare del Csm, in modo tale da spiegare a tutti quelli che me lo chiederanno che esistono due magistrature: una che lavora con sacrificio ed abnegazione, che pratica l'uguaglianza dei cittadini di fronte alla legge e che non piega la schiena di fronte a niente; un'altra che punisce proprio quei magistrati che individuano le deviazioni criminali all'interno delle istituzioni, magistratura compresa, e che pagano un prezzo proprio per questo. Io sono orgoglioso e fiero di appartenere a quella magistratura che viene punita perchè fa il proprio dovere e porta ossequio alla costituzione repubblicana".
La Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di Luigi De Magistris contro la sentenza della Sezione disciplinare del Csm. L'organo si autogoverno dei giudici con quel provvedimento aveva deciso la sanzione della censura e disposto il trasferimento di sede e di funzioni per il magistrato. Nella riunione del Comitato di Presidenza il Presidente della Suprema Corte di Cassazione, Vincenzo Carbone, ha prodotto copia della sentenza, depositata l'11 luglio.
Fuori tempo massimo. Il ricorso del Pm di Catanzaro, Luigi De Magistris, è inammissibile perché presentato fuori dai termini previsti per ricorrere secondo le norme della procedura penale. In questo modo le sezioni unite della Corte di Cassazione hanno confermato, quindi, il provvedimento disciplinare del Csm che ne aveva disposto il trasferimento di funzioni e sede con sentenza del 3 gennaio scorso. De Magistris era stato raggiunto dal provvedimento disciplinare del Csm per diverse violazioni durante la conduzione delle inchieste Why Not, Poseidone, e Toghe Lucane. Anche il ministro della giustizia aveva fatto ricorso contro la sentenza del Csm per la fuga di notizie e i rapporti con la stampa che avrebbe avuto De Magistris e che per il Csm non erano censurabili mentre per il ministero erano condotte da punire. Il ricorso del ministero è stato anch'esso dichiarato inammissibile per le stesse motivazioni cioé perché presentato ritardo. Secondo la Cassazione, infatti: "il ricorso per Cassazione contro le sentenze della sezione disciplinare del Csm, che a norma dell'articolo 24 d.lgf. n.109/06 va proposto nei termini e con le forme previste dal codice di procedura penale, deve essere presentato e fatto pervenire mediante telegramma con lettera raccomandata alla segreteria della sezione disciplinare, ai sensi degli articoli 582 e 583 c.p.p. nel termine di 30 giorni stabilito dall'articolo 585 c.p.p. decorrente dalla scadenza del termine stabilito per il deposito". Se il caso è particolarmente complesso per la stesura delle motivazioni o per la gravità delle impugnazioni in base all'articolo 544 c.p.p. si può indicare un termine più lungo, ma non era questo ne il caso di De Magistris ne per il ricorso del ministero che quindi sono stati presentati oltre il termine di 30 giorni. La Cassazione non è entrata nel merito dei diversi capi di imputazione proprio perché il ricorso era inammissibile in partenza in quanto presentato fuori dei termini. .

Berlusconi un Teorema - Il pm: "Ci sono prove schiaccianti

Ci sono le prove. "Abbiamo riscontrato l'80% dei fatti", ha detto il magistrato. "Ci sono puntigliosi riscontri da intercettazioni, documenti; abbiamo trovato tutte le ricevute dei prelevamenti. Nell'auto (una Porsche; dr) di Luigi Conga, l'ex manager della Asl di Chieti, è stata trovata una valigetta contenente 113 mila euro. Abbiamo pure i ticket dei telepass autostradali di quando i soldi venivano portati a Collelongo" (Collelongo è la residenza abruzzese del presidente Ottaviano Del Turco). Una parte delle tangenti sono state investite per acquistare case; altri soldi sono stati versati su conti correnti riconducibili alle persone indagate. E poi ci sono le registrazioni dei colloqui che l'imprenditore Vincenzo Angelini ha avuto con i politici corrotti. "Temevamo inquinamento delle prove". Il procuratore di Pescara ha spiegato che le ordinanze di custodia si sono rese necessarie per evitare la reiterazione del reato e, in particolare, l'inquinamento delle prove. "Non abbiamo messo le manette a nessuno, non c'è stata nessun spettacolarizzazione: non ne abbiamo bisogno", come "è veramente assurdo - ha detto il pm replicando a distanza alle parole del premier Berlusconi - che in una vicenda simile si parli di teorema". Le pressioni di Del Turco. Dopo aver saputo delle indagini della Procura di Pescara, Ottaviano Del Turco chiese un incontro al procuratore generale de L'Aquila passando attraverso un comune amico. L'incontro ci fu, ma al termine del colloquio, il pg informò il collega pescarese e gli inviò una relazione allegata agli atti dell'inchiesta.
(Tratto da Repubblica)

Mario Adinolfi della direzione nazionale Pd sulla questione morale

La politica italiana deve affrontare una gigantesca questione morale, che parte dalle leggi ad personam berlusconiane e arriva agli ultimi arresti che riguardano la presidenza e la giunta regionale abruzzese. Una questione morale senza differenze di colori, che è passata attraverso inchieste che hanno riguardato o riguardano esponenti di destra, di centrodestra, di centro, di centrosinistra, di sinistra con una dimensione colossale, quantitativamente e qualitativamente superiore anche alle devastanti vicende di Tangentopoli.Un'idea di corruzione diffusa, inscindibilmente connessa all'attività politica, almeno nella percezione popolare, senza alcuna possibilità di invocare una presunta "diversità".Neanche Enrico Berlinguer avrebbe potuto invocarla se avesse avuto nel suo partito una giunta regionale decapitata (Ottaviano Del Turco in Abruzzo), il sindaco di una grande città che fa finta di niente ma è stata sporcata dagli schizzi di un'inchiesta sui suoi più stretti collaboratori (Marta Vincenzi a Genova), la condizione di pregiudizio oggettivo in cui versa la guida politica della monnezza (Antonio Bassolino in Campania), i dubbi che riguardano il "modello Roma" e i regali fatti dall'amministrazione capitolina ai grandi costruttori della Capitale. Non sono di mezzo secolo fa le vicende legate a Unipol e al mondo delle cooperative rosse, gli strascichi che sono rimasti sul fondo.Insomma, il Pd si ritrova al centro di una questione morale che lo riguarda e così trova le armi spuntate quando invoca rispetto per i magistrati guardando all'altro lato della barricata. Nel paese cresce la sensazione del bar morettiano di Ecce Bombo, particolarmente azzeccata in tempo di bipartitismo incipiente: "Rossi e neri sono tutti uguali".Io so che non è così. Io, che faccio parte della famiglia democratica e la conosco bene dall'interno, so che non c'è quella indifferenza rispetto alla morale che è tipica delle destre italiane dell'era berlusconiana, peraltro codine e ipocrite perché continuo ad invocare un law and order di pura facciata.Eppure, proprio perché so che rossi e neri non sono tutti uguali, che non siamo in un film di Alberto Sordi, chiedo al mio partito di non fare finta di niente, come sta invece facendo su tutti i punti di criticità dal 14 ottobre ad oggi elevando a sistema la teoria della faccia di bronzo, procedendo invece all'immediata sospensione degli accusati dal partito, fino ad eventuale scagionamento. Lo dirò domani alla direzione del partito, facendo eco ai tanti vostri interventi che mi arrivano via web e via email.

La Cassazione d'accordo con il Csm: respinto ricorso De Magistris, sarà trasferito

Le Sezioni Unite hanno dato ragione al Consiglio superiore della magistratura: censura e trasferimento per il pm
ROMA - La Cassazione conferma i provvedimenti di censura e trasferimento disposti dal Csm nei confronti del Pm di catanzaro Luigi De Magistris ex titolare dell'inchiesta «Why not» che aveva visto coinvolto l'ex ministro della Giustizia Mastella. «Nella riunione del Comitato di Presidenza di oggi - rende noto il Csm- il Presidente della Suprema Corte di Cassazione, Vincenzo Carbone, ha prodotto copia della sentenza, ritualmente depositata in data 11 luglio 2008 presso la Cancelleria, con la quale Le Sezioni Unite della Cassazione hanno dichiarato inammissibili i ricorsi presentati dal dall’ex pm di Catanzaro Luigi De Magistris e dal Ministero della Giustizia contro la sentenza della Sezione disciplinare del Csm del 18 gennaio 2008 che aveva comminato la sanzione della censura e disposto il trasferimento di sede e di funzioni a carico del magistrato».
LE RAGIONI DEL PROVVEDIMENTO - Il ricorso presentato da De Magistris è stato presentato in ritardo. Ecco perchè le Sezioni Unite della Cassazione, con la sentenza 19279 dell’11 luglio 2008, hanno respinto il reclamo del pm di Catanzaro.

venerdì 11 luglio 2008

Rifondazione, prove di disgelo tra Vendola e le minoranze

Mentre domenica 13 a Matera vi sarà il congresso della federazione , dove il documento Vendola si è affermato con il 55%.
Svelenire il clima, disinnescare la dissoluzione che ha messo a repentaglio la stessa celebrazione del congresso nazionale del prossimo 24-27 luglio. È questa la «missione» che si è assunto il governatore della Puglia Nichi Vendola, candidato alla segreteria del Prc per la mozione uno con una lettera a Liberazione. Il titolo della lettera è insieme un'analisi delle ultime diatribe interne e la proposta: «Il cattivo congresso e la buona politica da ricostruire insieme». Il destinatario è lo schieramento avverso: la mozione due che porta il nome del primo firmatario rigidamente in ordine alfabetico Maurizio Acerbo ma che ha come alfieri l'ex ministro Paolo Ferrero e l'ex capogruppo dei senatori Giovanni Russo Spena.
Vendola parte da un ragionamento: il clima livoroso, «la privatizzazione della politica e l'americanizzazione della società che ha travolto tutto e tutti» ha contagiato anche Rifondazione. È quello che alcuni hanno chiamato «la balcanizzazione» del partito, la lotta tra le mozioni e nei congressi di circolo a colpi di ricorsi per tesseramenti non validi o «truppe cammellate» dell'ultim'ora dall'una e dall'altra parte.
La proposta di mediazione per una tregua di lunga durata avanzata da Vendola è quella - che appare generica ad osservatori esterni - di «mettere in campo un percorso alternativo alla gazzarra confusa e regressiva di piazza Navona: di essere capaci di spargere semi buoni, di quella buona politica che non altera il proprio volto con rancori giustizialisti o con conati di volgarità sessista». Ma anche, su questa via, di sgombrare il campo da «nevrotici guazzabugli procedurali e politici» dentro il Prc. Più che una proposta, un appello affinché non prevalga «quello spirito di dissoluzione che tutti, a parole, dicono di voler bandire e che invece rischia di prodursi come una dinamica fatale».
Il fatto è, dice il candidato segretario, che si deve andare a Chianciano, al congresso nazionale, «per ricominciare, per ricostruire questo nostro partito». Non dissolverlo quindi, né per scioglierlo in un magma indistinto. E che il congresso non deve chiudersi su se stesso. Lui - parla in prima persona - dice di non sentirsi «sulle spalle» «una responsabilità al cinquanta per cento». Ma, si chiede, si può immaginare che su quello zero virgola qualcosa che fa la differenza tra una maggioranza relativa e una assoluta si celebri un'ordalia?». E prosegue parlando con un «noi».

mercoledì 9 luglio 2008

F.Masiello diffida il comune di Policoro

Riceviamo dal CSA di Matera e pubblichiamo questa lettera che oltre ad essere indirizzata a tutta la giunta è stata trasmessa sia alla corte dei conti, al ministero della funzione pubblica Brunetta, che al ministero degli interni.Il CSA è un sindacato molto rappresentativo nel pubblico impiego e di orientamento generalmente di centrodestra.
Invita e Diffida
Ciascuno dei diretti interessati della presente ,per quando di competenza propria e nell'ambito delle proprie specifiche prerogative e responsabilità:
1)- a revocare l'avviso pubblico per il conferimento degli incarichi dirigenziali (ancora a tempo determinato) recante la data del 12-06-2008 e tutti gli atti propedeutici e consequenziali, ove adottati, in quando alla luce della sopravveniente normativa la selezione ivi prevista non ha alcuna ragione di essere, né hanno validità ed efficacia gli atti eventualmente emanati da qualsivoglia autorità amministrativa.
2)-conseguentemente a non dar corso al procedimento di conferimento degli incarichi dirigenziali suddetti, peraltro alla data odierna ancora non concluso , in quando ed anche perché l'avviso sindacale espressamente escludeva a priori che si trattasse di un bando di concorso pubblico e, quindi, si è pacificamente fuori dalla deroga prevista per le procedure concorsuali in corso alla data di pubblicazione del decreto Legge, pure prevista al secondo periodo del quinto comma del Dl 112/ art.74.L'impossibilità giuridica di dare ulteriore corso al procedimento di conferimento degli incarichi deriva dal fatto che la dotazione organica individuata e determinata "ope legis" da decreto legge è quella dei posti coperti alla data del 30/06/2008. Alla predetta data, infatti, nessun posto dirigenziale in pianta organica risultava essere stato coperto in alcun modo.
3)- a dare corso a tutte le attività, peraltro ritenute di ordine pubblico economico del decreto Legge 112/08 volte a conseguire la riduzione degli assetti organizzativi, con predisposizione della nuova dotazione organica entro il 31/10/2008, nel rispetto delle previsioni normative e delle reali esigenze dell'Ente e con la successiva pubblicazione di bandi di concorsi pubblico, previo esperimento delle eventuali procedure di mobilità per la copertura dei posti di dirigente che in ogni caso ("provvedimento del ministro Brunetta") dovranno essere sensibilmente ridotti con accorpamento dei settori.
La scrivente organizzazione sindacale invita le autorità in indirizzo, che leggono per conoscenza a vigilare sul rispetto delle norme di cui il DL 112/08 da parte del comune di Policoro, non avendo il predetto ente, anche nel recente passato, dato prova di ossequiare le leggi, proprio in materia di nomina dei dirigenti, e di sanzionarne adeguatamente eventuali illegittimità che venissero poste in essere. Noi da parte nostra staremo attenti per denunciare atti ed abusi non conformi alla legge, agurandosi che questi non vengano commessi.
Il Coordinatore provinciale CSA Francesco Masiello

2 ° minuti di Travaglio - No Cav Day - Roma - 8/7/2008

Fermiamo il Caimano

Manifestazione contro il decreto blocca processi
Luca Marcenaro
«Tolleranza zero, impunità mille». Sono queste le parole d'ordine con cui Paolo Flores d'Arcais da il via alla kermesse antiberlusconiana convocata da Micromega. Lo accolgono migliaia di persone ( centomila secondo gli organizzatori, quindicimila per la questura, quindi più probabilmente trentamila) assiepate in una piazza Navona quasi colma, transennata da ogni lato dalle forze dell'ordine. Ci sono tutti. I girotondini della prima ora, i fedelissimi dell'ex Ministro per le infrastrutture Antonio Di Pietro, gli "Amici di Beppe Grillo", e anche tanta sinistra. Quella che fu Arcobaleno è ben rappresentata (Paolo Ferrero per Rifondazione Comunista, Manuela Palermi per il Pdci, il verde Angelo Bonelli e quasi tutti i dirigenti di Sinistra Democratica), ma non passano inosservati giornalisti, scrittori, artisti più o meno noti. Sono agguerriti. Quando Antonio Di Pietro, l'unico leader politico con licenza di microfono, sale sul palco e prende la parola, è l'apoteosi. La folla lo chiama. Lui risponde: «Le alte cariche dello Stato siano innocenti, non impunite». Applausi a scena aperta. Tutti contro il Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, of course, ma molti anche contro il Partito Democratico e il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano. Beppe Grillo, temutissimo fin dalla vigilia, ruba la scena alle 8 della sera. Ne ha per tutti. «Ve lo immaginate - chiede - Pertini che firma una legge che lo rende immune dalla legge? Io vorrei sapere chi è Napolitano, che quando a Chiaiano c'erano le cariche della polizia lui era a Capri che festeggiava con due inquisiti, Bassolino e la moglie di Mastella». Marco Travaglio, dal canto suo, rincara la dose:« Fino ad ora - dice- il Quirinale ha firmato tutto, compresa l'aggravante razziale. Speriamo la smetta».
Qualche applauso, molto imbarazzo. Come quello del senatore del Pd Furio Colombo: «Ho sentito insulti rovesciati - si rammarica- se non ci fosse la questione rom me ne sarei già andato». Come lui, molti altri manifestanti che la piazza l'abbandonano per davvero dopo il pesante attacco sferrato al Papa da Sabina Guzzanti. Finisce così, non senza polemiche e qualche distinguo, quello che era cominciato come un appuntamento orgoglioso, ma tutto sommato sereno.
Sotto al palco, migliaia di bandiere già dalle prime ore del pomeriggio. Dell'Italia dei Valori (moltissime), di Sinistra Democratica, Pdci, Partito Comunista dei Lavoratori e anche, poche per la verità, di Rifondazione Comunista. C'erano perfino, nonostante la rinuncia del partito, alcuni sparuti vessilli del Pd e addirittura due bandiere del defunto Ulivo. C'erano giovani e meno giovani, quasi tutti attrezzati con gadget e magliette: "Fermiamo il caimano". E proprio Berlusconi è stato, almeno all'inizio, il bersaglio preferito di una piazza che non ha dimenticato, ma in parte trascurato, questioni salariali e quelle leggi antirom che Rita Borsellino in collegamento telefonico non ha esitato a definire "razziali". Colonna sonora Zucchero, di nome ma questa volta certamente non di fatto, e la sua "Wonderful life". Eppure, la signora con tanto di cartello "noi girotondini", non sembrava avere molto di che rallegrarsi: "Berlusconi è peggio di Hitler". Come minimo esagerato. Tra tante presenze, però, anche qualche assenza illustre. Tra tutte, è spiccata quella di Nanni Moretti, che nel 2002, da questo stesso palco, incalzò i dirigenti di quello che allora era il centrosinistra: «Con loro - disse- non vinceremo mai». Si sbagliava. Ma questa è un'altra storia.

Assunzioni personale ATA nella scuola

SI SONO APERTE LE DOMANDE PER L' IMMISSIONE NELLA TERZA FASCIA DEL PERSONALE ATA DELLA SCUOLA(ASSISTENTI AMMINISTRATIVI, ASSISTENTI TECNICI, COLLABORATORI SCOLASTICI) L’INSERIMENTO IN QUESTE GRADUATORIE SCADONO IL 31 LUGLIO E SERVONO PER ESSERE ASSUNTI A CONTRATTO DETERMINATO NELLE SCUOLE DI TUTTA ITALIA. COLORO CH NE FOSSERO INTERESSATI SI POSSONO RIVOLGERE ALLA CGIL DI POLICORO O A OTTAVIO FRAMMARTINO ALL0 3209545802 O INVIANDO UNA EMAIL AL blogottavio@libero.it

lunedì 7 luglio 2008

Finisce la luna di miele fra il premier e gli italiani


dal corsivo di Maria Novella Oppo
Il Tg3 ha annunciato che i salari italiani sono più bassi del20% rispetto alla media europea, nonostante che gli italiani lavorino 30 ore in più. Da questi dati drammatici si ricava innanzitutto la grave emergenza intercettazioni [...]. Il premier è evidentemente stanco di dover provvedere personalmente alla sistemazione delle tante veline che, per un motivo o per l’altro, richiedono il suo interessamento. Le pagine dei maggiori quotidiani sono piene di nomi, cognomi e cosce delle signorine in questione, quasi tutte sconosciute ai più, ma note per i loro meriti ai potenti. Qualcuna ha girato delle fiction, qualcun’altra ha solo sperato di farlo, perché Saccà una buona parola non la nega a nessuno e figurarsi a Berlusconi. Per questo, dentro e fuori la Rai, non sono pochi quelli che chiedono la beatificazione di Agostino, per aver fatto in pubblico il lavoro sporco (licenziare Biagi), mentre in privato si limitava a fingersi ruffiano. dall’editoriale di Luca Ricolfi La luna di miele fra l’Italia e il governo sta volgendo al termine. Non c’è bisogno di fare sondaggi per accorgersene: chi ha votato a sinistra pensa di aver fatto l’unica cosa possibile, mentre molti elettori di destra non nascondono la loro delusione e i loro dubbi. Eletto per occuparsi di noi, Berlusconi sembra preoccuparsi solo di sé: prima Rete 4, poi le intercettazioni, poi il processo Mills, poi il disegno di legge salva-premier, poi di nuovo le intercettazioni, i giornalisti, i magistrati. Però non è così. Mentre noi ci godiamo il calcio e il reality delle attricette raccomandate il governo sta lavorando alacremente, e quel che sta facendo in questo periodo avrà conseguenze durature sulla nostra vita. Il governo ha approvato un decreto sulla sicurezza e un decreto fiscale, ha presentato il Documento di programmazione economicofinanziaria (Dpef), si appresta a varare anticipatamente la legge finanziaria. Inoltre ha deciso che questa volta la manovra non riguarderà solo l’anno a venire (2009), ma inciderà direttamente anche sugli anni successivi. Che cosa ci riservano tutte queste iniziative? Spero di sbagliarmi, ma a occhio e croce direi che il governo sta silenziosamente tradendo le speranze di chi l’ha votato. Non tanto perché si appresta a varare l’ennesimo pacchetto di leggi ad personam (questo, colpevolmente, interessa poco gli italiani, e pochissimo gli elettori di centro-destra), ma perché più o meno esplicitamente sta facendo marcia indietro sui tre fronti che –appena tre mesi fa – lo avevano visto vincere la sfida con il centro-sinistra. Il primo fronte sono le tasse. Ho letto attentamente il Dpef e con grande sorpresa ho scoperto che la pressione fiscale non diminuirà nemmeno entro il 2013, e sarà allora più o meno la medesima di oggi, appena ereditata da Prodi (circa il 43% del pil). In poche parole per i prossim icinque anni le tasse non scenderanno

venerdì 4 luglio 2008

Sempre meno spiagge libere a Policoro Lido


La spiaggia di Policoro lido ormai è prevalentemente occupata dagli stabilimenti balneari privati.Che ci siano degli stabilimenti è positivo per il turismo locale, ma che questi occupino tutti gli spazi è una limitazione della libertà di scelta dei cittadini, molte volte sono anche una barriera per chi vuole godersi la nostra spiaggia e non può affrontare i costi dei servizi dei privati. Come mai ci siamo chiesti quest'anno si è consentito l'espansione delle aree per i privati. Abbiamo chiamato il dipartimento Ambiente della Regione e la capitaneria di porto, per capire chi e perché sono state concesse le autorizzazioni senza tenere conto della possibile fruibilità delle spiagge libere , ci hanno detto che stanno facendo le verifiche, la stessa risposta l'abbiamo ricevuta dall'amministrazione comunale che tra l'altro non concede le concessione ma a cui sono demandate le autorizzazione, e ci hanno assicurato che sono in atto anche delle verifiche per accertarsi che non ci siano stati abusi.Noi riteniamo la spiaggia libera un diritto del cittadino, e confinarli questi alle periferie una discriminazione, ci batteremo affinché vicino ad ogni stabilimento vi sia una spiaggia libera.

mercoledì 2 luglio 2008

Festa del Piedibus-l'assessore Leone:sosterremo l'iniziativa


di Eleonora Cesareo
POLICORO – Più che positivo il bilancio del progetto “Piedibus”, l’iniziativa partita a Policoro lo scorso marzo per raggiungere la scuola a piedi, combattere l’obesità infantile e promuovere la cultura dell’ambiente, riducendo il traffico nelle città, soprattutto nella zona delle scuole. Si è tenuta in piazza Eraclea, la festa di conclusione, con la presentazione dei lavori realizzati nell’ambito dell’iniziativa e animazione per i bambini che hanno partecipato al progetto. Dopo il successo di quest’anno scolastico, si pensa già a settembre, con la partenza del “Piedibus” e, magari, il coinvolgimento di altre scuole e la creazione di nuove linee, considerando le richieste che sono arrivate per poter partecipare al progetto. Per discutere del futuro del “Piedibus”, lo scorso 13 giugno si è tenuto un incontro, al quale hanno partecipato il vicesindaco Rocco Leone, i genitori e tutti i soggetti coinvolti nel progetto. Si è deciso di autogestire la linea, in forma imprenditoriale autonoma, attraverso il sostegno dell’amministrazione comunale. In questo senso, il vicesindaco Leone ha preso l’impegno di condividere l’iniziativa e di valutare insieme il proseguimento dell’attività, in vista della riapertura delle scuole. Il “Piedibus” ha preso il via lo scorso 17 marzo, grazie alla collaborazione di diversi soggetti, come il Comune, l’Ageforma, la cooperativa sociale “Genesis”, la scuola primaria “Giovanni Paolo II” e Legambiente, promotrice dell’iniziativa a livello locale e nazionale. Fino allo scorso 7 giugno, ultimo giorno di scuola, l’autobus umano, con i suoi venti piccoli passeggeri e i tre accompagnatori, ha attraversato le principali vie di Policoro per raggiungere la scuola primaria di corso Pandosia. E, in tre mesi, non è saltata nessuna corsa: i passeggeri del “Piedibus” hanno camminato in fila indiana anche con la pioggia e il freddo. Il disagio maggiore per i bambini non è arrivato dalle condizioni meteo o dalla lunghezza del tragitto ma dagli zainetti, troppo spesso pesanti e difficili da trasportare lungo un percorso da compiere completamente a piedi. Ma il “Piedibus” non è stato solo movimento per raggiungere casa o scuola. Per alcuni pomeriggi, i ragazzi coinvolgi nell’iniziativa hanno portato avanti attività extrascolastiche, approfondendo temi come la sicurezza stradale, la tutela dell’ambiente, la conoscenza del territorio con visite guidate nei luoghi più importanti di Policoro. Tra le attività, anche la realizzazione dei cinque cartelli indicanti le fermate dell’autobus, che fanno bella mostra lungo viale Siris e in piazza Eraclea.

martedì 1 luglio 2008

Oggi in cassazione dibattimento sul trasferimento di De Magistris

Roma, 1 luglio 2008 - Il pm di Catanzaro, Luigi De Magistris "è stato troppo disinvolto nei rapporti con la stampa". È quanto sostiene il Pg di Cassazione, Antonio Martone, che stamane, davanti ai giudici delle sezioni unite civili della Suprema Corte, presieduti da Rafaele Corona, ha chiesto la conferma della sanzione della censura e del trasferimento disposto nei confronti del magistrato dalla sezione disciplinare del Csm, nonchè l'accoglimento parziale del ricorso presentato a Palazzaccio dall'allora ministro della Giustizia Luigi Scotti, contro le assoluzioni che il 'tribunale delle toghè aveva pronunciato nei confronti di De Magistris.
Il 18 gennaio scorso, infatti, la sezione disciplinare del Palazzo dei marescialli aveva sì 'condannato' il pm di Catanzaro per non avere informato i suoi superiori di diversi atti inerenti l'inchiesta toghe lucane, l'abnormità di alcuni provvedimenti come la secretazione in un armadio blindato dei nomi del parlamentare Giancarlo Pittelli e del Generale della Guardia di Finanza, Walter Lombardo Cretella, nell'ambito dell'inchiesta Poseidone e la trasmissione di quest'ultimo fascicolo a Salerno nonostante l'assegnazione dell'inchiesta gli fosse stata revocata, ma aveva pronunciato l'assoluzione per le incolpazioni riguardanti la "scarsa attenzione", l'omissione di "cautela" per prevenire la diffusione di notizie sui procedimenti in corso (come quella sull'iscrizione sul registro degli indagati dell'allora premier Romano Prodi, nell'ambito dell'inchiesta 'why not') l'aver seminato sospetti sui suoi capi e il disinvolto rapporto con la stampa. Se la tesi del Pg Martone verrà accolta dalle sessioni unite, De Magistris, dunque, oltre a dover lasciare la sede di Catanzaro e le funzioni di Pm, subirà un nuovo processo davanti alla sezione disciplinare del Csm."Non potrà che essere acclarata la correttezza del mio operato e la mia serietà e dignità professionale", aveva rilevato il magistrato nella memoria difensiva presentata in Cassazione assieme al ricorso contro il verdetto del Csm. Nelle scorse settimane, la Procura di Salerno, che aveva aperto un'inchiesta a carico del Pm per calunnia, abuso d'ufficio e rivelazione di segreto, riguardante le sue condotte nella gestione dei procedimenti 'Toghe lucanè, 'Why not' e 'Poseidone', ha chiesto l'archiviazione del fascicolo.Per il pg Martone, in particolare, il ricorso di De Magistris è inammissibile perchè tardivo (presentato oltre i termini previsti dalla legge, fatto contestato dalla difesa del magistrato, assistito dal professor Gilberto Lozzi) e, in ogni caso, va rigettato.
Per conoscere il verdetto della Suprema Corte sul caso De Magistris bisognerà attendere diverso tempo: la sentenza, infatti, viene resa nota soltanto con il deposito delle motivazioni, che, secondo la legge deve avvenire entro un mese. Non si esclude però, che possa slittare, data la pausa estiva al prossimo settembre. (da Quotidiano net).

Dopo la CEI e i vescovi,anche famiglia cristiana contro i provvedimenti sui ROM

Il settimanale dei Paolini: "E' come quando gli ebrei venivano marchiati""Per i ministri cattolici la dignità dell'uomo vale zero: bocciati senza appello"
ROMA - Parole di fuoco. Una condanna senza appello. Che punta l'indice sul governo, sul progetto di prendere le impronte ai bambini rom. Evocando i tempi cupi delle persecuzioni degli ebrei. Prendere le impronte digitali ai bambini rom è una "indecente proposta", scrive Famiglia Cristiana. Ed è un attacco senza reticenze quello del settimanale dei Paolini. Che una settimana fa aveva scritto che Berlusconi "è ossessionato dai giudici". Ma il governo respinge le accuse al mittente e prosegue per la sua strada. Il censimento, già iniziato a Milano, dal 10 luglio comincerà anche a Roma. Le critiche ai cattolici. Nel mirino finiscono in particolare i ministri 'cattolici' del governo del Cavaliere che escono "bocciati, senza appello". "Per loro la dignità dell'uomo vale zero - continua l'editoriale - Nessuno che abbia alzato il dito a contrastare Maroni e l'indecente proposta razzista". Ma i diretti interessati non ci stanno. Carlo Giovanardi si chiede cosa il settimanale "abbia più a che fare con la famiglia e con i cristiani". Mentre Gianfranco Rotondi commenta: "Mi sottopongo volentieri agli esami nelle scuole a cui sono iscritto e tra queste non c'è la redazione del settimanale paolino". D'accordo con la posizione del settimanale il Pd: "Prendere le impronte ai bambini rom - secondo Walter Veltroni - è eticamente inaccettabile".
Come le leggi razziali". Al governo Famiglia Cristiana rimprovera proprio la scarsa attenzione a questo aspetto. "Avremmo dato credito al ministro Maroni - prosegue l'editoriale del settimanale che segue la condanna della Cei - se, assieme alla schedatura, avesse detto come portare i bimbi rom a scuola, togliendoli dagli spazi condivisi coi topi. Che aiuti ha previsto? Nulla". Ed ancora: "Non sappiamo cosa ne pensi Berlusconi: permetterebbe che agenti di polizia prendessero le impronte dei suoi figli o dei suoi nipotini? A sessant'anni dalle leggi razziali, l'Italia non ha ancora fatto i conti con le sue tragiche responsabilità (non ce ne siamo vergognati abbastanza). In particolare, quei conti non li ha fatti il centrodestra al governo, se un ministro propone il concetto di razza nell'ordinamento giuridico. Perché di questo si tratta. Come quando i bambini ebrei venivano identificati con la stella gialla al braccio, in segno di pubblico ludibrio". "Schediamo anche i nostri figli". L'editoriale si chiude con una provocazione. "Quanto alle impronte, se vogliamo prenderle, cominciamo dai nostri figli, ancor meglio, dai parlamentari: i cittadini saprebbero chi lavora e chi marina, e anche chi fa il furbo, votando al posto di un altro. L'affossa 'pianisti' sarebbe l'unico 'lodo' gradito agli italiani". E anche la Croce Rossa mostra cautela. L'organizzazione parteciperà all'operazione ma, ci tiene a precisare il presidente Maurizio Barra, si tratta di "scelte delle autorità di governo, che la Croce Rossa Italiana, come ente ausiliario, deve solo applicare, nel rispetto dei diritti dell'uomo e in una prospettiva umana".