domenica 30 novembre 2008

Incidente mortale : Policoro in lutto

MATERA - Un giovane di 18 anni – Ivan Miccichè, di Policoro (Matera) – è morto, e altri quattro sono rimasti feriti (uno in modo grave), in un incidente stradale avvenuto stamani sulla statale "Jonica", all’imbocco della statale "Basentana".
Secondo quanto si è appreso, l’automobile con a bordo i cinque giovani – diretti in provincia di Taranto per assistere ad una manifestazione sportiva – ha urtato contro la barriera di protezione, per cause imprecisate. Dei quattro feriti (tutti di età compresa fra 18 e 27 anni), uno è stato trasportato nell’ospedale "San Carlo" di Potenza

venerdì 28 novembre 2008

Il Financial Times parla del "bluff" petrolifero lucano


Aridi deserti nascondono il patrimonio petrolifero del Medio Oriente, distese ghiacciate coprono quello della Russia. Sfortunatamente per gli abitanti della Basilicata, il giacimento petrolifero sulla terraferma più grande d'Europa giace sotto foreste, terreni agricoli e antiche comunità.
Lupi, cervi e a volte orsi vagano tra le montagne diventate parco nazionale, dove il rumore degli impianti petroliferi sale tra le cime degli alberi in stridente contrasto.Canali scavati tra querce e faggi portano gli oleodotti fino al complesso di Viggiano, dove i gas vengono separati e il greggio trasportato per altri 130 Km fino a una raffineria. L'odore di zolfo si fa strada fino ai paesi di origine medievale sulle colline, dove le finestre con le serrande abbassate e i muri fatiscenti sono la testimonianza di una popolazione in fuga. Non sorprende che gli ambientalisti e i residenti siano preoccupati per il progetto delle compagnie petrolifere -Eni, Total, Shell e Esso- di raddoppiare la produzione ricavata da un'area altamente redditizia e di arrivare a coprire il 10% del fabbisogno totale italiano nel giro di qualche anno. Gli attivisti si sono duramente battuti per 15 anni per far istituire un parco nazionale nella zona della Val d'Agri. La legge è finalmente entrata in vigore lo scorso marzo, vietando così l'estrazione mineraria. Nel frattempo Eni, il gigante dell'energia in parte di proprietà dello Stato, ha già costruito una mezza dozzina di teste di pozzo all'interno del parco e in numero maggiore al di fuori.
Le preoccupazioni sono aumentate questo mese quando Stefania Prestigiacomo, Ministro dell'ambiente ed industriale, ha scartato la scelta del guardiano del parco fatta dall'amministrazione regionale e ha nominato un commissario di sua scelta. Il governo di centro-destra di Silvio Berlusconi sta inoltre preparando una legge che toglierebbe alle regioni come la Basilicata il diritto di veto sui progetti per la costruzione di infrastrutture. L'obiettivo è quello di porre rimedio alla reputazione italiana da "non nel mio giardino" nei confronti degli investitori stranieri.
"Non possiamo rimanere bloccati per anni, aspettando un'approvazione che potrebbe non arrivare," dice Claudio Descalzi, presidente di Assomineraria, un'associazione di compagnie petrolifere e minerarie. L'industria vuole che la trafila per ottenere le autorizzazioni sia chiara e breve, continua Descalzi, che è anche Direttore Generale della Divisione Esplorazione e Produzione di Eni. Il vento ha cominciato a girare dalla parte dei grandi progetti industriali quando (il partito dei) i Verdi, i cui membri erano delle figure chiave all'interno del precedente governo di centro-sinistra e che erano accusati di bloccare la maggior parte dei progetti, sono stati sconfitti alle elezioni dello scorso aprile.
I politici locali sono per la maggior parte favorevoli ai progetti di espansione. Chi è contrario afferma invece che la loro coscienza è stata zittita da consistenti percentuali sugli utili elargite da Eni. Se da una parte costituisce un introito per le regioni povere, dall'altra il denaro dà luogo al "clientelismo" [in italiano nel testo, N.d.T.] - raccomandazioni di politici - e non è sempre ben speso. Nonostante le promesse di posti di lavoro e di investimenti, il paese di Grumento Nova ha perso un quarto dei suoi abitanti. La gente del posto indica come causa della migrazione l'inquinamento prodotto dal vicino complesso di Viggiano e la mancanza di lavoro. Pino Enrico Laveglia, il medico locale, sta facendo causa a Eni per quello che ritiene essere un significativo aumento del numero di infezioni alle vie respiratorie e di tumori causati dall'inquinamento. "L'arrivo di questi signori ha portato a un disastro ambientale", dice. "Una volta qui non c'era la nebbia. Adesso c'è della polvere azzurrognola e non viene dalle fate dei boschi." Ma non ha speranze di vincere la causa e dice che la gente è troppo remissiva e divisa da vecchie diatribe per protestare. Le persone del posto tendono a raccontare la stessa storia – i giovani se ne vanno in cerca di lavoro, sindaci corrotti sprecano le percentuali sugli utili e l'inquinamento corrode i pilastri dell'agricoltura e del turismo. Le grandi aspettative create quando la produzione di petrolio è cominciata in maniera significativa circa 10 anni fa non sono state soddisfatte. Pochi ripongono fiducia nel sistema di monitoraggio dell'inquinamento. Sorridendo cupamente dicono che la Basilicata si è "sacrificata" per il resto d'Italia ma che i loro connazionali non lo sanno.
Una gallina dalle uova d'oro per le compagnie petrolifere e i governi, l'incremento dell'attività di estrazione sembra inevitabile.
I costi delle attività di Eni ammontano a meno di 2,3 euro al barile, e a circa 6,3 euro compreso l'aumento della produzione. Le royalties pagate alla regione sono stimate al 7% dei prezzi di mercato di cui il 15% va alle amministrazioni locali. Eni afferma che alla fine del 2007 ha speso 368 milioni di euro, con una produzione lorda del valore di 5,2 miliardi di euro circa. Eni, insieme a Shell Italia, produce circa 75.000 barili al giorno in Basilicata. La produzione è destinata ad aumentare fino a 104.000 barili al giorno nel 2010. In un secondo momento, in attesa dell'approvazione ufficiale, ci potrebbe essere un ulteriore aumento di 30.000 barili al giorno.Eni fa sapere che tutti i nuovi pozzi saranno situati al di fuori dei confini del parco nazionale e che il livello di inquinamento è al di sotto (non supera) dei limiti imposti dall'Unione Europea. Le teste di pozzo saranno collocate nel sottosuolo, una volta completate le trivellazioni esploratorie. Total, Shell e Esso hanno anche il permesso di trivellare e di costruire un polo di estrazione, con la possibilità di raggiungere una produzione di 50.000 barili al giorno nel 2011. In Italia il consumo di petrolio sta lentamente diminuendo ed è sceso fino a raggiungere 1.750.000 barili al giorno nel 2007. Gli studiosi affermano che facendo nascere false speranze e non illustrando le conseguenze, gli affari e i politici hanno creato tra la gente un clima di diffidenza nei confronti delle autorità che durerà per lungo tempo. Il conseguente senso di rimpianto e di sfiducia è difficile da dissipare mediante il dialogo. Ad esempio, gli epidemiologi sostengono che i casi di cancro non possono essere sorti in soli 10 anni a causa dell'industria petrolifera. I sociologi affermano che buona parte del sud Italia vive il fenomeno dell'emigrazione. Giovanni Figliuolo, docente dell'università della Basilicata, ha rivelato che un'accurata ricerca sulla biodiversità condotta sulle attività di Eni ha concluso che l'impatto sulle zone circostanti è stato minimo e che è persino possibile che l'industria dell'energia, con le tecnologie adeguate, abbia un impatto positivo sulla biodiversità della Basilicata.
Alla domanda se le ricchezze derivanti dal petrolio siano una benedizione o, come molti affermano, una maledizione, Vito De Filippo, governatore di centro-sinistra della Basilicata che ha appoggiato i progetti di espansione dell'attività petrolifera, ha risposto: "Definirle una maledizione è esagerato. La Basilicata ha dovuto farlo per il bene del paese ma i guadagni e lo sviluppo economico non sono stati quelli che ci aspettavamo." Intanto una nuova minaccia per questo idillio rurale si profila sotto forma di un progetto per una discarica per le scorie nucleari, necessaria a rilanciare l'industria nucleare italiana. L'intenzione di Roma di privare le regioni della possibilità di veto ne faciliterebbe il processo.
"Sarebbe un atto di guerra" dice De Filippo "dovrebbero farlo usando le armi."(Guy Dinmore)

mercoledì 26 novembre 2008

POLICORO INCHIESTA WOODCOCK SUL PETROLIO, DUE TECNICI IN ESILIO PARLANO DEI RAPPORTI TRA L’ITALIA E IL LORO PAESE

“Si tratta di questioni internazionali”. Fatti che riguarderebbero i rapporti tra le due nazioni. Forse affari. Qualcuno sostiene che si tratti di petrolio. Ma al momento sono solo indiscrezioni. Fatto sta che i
carabinieri del Noe di Roma sono stati a Policoro.La fonte del Quotidiano preferisce rimanere anonima. Dice: “Nel Centro rifugiati richiedenti asilo (dove ci sono duecento immigrati che hanno chiesto asilo politico, creando numerose polemiche nel mondo politicondr) ci sono alcuni stranieri che dicono di conoscere questioni legate al petrolio”. I due - secondo indiscrezioni - sarebbero tecnici eritrei.E sarebbero già stati sentiti dagli uomini del colonnello Sergio De Caprio, l’ex “capitano ultimo” (è l’ufficiale che arrestò il 15 gennaio1993 il capo dei capi. Attorno alla figura dell’eroe che riuscì ad arrestare Totò Riina, dopo le stragi di Falcone e Borsellino, sono stati scritti libri e realizzate fiction televisive che hanno avuto record di ascolti. De Caprio, dopo aver avuto degli scontri con i suoi superiori, in particolare su come portare avanti le indagini, ha lasciato alcuni anni fa il Ros dei carabinieri ed è stato trasferito al Noe, il nucleo operativo ecologico). I carabinieri, che adesso starebbero anche cercando di capire i canali tramite i quali gli immigrati sono riusciti a raggiungere l’Italia, avrebbero poi ma è una indiscrezione ancora non confermata da alcuna fonte ufficiale relazionato alla procura. Titolare dell’indagine sarebbe il sostituto procuratore Henry John Woodcock.Non è la prima volta che il pubblico ministero anglonapoletano delega gli uomini del capitano ultimo. Sono loro infatti che hanno condotto le indagini sull’ex ministro dell’Ambiente Alfonso Pecoraro Scanio.Nell’ambito di quell’inchiesta sarebbero emersi elementi che hanno dato a Woodcock la possibilità di indagare sul petrolio. Sembra - ma sono sempre indiscrezioni - che il pm stia lavorando su un’ipotesi di corruzione. Avrebbe già ascoltato alcuni tecnici di compagnie petrolifere e anche amministratori locali. E cosa c’entrano gli eritrei con il petrolio? Forse è proprio quello che stanno cercando di capire gli investigatori. Una cosa è certa: l’Eritrea è un Paese povero e senza grandi risorse naturali.“Ma la manodopera è ben formata, parla l’italiano ed è abituata a lavorare con gli italiani”, dicono. La sua posizione è strategica: una sorta di ponte naturale fra l’Africa e l’Asia. “E poi, lì, gli imprenditori si muovono in un solco aperto per loro dalle buone relazioni che governo ed enti locali italiani manterrebbero con il regime eritreo”.( Fonte Lucanianews 24)

lunedì 24 novembre 2008

Le centrali seguono i siti delle scorie, Trisaia sempre nel mirino della Lobby nucleare

Le famose centrali nucleari del governo Berlusconi seguono i siti delle scorie e degli impianti nucleari. E’ questa la conclusione dell'incontro con l’assessore all’ambiente della Regione Puglia Losappio in una conferenza sul nucleare tenutasi a Scanzano Jonico.E’ molto più facile ingrandire una discarica che crearne una nuova. Meno ostilità sulla presenza del sito e più risparmio da un punto di vista gestionale, nonché Comuni già "drogati" dalle elargizioni delle compensazioni già attivate in Basilicata (e in altre Regioni) a favore della Provincia di Matera e del Comune di Rotondella.Compensazioni a beneficio di pochi eletti e qualche marciapiede in più alla comunità proprio come accade con le royalites del petrolio, mentre i risarcimenti dei danni provocati dal sito nucleare in termini di mancato sviluppo, spopolamento del territorio e danni alla salute non saranno mai quantizzabili. Parliamo proprio di quei soldi che faranno lievitare la bolletta elettrica e che la lobby nucleare sta cercando dappertutto e con mille cavilli legislativi. Vedi l’ultimo ddl 1441 ter approvato già alla camera ( vergognosamente votato anche dai parlamentari del PDL Lucano) che permetterà tramite nuovi decreti legislativi di raschiare il fondo del barile dei soldi versati dai contribuenti per energia pulita, ricerca e decommissioning. Infatti, la lobby vuole mettere le mani sui finanziamenti Cip 6, con la privatizzazione delle scorie sui fondi A2 della bolletta elettrica ora gestiti da Sogin, e con lo smembramento dell’Enea sui fondi della ricerca che passano sistematicamente al nucleare. Non è casuale che la Sogin in futuro, secondo gli indirizzi governativi diventerà privata (pubblica solo per un 20%)e nei suoi nuovi piani industriali ha fatto già sparire i "prati verdi" che dovevano realizzarsi dopo lo smantellamento dei siti nucleari.Un motivo in più che ha fatto mettere le mani avanti già alla Regione Emilia Romagna che nella procedura di VIA per il decommisioning di Caorso (che termina nel 2014 rispetto alla modesta Trisaia che invece termina nel 2019) ha dato già indicazioni per una riconversione del sito nucleare, facendo diventare il fiume Po che bagna la centrale zona SIC, e i terreni dell’impianto siti artigianali produttivi con annesso un museo del nucleare.La Trisaia di Rotondella che poteva essere smantellata una volta restituite le barre di Elk River al Governo USA poteva tranquillamente declassarsi per pericolosità permettendo così la riconversione totale del sito.Purtroppo le istituzioni dal 2003 sono state sorde alle nostre richieste ed hanno fatto poco e nulla per liberarsi delle barre americane e sottovalutato la zavorra che ci tiene legati ai progetti dei nuclearisti.Non hanno fatto nulla per riconvertire il centro Enea di Trisaia in facoltà universitaria sulle energie rinnovabili che ora rischia di non avere più fondi propri per la ricerca sull’energia pulita che mantiene in vita lo stesso centro. Non ci vuole scienza e nemmeno ingenti finanziamenti per riconversioni in facoltà del centro di ricerca Enea (considerati anche gli ingenti fondi legge 64 spesi per strutture ed a attrezzature). Immediatamente realizzabile sarebbe invece un’area produttiva di circa 30 Ha ettari tolti nei recinti Enea per creare zone artigianali produttive per gli imprenditori dell’arco Jonico ( sempre alla ricerca di suoli per le proprie attività).E mentre la Regione Basilicata rincorre il sogno Texano la Puglia sta diventando con il suo piano energetico regionale la prima regione italiana produttrice di energia rinnovabile che soddisfa il fabbisogno locale e parte di quello nazionale. Qualora la Trisaia dovesse riempirsi ulteriormente di rifiuti nucleari ed ospitare la famosa centrale di 1200 MW (che non funzionerebbe per mancanza di acqua e perché insicura nei luoghi preposti) è bene che ognuno si assuma le proprie responsabilità a tutti i livelli e nessuno potrà di dire di non sapere o di non conoscere i piani nucleari del governo. La Regione Basilicata pertanto convochi un consiglio regionale sulla questione nucleare lucana e si adoperi come stanno già facendo la regione Puglia e la stessa Emilia Romagna per liberarsi del fardello atomico, per una nuova politica energetica fondata sulle rinnovabili e per riconvertire i luoghi(Trisaia e Calanchi)togliendoli ai progetti dei nuclearisti (comunicato stampa di NO SCORIE)

ORA POLICORO CHIEDE AIUTO

NON è nostra abitudine montare le notizie, per attirare l’attenzione dei lettori su determinati fatti di cronaca, tantomeno usiamo gettare la croce sulle forze dell’ordine, impegnate quotidianamente nel delicato compito di “controllare
il territorio”. Ma oggi siamo costretti a fare i portavoce di un panico ormai dilagante a Policoro, città divenuta preda inerme nelle mani di una banda di ladri senza scrupoli. Malviventi che sfidano ogni controllo, agendo in ore di vita attiva
dei cittadini, saccheggiando più abitazioni in poche ore, come i predoni del deserto. Molti cittadini ci hanno confessato di dormire poco la notte, perchè assediati dall’incubo di essere derubati. Eppure Policoro è una delle città più popolose del Materano, sede di Compagnia carabinieri, c’è la Tenenza
della Guardia di finanza con tanto di nucleo attivo di Baschi Verdi, ospita una importante sede della Polstrada e a pochi chilometri, c’è un commissariato della Polizia di Stato. Nessuno di questi fattori funge da deterrente per questa banda di ladri, che spadroneggia da circa un mese, infischiandosene altamente di Gazzelle e Pantere.Non c’è stata una sola settimana in cui non si sia registrata un’incursione in qualche villetta di periferia. Ora basta, serve una risposta decisa e repressiva delle forze dell’ordine, il prefetto deve convocare immediatamente un Comitato per l’ordine e la sicurezza, si deve fermare un’escalation che rischia di far scappare via i cittadini da Policoro.
Antonio Corrado( il quotidiano della Basilicata)

Noi aggiungiamo a questo ottimo articolo, che gli amministratori di questo comune non percepiscono la gravità della situazione e continuano imperterriti a minimizzare.

venerdì 21 novembre 2008

La prossima assunzione al comune sarà una donna venuta dal mare

Ieri è avvenuto al secondo piano di zona un altro furto , mentre l’amministrazione attraverso i giornali ci informava che un altro vigile era stato spostato ad altri servizi. Nulla sono valsi gli appelli al sindaco che tale situazione è diventata una emergenza sociale. Da subito dovrebbe chiedere al prefetto una riunione dei comitato provinciale per la sicurezza e potenziare il corpo dei vigili sia con nuove assunzioni che utilizzando coloro che sono stati spostati ad altre mansioni nel ruolo di spettanza. Ma loro niente sono affaccendati in altre faccende ed in assunzioni del tutto illegittime ed inutili………………. a proposito di concorsi , sembrerebbe che la prossima vincitrice del concorso a tempo determinato come istruttore direttivo con laurea di avvocato sarebbe una donna venuta Dal Mare ……….aspettare per credere……

P.S. furti sono stati cinque e poi dicono che non ci dobbiamo preoccupare e che non vi è nessuna recrudescenza della criminalità.

lunedì 17 novembre 2008

Scandalo CPT : coinvolta l'auxilium che gestisce il centro per rifugiati a Policoro

Nei giorni scorsi si sono presentati al Viminale, al Dipartimento per le libertà civili e l’immigrazione, con un provvedimento che tecnicamente è una richiesta di «esibizione di atti». Insomma, hanno presentato un elenco di documenti da dover portare via. Un atto di polizia giudiziaria. Una bomba a orologeria, pronta a esplodere e a deflagrare sul tavolo del ministro dell’Interno, Roberto Maroni.Al centro dell’ attenzione dell’iniziativa giudiziaria è la proclamazione dello stato d’emergenza in tutto il territorio nazionale per l’immigrazione clandestina. Grazie a quel decreto governativo sono stati aperti, a partire da quest’estate, 49 centri provvisori di accoglienza sparsi in tutt’Italia, affidati a trattativa privata in gestione a imprese e associazioni che dovevano garantire l’assistenza agli immigrati, soprattutto richiedenti asilo, che non potevano più essere accolti negli strabocchevoli ex Cpt oggi Cie. Il decreto governativo quando fu varato, alla fine del luglio scorso, sollevò un vespaio di polemiche e di sospetti, con l’opposizione che si interrogava sulle sue «ragioni e finalità». E il ministro Maroni che si difendeva sostenendo che con il decreto «si sarebbe garantita maggiore assistenza ai clandestini, accolti in tutte le regioni italiane».Ma in questo caso, sembra che l’inchiesta giudiziaria abbia accertato che non sono state rispettate neppure le procedure per l’acquisizione delle strutture messe a disposizione da enti locali e associazioni, prive, a quanto trapela, degli stessi certificati di «idoneità» degli stabili stessi. La reazione del Viminale alla visita della polizia giudiziaria è stata di imbarazzo. L’indagine giudiziaria, affidata ai carabinieri del Noe, mira a verificare se sono state rispettate tutte le procedure per l’affidamento della gestione di questi piccoli centri d’accoglienza. In particolare, gli investigatori sono interessati a capire su quali basi sono state scelte le imprese, le associazioni, le cooperative; e se sono stati rispettati tutti i passaggi previsti dalla legge o se sono saltate alcune procedure della stessa normativa. Tra queste, la società «Auxilium» collegata alla cooperativa «La Cascina» che gestisce un centro a Policoro e proprio su questa si sono concetrati gli investigatori . Semprerebbe che abbia ottenuto l’incarico del centro di Policoro in provincia di Matera , prima di aver presentato la certificazione necessaria che dimostrassero di avere i titoli richiesti. Insomma, potrebbero aver avuto dei santi protettori in paradiso, anzi in Parlamento, che avrebbero influenzato i prefetti e i responsabili del Dipartimento dei diritti civili e dell’immigrazione del Viminale facendo ricadere proprio su di loro la scelta.Sembrerebbero coivolti anche alcuni amministratori di enti Locali , soprattutto da una serie di intercettazioni sia ambientali che telefonici si risalirebbero alle connivenze con politici locali e nazionali. Ricca risulterebbe dai tabulati la richiesta di assunzioni in cambio della omissioni di controlli L’emergenza clandestini è anche un grande affare. Ogni immigrato che viene ospitato in questi neocentri di accoglienza, in attesa dell’identificazione o dell’esame delle richieste di riconoscimento dello status di rifugiati o di richiedenti asilo e protezione, costa allo Stato una retta quotidiana di circa 55 euro.Decine di migliaia di euro vengono bruciati ogni giorno. E l’inchiesta partita su un paio di appalti rischia di allargarsi a tutti i centri dell’emergenza immigrati. Mentre il ministro dell’Interno, Roberto Maroni, nei prossimi giorni annuncerà l’apertura di altri dieci nuovi Centri di identificazione (tratto dalla Stampa e il Corriere della Sera)

PRC Policoro: Lo scandalo extracomunitari una vergogna

CIRCOLO PRC " P. Martello" Policoro
La notizia apparsa oggi sul corriere della sera dell' inchiesta sull’affidamento alla cooperativa auxilium come gestore del centro per rifugiati a Policoro, confermano le perplessità che il PRC di Policoro ha sempre manifestato sull’inadeguatezza della struttura ad ospitare oltre 200 extracomunitari. Tali perplessità erano state manifestate sia al sindaco che al prefetto dal nostro segretario provinciale e dal consigliere Regionale Di Sanza, l’unica risposta a tali preoccupazioni sono stati quella di demonizzare l’opposizione con virulenti attacchi da parte del primo cittadino con la complicità della radio amica lautamente pagata con i soldi dei contribuenti Policoresi.
Se fossero confermati, gli indizi raccolti dalle autorità giudiziarie, quello che si è avviata l’attività senza depositare gli atti necessari alla prefettura e che sarebbero stati aggirati una serie di controlli sull’idoneità dell’edificio sarebbe d’inaudita gravità, perché ancora una volta sotto false solidarietà si è utilizzato questo territorio per affari pochi chiari che mettono in discussione il buon nome della nostra comunità con le conseguenti ricadute negative. E’ proprio sull’idoneità dell’edificio che noi avevamo richiesto, una verifica da parte degli Uffici Tecnici comunali, del tutto ignorata, nella totale indifferenza, e non vorremmo scoprire un domani che tale atteggiamento sia una subdola complicità. Altro che spirito di solidarietà , ma dietro il dramma dell’emigrazione si scopre che si è organizzato uno Business in qui anche i Politici della linea dura e pura non disdegnano sponsorizzare le imprese amiche. Gli immigranti che sono le vere vittime sono dileggiati, insultati e doppiamente sfruttati, tutto nel nome del dio denaro.. vergogna
Circolo PRC Policoro

domenica 16 novembre 2008

Policoro:Non basta un manifesto contro i furti negli appartamenti


I topi d'appartamento visitano sempre più le case dei Policoresi, oggi abbiamo una situazione insostenibile visto l’alto numero di furti messi a segno negli ultimi mesi. Policoro sta attraversando un difficile momento economico e sociale che ha pesanti risvolti nella vita delle famiglie, con la crescita del disagio sociale si ha la sensazione che la situazione di crisi economica abbia rotto determinati equilibri, causando lo sprigionarsi di una catena di furti, pesanti per la città, per il costo che sta provocando, per i rischi anche sul piano sociale, nel senso di pregiudicare quella cultura della convivenza tranquilla che da sempre è caratteristica di Policoro e dei suoi abitanti, facendo subentrare in modo prepotente quella della diffidenza e della paura
La consigliera del PD Di Brizio ha sollevato con un’interrogazione il problema in consiglio comunale. La risposta della maggioranza è stata secondo il nostro parere debole ed insufficiente. Si è cercato di minimizzare dicendo che non vi è nessuna recrudescenza dei fenomeni criminali , mentre non vi è un giorno senza un furto.Si sono limitati a fare un manifesto che invita i cittadini a segnalare persone sospette, adducendo a loro discolpa che l’ordine pubblico non è di competenza dell’amministrazione. Considerazione quest’ultima del tutto infondato, in quando il primo cittadino (assente in consiglio) è il responsabile dell’ordine pubblico cittadino, potrebbe chiedere al prefetto di riunire il Comitato provinciale dell’ ordine e della sicurezza pubblica per reclamare in quella sede una maggiore dotazione d’uomini per controllare il territorio e come più volte abbiamo denunciato su questo sito, potrebbe migliorare l’utilizzo dei vigili urbani. Vogliamo ricordare che due ufficiali sono stati spostati ad altre competenze, uno addirittura spostato in attività amministrative, con il chiaro intento di depotenziare ogni tipo di controllo sul territorio. Inoltre lo già scarno organico dei vigili ha dovuto fare a meno di un’altra unità anche esso oggi utilizzato ad altra mansione .Mentre L’amministrazione procede ad una serie d’assunzione del tutto (sempre secondo noi) inutili e clientelari ed illegittime, ad oggi non vi è nessuna previsione di potenziare il corpo dei vigili non solo per garantire il controllo del territorio, ma anche per reprimere i vari reati di competenza comunale. Emblematico dell’’assurdità di questo modo di agire, da parte di questa maggioranza è l’ubicazione della casa prefabbricata nel Terzo Piano di Zona, che nelle intenzioni doveva servire come sede decentrata per il vigile di quartiere, costata alle tasche dei contribuenti 5000 euro, che ad oggi è del tutto inutilizzata. La struttura non solo è abusiva, ma probabilmente fra un mese dovranno sbaraccarla perché è in scadenza anche l’autorizzazione provvisoria. Morale della favola, consumeremo altri 5000 euro per spostarla e dei vigile di quartiere neanche l’ombra. Ma l’urgenza e l’allarme sociale che ripetuti furti suscitano fra la popolazione, ci induce a chiedere al sindaco di agire in fretta poiché a Policoro si è raggiunto un livello di guardia nel deteriorarsi dell’ordine pubblico, che richiede misure ed interventi immediati che debbono coinvolgere anche il prefetto , e non può bastare un manifesto per lavarsene irresponsabilmente le mani.

venerdì 14 novembre 2008

Furti, cittadini invitati a vigilare


Leone:«Non c’è recrudescenza della criminalità, ma occorre stare attenti
POLICORO - Gli ultimi episodi di cronaca legati soprattutto a numerosi furti in appartamenti e in un'attività commerciale del centro jonico, creando anche un certo allarmismo sociale, sono stati al centro di un'interrogazione politica da parte del consigliere di opposizione in seno al consiglio comunale, Beatrice Di Brizio, del Partito democratico (Pd). L'interrogante ha
chiesto al primo cittadino, cui la legge gli attribuisce compiti di Autorità di pubblica sicurezza, quali sono le azioni che intende mettere in atto come deterrente a questi episodi di illegalità, visto che molti tutori della sicurezza sono impegnati nel controllo del Cara (Centro di accoglienza richiedenti asilo) temporaneo di via Lido. A fare le veci del sindaco, Nicola Lopatriello assente per motivi istituzionali, c'era il vice sindaco, Rocco Leone (An), il quale ha risposto sostenendo che il primo cittadino è costantemente in contatto con le forze dell'ordine, che cercano di controllare il territorio nella maniera più efficace possibile. Inoltre ha sostenuto come il sindaco e gli eletti non possono sostituirsi alle forze dell'ordine sul tema della sicurezza e che in
ogni cittadino dovrebbe avere la sensibilità di denunciare fenomeni contra legem. E a tal proposito la stessa amministrazione comunale ha fatto affiggere nei giorni scorsi un manifesto dove si invita la cittadinanza ad avvertire subito le forze dell'ordine in caso di movimenti anche sospetti. Infine, Leone ha sottolineato come a Policoro non ci sia una recrudescenza della criminalità organizzata, ferma restando la solidarietà nei confronti di chi ha subìto il furto, e si è augurato che gli autori degli stessi siano presto consegnati alla giustizia. (Il quotidiano della basilicata) Gabriele Elia

martedì 11 novembre 2008

Rissa nel centro di accoglienza di Policoro

Cinque cittadini extracomunitari - tre somali, un eritreo e uno del Burkina Faso - sono stati arrestati dai Carabinieri.I militari sono intervenuti nella notte per sedare una rissa scoppiata nel Centro di accoglienza di Policoro (Matera). Secondo quanto si e' appreso, alla base della rissa vi sarebbero motivi banali. Inoltre, alcune delle persone arrestate erano in 'evidente stato di ebbrezza'. Uno dei carabineri e' rimasto lievemente ferito, con una prognosi di 7 giorni.

Policoro: la maggioranza impedisce alle Maestre di parlare e loro, in segno di civile protesta, abbandonano il consiglio comunale


La maggioranza di centrodestra di Policoro ha impedito alle maestre di intervenire al consiglio comunale per discutere di un ordine del giorno presentato dal gruppo consiliare del PD sulla scuola. Direbbe Totò La casta è casta è va rispettata. Lor signori hanno deciso che governano e decidano loro chi deve parlare o no, certo la perdita di oltre 3000 posti di lavoro nella scuola in Basilicata non merita la stessa attenzione che questa amministrazione ha dato con un consiglio comunale aperto e monotematico su Marinagri.La maggioranza approva un documento ambiguo, che si dice preoccupato per i posti di lavoro , ma condivide la riforma della Gelmini che parla di 150 mila posti in meno in tre anni di cui molti in Basilicata . Difesa ad oltranza del maestro unico, visto che secondo il consigliere Suriano ( che riceve i complimenti del vicesindaco Leone per il suo intervento) l’attuale sistema è stato creato dai sindacati per moltiplicare gli insegnanti , maestre inutili anzi che potrebbero creare dei danni ai nostri bambini
A sostegno di ciò legge un lungo brano sottoscritto a suo dire da illustri uomini di cultura di sinistra. Dimenticando di dire che l’attuale modello di riferimento pedagogico della scuola primaria si ispira ai principi della scuola Barbiana di Don Milani , che è ritenuta da tutti di eccellenza , un modello di scuola che contrappone alla ricerca del benessere economico, della riuscita scolastica o professionale, quello che per Don Milani è il massimo delle aspirazioni: il piacere di sapere per non essere subalterni, e questo è inaccettabile anche per la destra Policorese
Assente il Sindaco. Era a una riunione dell’ATO provinciale, per la nomina del vice presidente e il collegio dei revisori , della serie la Poltrona è Poltrona. Poco importa se questo ente è inutile e costoso e a giorni sarà abolito con una legge regionale, intanto loro si occupano le poltrone lautamente pagate dalle tasse delle maestre inutili e dai fannulloni. Qualcuno si chiede : se si fosse parlato di Marinagri si sarebbe assentato?
Ma su scuola, cultura e maestre non c’è trippa per gatti.


Intanto il governatore della puglia Nicki Vendola ha annuncito Castel Volturno il varo di norme 'anti maestro unico. Intervenendo agli Stati regionali della Scuola del Sud, Vendola ha proposto di redigere assieme ad altre regioni una normativa che impedisca questo tipo di restringimento e regressione. Un'iniziativa che andra' avanti insieme con il ricorso alla Corte Costituzionale, che diverse Regioni stanno già' preparando.

Il 17/11 alle 18.00 presso la sala della parrocchia di p.zza Heraclea vi sarà un incontro sulla scuola dove interverranno i rappresentanti degli studenti dei genitori, insegnanti e sindacati. Gli organizzatori ci hanno assicurato che consentiranno a tutti di prendere la parola, anche ai consiglieri del centrodestra che ieri hanno messo il bavaglio alle maestre.

lunedì 10 novembre 2008

Alla ricerca della felicità con Vito De Filippo e Vincenzo Folino

E’ giunto il fine settimana e un barbarico grido di guerra risuona nei corridoi di Via Anzio: “Yes, week end!!!”
Di Maurizio Bolognetti, Segretario Radicali Lucani
Mentre Obama trionfa negli Usa usando parole d’ordine in grado di accendere i cuori e far sognare, da noi, i locali leader e capetti del PD sono sempre più immersi in scontri tribali per la conquista di un posto al sole.
Intanto noi altri attendiamo da mesi che il Presidente De Filippo dica il suo “Yes, we can” alla nostra proposta di realizzare un’ anagrafe pubblica delle attività degli eletti. Una riforma a costo zero che potrebbe riavvicinare i cittadini alla politica, rendendo realmente trasparenti le scelte operate dal Palazzo e dai suoi inquilini.
Triste destino il nostro! Ai cittadini degli Stati Uniti d’America tocca un leader che scuote le piazze, che con i suoi ispirati discorsi fa rivivere Martin Luther King e JFK, la “Nuova Frontiera” e il “New Deal” di F.D. Roosvelt; a noi, invece, il destino cinico e baro ha riservato grigi burocrati, che nella migliore delle ipotesi, come dice il mio amico Emanuele, ispirano la loro azione al motto “Yes, weekend”.
Ahimè, in via Anzio sono convinti che la “Nuova Frontiera” sia la presidenza di un Acquedotto o il sottoscala di una ASL, e sono altresì convinti che il “New Deal” sia l’ultimo modello super accessoriato della BMW.
E così mentre negli Usa si interrogano sulla “grande Depressione”, qui la depressione ce la fanno venire; invece di abbassare il prezzo del gas, la Giunta regionale farebbe bene a distribuire capsule di Prozac a tutti i lucani. Dopo un “Computer in ogni casa”, è giunto finalmente il momento di varare la soluzione finale: “Uno psicofarmaco in ogni casa”, sono certo che, se sapranno lavorare bene, troveranno anche una casa farmaceutica disposta sponsorizzare l’iniziativa, naturalmente previa concessione di un finanziamento pubblico a fondo perduto, e scaduto, per aprire un capannone in Val Basento. Che lo sappia Muccino, questo è l’unico modo che noi altri tapini abbiamo per poter andare alla “Ricerca della felicità”.
“Yes, weekend”…Speriamo che i nostri decidano di interromperlo questo lungo weekend e tornare alla politica e alla nobiltà della politica. Ne abbiamo e ne hanno bisogno.Presidente De Filippo, lo dica finalmente questo “Yes, we can”…all’Anagrafe Pubblica delle attività degli eletti. Un po’ di trasparenza non potrà che farvi bene

sabato 8 novembre 2008

Bankitalia: economia lucana è in crisi

POTENZA - Nel primo semestre del 2008 l'attività economica in Basilicata "ha ristagnato": la produzione del settore manifatturiero ha risentito dell’indebolimento della domanda e le esportazioni, fatta eccezione per le estrazioni petrolifere, sono cresciute a un ritmo più contenuto rispetto all’anno precedente (dal 21 per cento al 12,8) a causa della contrazione delle vendite di automobili e mobili.
I dati sono contenuti nello studio "L'economia della Basilicata nel primo semestre del 2008" realizzato su un campione di circa cento imprese con più di 20 addetti, e presentato stamani, a Potenza, dal direttore della filiale di Potenza della Banca d’Italia, Francesco Occhinegro.
In Basilicata un’impresa su quattro ipotizza la chiusura in perdita del bilancio 2008 (rispetto a una su dieci del 2007), e tre su quattro prevedono un 2009 in recessione. Diminuisce il fatturato dei servizi (- 3,7 per cento del commercio) e il numero di auto immatricolate (- 13,6 per cento) mentre è stabile il settore turistico e in lieve crescita quello dell’edilizia, per lo più grazie alle opere pubbliche

venerdì 7 novembre 2008

Pubblichiamo un commento che abbiamo ricevuto sul post - Obama :ha realizzato il sogno di Martin Luther King
Complimenti. Condivido pienamente il tuo pensiero. Mentre gli USA attuano cambiamenti epocali, con un rinnovamento generazionale che porta un nero di quarantasette anni ad essere il Presidente del più potente Stato del mondo, realizzando "quel sogno", noi abbiamo un Paese in cui autentiche cariatidi occupano il potere, cristallizzandolo. Le decine di milioni di americani che hanno votato Obama hanno espresso coraggio, desiderio di cambiare e di crescere, credendo in un progetto per il loro Paese.
Ed è impressionante anche la reazione dei Repubblicani americani che, dopo la sconfitta, hanno investito nel progetto del nuovo Presidente, confidando nel fatto che lo stesso, sebbene secondo il suo punto di vista, lavorerà per il bene comune.
Da noi si vota non chi ci prospetta un progetto comune, ma chi ci promette il posto di lavoro, magari in un call center e con i fondi della formazione, chi ci elargisce un incarico professionale, magari pretendendo di poterti guidare e limitare nel modo e nella misura dell'espletamento della tua attività professionale, chi ci caldeggia la pratica di un finanziamento pubblico, chi si adopera per una variante urbanistica, magari per far diventare lecito ciò che lecito non è e così via.
Ecco, la differenza tra noi e gli americani è questa: da noi la classe dirigente lavora per il consenso, da loro lavora per il bene comune (partendo, ovviamente, da punti di vista differenti), per la democrazia e per la libertà; da noi gli elettori votano per il proprio spicciolo ed immediato tornaconto (a livello comunale, anche una convergenza gratuita può divenire motivo di scelta del candidato - in fin dei conti 40 euro risparmiati sono meglio di niente - cosa ci si aspetta di più dal proprio voto?), da loro si vota per un progetto comune da cui, certo, si auspica anche una ricaduta in termini personali (migliori regole, per il funzionamento dei mercati finanziari, avrebbero consentito a molti americani di non precipitare nel baratro di mutui da non poter onorare, perdendo, magari, la casa).
Suscitano ilarità i PD nostrani che contrabbandano la vittoria di Obama per loro vittoria: tra Veltroni ed Obama vi sono esattamente le stesse differenze che vi sono tra il nostro sistema ed il sistema americano che, sopra, per alcuni aspetti, si sono sintetizzate.
E così, mentre i nostri PD si trastullano, immeritatamente, per la vittoria di Obama, non si occupano, come dovrebbero fare, non già di questo o quel singolo tema, ma della deriva della nostra democrazia e della nostra libertà.
Un tempo la strategia della tensione era una supposizione difficilmente dimostrabile.
Oggi è palese, documentata, dichiarata e, finanche, rivendicata (Cossiga).
Un tempo il progetto di Gelli era il progetto segreto di un'inquietante organizzazione segreta.
Oggi, Gelli, in televisione, rivendica quel progetto, dice che lo stesso si sta attuando e che Berlusconi è l'uomo adatto per realizzarlo compiutamente.
Ed i tifosi del "Bar Sport Obama", invece di scendere in piazza per protestare contro tutto ciò, fanno le passerelle televisive per dire che loro sono come Obama e che anche "We can". Ma con chi? Con loro che non si sono neanche più di tanto scaldati per il fatto gravissimo che squadre di fascisti hanno invaso il Centro di Produzione RAI per intimidire e tappare la bocca a quel che rimane di un'informazione che fa il suo mestiere.
Altro che "We can"!
Cari PD, attenti, perchè, mentre l'America cammina con Obama, qui dobbiamo temere che qualcuno faccia diventare i corridoi del vostro Parlamento bivacco per le sue truppe.
Anonimo

mercoledì 5 novembre 2008

Veltroni: Io l'Obama mady in Italy

Intervista in diretta a Berlusconi dopo la vittoria di Obama:

Giornalista: "Allora Presidente, come vede la vittoria di Obama?
"Berlusconi: "Era prevedibile. Sicuramente ha seguito i consigli che gli ho dato quando è venuto in Italia."
G: "Mah... veramente Presidente, Obama si è fermato in Francia e Regno Unito, ma in Italia non è venuto.
"B: "Cribbio! Ecco la solita disinformazione della Sinistra. Io non ho mai detto che Obama è venuto in Italia."
G: "Bene Presidente, passiamo ad un altro argomento. Cosa ne pensa delle dichiarazioni di Gasparri?
"B: "Il Ministro Gasparri, che ha avuto l'onore di dare il suo nome ad un ottima legge, dice cose sempre ragionate e sensate, ed io condivido in pieno le sue dichiarazioni."
G: "Ma veramente Presidente, Gasparri è nella bufera per aver associato Obama ai terroristi di Al Qaeda."
B: "Diamine! Si Contenga! Non mi metta in bocca parole che non ho detto. Io non approvo quello che ha detto Gasparri. A proposito cosa ha detto?"
G: "Lasciamo stare Presidente. Cosa ne pensa di un nero alla Casa Bianca?"
B: "Siamo solidali con gli USA per il problema dell'immigrazione clandestina. Chiederò al Ministro Calderoli di recarsi negli USA per offrire il nostro aiuto per arrestare e cacciare questo immigrato da questa Casa Bianca."
G: "Ma Presidente... il nero è Obama e la Casa Bianca è la residenza Presidenziale."B:
"Basta!!! Voi giornalisti appecoronati alla sinistra dite sempre falsità per screditare il governo con frasi ed azioni mai compiute. Si vergogni. Voi fate un USO CRIMINOSO della tv pubblica pagata col canone dei cittadini."
G: "Ma Presidente... io sono Riotta, non mi riconosce???"B:
"Ecco, lei è un Eversivo Riottoso. Darò istruzioni dettagliate al Ministro dell'Interno su come usare la forza pubblica contro voi sinistri, ma io non l'ho mai detto."
Libero dalla Guerra

Obama :ha realizzato il sogno di Martin Luther King

Riceviamo e Pubblichiamo
l'atra notte l'ho praticamente passata in bianco, cercando di non ascoltare gli stupidi commenti dei soliti "prezzemolini" che fanno gli opinionisti in qualsiasi trasmissione di qualsiasi televisione. Volevo numeri, e volevo vedere le facce degli americani. Da quando è apparso Obama mi sono sentito un po' americana anche io. Giovane quanto basta, gradevole, carismatico, pacato e profondo. La speranza per un futuro che deve cambiare, per forza. Ho votato simbolicamente anche io per questo sogno che si concretizza.E mentre guardavo i volti bellissimi, gli sguardi luminosi, le lacrime e le risa dei suoi sostenitori, ho pensato a noi, e mi è venuto un gran magone.Nonostante o proprio a causa di Bush, questo paese dalle mille contraddizioni che sono gli Stati Uniti D'America ha trovato la forza per reagire e dare vita al sogno di Martin Luther King e di tutti "gli uomini di buona volontà". Proprio mentre il resto del mondo cerca di proiettarsi verso un futuro fatto di speranza e salvezza, noi abbiamo la riesumazione delle salme in televisione. Gelli, Andreotti, Cossiga, che nel rincoglionimento più totale, inneggiano al mito fascista della loro gioventù per dare legittimazione a questo governo sgangherato di stupidi idioti arroganti quanto ignoranti che stanno dando spazio a squadracce violente e armate sempre più spavalde e certe di qualsiasi impunità. Piccoli omuncoli di un piccolo paese sospeso in un tempo immobile, la nostra perpetua classe imprenditoriale-politico-clericale è riuscita ad infettare tutto. "Il fascismo è cosa buona e giusta e la mafia è il suo profeta" sarà a breve il nuovo credo, tradendo quello mussoliniano che, almeno quello, la mafia la combatté davvero.Spero che Obama possa avere l'opportunità di cambiare veramente qualcosa, anche se a cominciare da un certo Gesù, pare ricorrente che gli uomini giusti vengano eliminati presto dalle carogne che risultano essere immortali.
Maria G.,

martedì 4 novembre 2008

Albina Colella e la malauniversità lucana

tratto da www.ateneopalermitano.it di
Francesca Patanè
direttore responsabile di "Ateneo Palermitano"
M come Milano, O come Otranto, e poi Bologna, Bologna, Imola, Napoli, Genova. In una parola: mobbing.E’ quello che persino il Tar della Basilicata, parlando di "strategia persecutoria nei confronti della ricorrente", ha dovuto riconoscere alla professoressa Albina Colella - in rotta di collisione con il rettore dell’Ateneo Antonio Mario Tamburro - nel suo ruolo di direttore del Dipartimento di Scienze geologiche.E se la situazione della professoressa Colella è sempre più critica - il mobbing, ricosciuto o meno formalmente, poco importa, è comunque un fatto di grande sofferenza per le vittime - la situazione del Dipartimento di Scienze geologiche dell'Ateneo della Basilicata non è meno critica. E neppure tanto "riservata" se le sue vicende riescono sempre a tracimare gli argini della “discrezione” accademica.Forse anche per le clamorose dimissioni, la scorsa estate, del suo direttore Luigi Coppola (che sulla lettera pare abbia attribuito la responsabilità alle carenze di risorse e alla mancanza di autonomia della struttura); o perché il Dipartimento già due volte è stato commissariato (singolare la decisione di commissariare un Dipartimento, e ancora più singolare se a uno stesso Dipartimento capita due volte): la prima nel 2004, la seconda a settembre di quest’anno. Oppure per la scelta – anche questa singolare – dei commissari: nel 2004 un virologo, Pasquale Piazzola, lo scorso settembre un fisico – Nicola Cavallo - del Dipartimento di Chimica dove insegna lo stesso prof. Tamburro (ma i docenti del Dipartimento di Scienze geologiche non sarebbero stati più idonei a rivestire il ruolo di direttori di quel Dipartimento? Noi riteniamo di sì: nella “sostanza”, per la loro specializzazione, ma anche nella “forma”, leggasi Statuto dell’Unibas, n.d.r.).Ma torniamo ad Albina Colella, la cui storia, tra chiari e scuri, stiamo seguendo in ogni (sconcertante) passaggio e le cui vicende di malauniversità sono legate a doppio filo a Toghe Lucane e all'affaire Marinagri (per antefatti e approfondimenti clicca qui).Stavolta registriamo una vittoria, per la prof dell'Unibas, una vittoria indiretta, ma pur sempre significativa, che riguarda proprio Marinagri di Policoro, il megavillaggio turistico costruito sull'acqua e "denunciato" dalla professoressa Colella.La Seconda Sezione della Corte di Cassazione ha infatti deciso di confermare il provvedimento di sequestro disposto dall’ex Pm di Catanzaro, ora giudice a Napoli, Luigi De Magistris, e ha respinto il ricorso del patron di Marinagri Vincenzo Vitale con una motivazione capestro: inammissibile per manifesta infondatezza.Il cantiere di Marinagri è fermo dallo scorso 17 aprile, giorno in cui la Guardia di Finanza vi ha opposto i sigilli per la seconda volta, dopo la chiusura del febbraio dell’anno scorso e la successiva revoca del provvedimento – a marzo del 2007- da parte del Tribunale del Riesame di Catanzaro. (E intanto Albina Colella se ne sta sempre a casa sospesa dal servizio, come disposto dal suo magnifico rettore Tamburro, e aspetta i prossimi eventi, dopo aver comunicato, al prof. in questione, la sua indisponibilità a tornare, come un tempo, direttore del Dipartimento).

Vendola : quella della Gelmini non è una riforma

“In quest'Aula oggi il rispetto delle Istituzioni viene usato come un'arma. Mi è stato contestato dalle opposizioni di non avere partecipato alla prima parte della seduta, ma ho ritenuto doveroso andare a ricevere il presidente del Senato e il ministro delle Regioni, intervenuti alla cerimonia del 4 novembre nel Sacrario ai Caduti Oltremare".
Lo ha affermato il presidente Nichi vendola intervenendo nel dibattito dedicato ai temi della scuola in consiglio regionale.
"Un altro appunto che mi è stato posto come presidente ha messo in discussione il mio essere vicino agli studenti - ha aggiunto - mi è stato chiesto se sia lecito esercitare l'ascolto di questa generazione più sfortunata delle altre, che ha dovuto bersi un totalitarismo televisivo senza precedenti, una generazione miracolosa ch'è uscita dalla scuola per ragionare della scuola.”
“Sono stato vicino a quegli studenti - ha proseguito Vendola - perchè consideravo importante andare a sentire da loro quali fossero le necessità, le urgenze, le analisi. Quando la politica si occupa dei giovani? Quando si ferma a riflettere? Hanno davanti un futuro fondato sul paradigma della precarietà, che ora si estende anche alla formazione." Secondo Vendola "è curiosa l'inversione logica ch'è stata compiuta in questo dibattito. La platea dei lavoratori della scuola meno pagata in Europa e tra i meno pagati in Italia, è stata presentata come una casta nemica del cambiamento. Come possono essere una casta gli insegnanti, stipendiati a 1300 -1400 euro al mese?. Come possono esserlo dei lavoratori che da tempo aspettano il cambiamento, sono, da lustri vogliono avere il diritto di parlare?." "Quella della Gelmini - ha incalzato Vendola - non è stata una riforma. Quella l'hanno prodotta giorno dopo giorno un esercito di straordinari maestri e maestre. La scuola è sempre stata oggetto di un dibattito forte che ha avuto soggetti parlanti, anche se le conquiste che abbiamo strappato una dopo l'altra hanno sempre trovato un Rocco Palese che diceva ". "Non si può non fare - ha aggiunto - abbiamo o non abbiamo un problema gigantesco davanti? L'Italia è un Paese dove si è bloccata la mobilità sociale, nel quale è tornata una questione di classe, nel quale una porzione del ceto medio è scivolata verso la povertà.Nel dibattito è stato demonizzato il '68. Quell'anno fatale è stato tante cose, è stato anche Don Milani, che guardava alla scuola come centro di riproduzione sociale"."Per tutto questo - ha proseguito - lunedì prossimo, nella sede istituzionale, riproporremo alle altre regioni di contrastare con una proposta di legge la figura del maestro unico, anche in considerazione del referendum ch'è stato annunciato. E sulla rete scolastica? A suo tempo, quando si voleva chiudere la scuola elementare di Bari Vecchia, ho contestato il ministro Berlinguer. È inutile parlare di sicurezza sociale quando si vogliono cancellare le scuole nelle periferie. Bisogna difenderle, invece, le periferie. È inutile fare la corrida in Consiglio sul Gargano, sul Foggiano, se non ci si batte per i diritti delle zone svantaggiate.”
“E per la scuola pubblica, per l'università pubblica - ha concluso - sono il fondamento della nostra democrazia. Ho ritenuto doveroso andare con i giovani, laddove si raduna la speranza".
-Paese Nuovo-

IO STO CON OBAMA

Avevo seguito con molta attenzione anche le precedenti primarie, quelle del 2004, dove bisognava decidere lo sfidante per il partito Democratico di George Bush. Allora parteggiavo per John Edwards che si faceva paladino e portavoce di quello che noi chiameremo liberalismo sociale: più attenzione per gli emarginati, per i meno abbienti, per coloro che sono privi di assistenza sanitaria, per gli abitanti delle periferie degradate, per i pregiudizi razziali, per l’ambiente, per i disoccupati. Un bianco che andava tra i neri e tra i tanti debole della società americana per parlare dei loro diritti. Poteva essere il nuovo Robert Kennedy. Non vinse quelle primarie ma fu scelto come candidato alla vicepresidenza nel ticket Kerry-Edwards. Quelle elezioni presidenziali andarono come tutti sappiamo e comunque a queste primarie il mio favore era ancora con lui (anche se le probabilità che si aggiudicasse la nomination sapevo essere poche), poiché in quel formidabile paese che sono gli Stati Uniti solo Dio sa quanto ci sia bisogno di una maggiore attenzione (e maggiori investimenti) per l’inclusione sociale di una larghissima porzione di cittadinanza.
Prima di tutte queste riflessioni però non avevo mai ascoltato alcuni discorsi di Barack Obama. Avevo letto della sue doti di oratore-predicatore ma non ci avevo dato molta importanza, l’opinione pubblica è sempre alla ricerca del “messia”, del fenomeno che fa audience, di qualcuno da rendere una star. Avevano assolutamente ragione invece. Prendendo in prestito le parole espresse da Mario Vargas Llosa possiamo dire che all’interno delle coordinate politiche degli Usa, Obama ha determinato, in un momento difficile d’incertezza economica, di divisioni e di odio politico interni e, per quanto riguarda l’estero, di disamore verso gli Stati Uniti a causa della guerra in Iraq, un movimento di grande entusiasmo e di speranza, in particolare tra gli elettori indipendenti e i giovani. In essi, curiosamente, si mescolano reminiscenze di ciò che fu la mobilitazione in difesa dei diritti umani e dell’integrazione razziale guidata da Martin Luther King e l’impatto determinato nella vita politica dall’irruzione di John Kennedy e del suo messaggio di riformismo idealista.
I discorsi di Obama rappresentato una chiamata, come quelli di John Edwards d’altronde, all’unità, al di là delle differenze partitiche, etniche o religiose, per dare battaglia alla povertà, alla crisi economica, al terrorismo, per instaurare un’assicurazione sanitaria estesa a tutti e per difendere l’ambiente. Obama rifugge dai cliché e dai luoghi comuni del linguaggio politico, trasmette convinzione, freschezza, sentimenti e quell’ingenuità che è, a volte, bersaglio dello scherno di quanti sono convinti che il «sogno americano» sia solo un’invenzione dei creativi della pubblicità. Questo figlio d’un africano e d’una bianca del Kansas d’origine nordica che, grazie al proprio talento, ha studiato nella migliore università degli Stati Uniti, Harvard, (proprio come Michelle, sua moglie) e, dopo aver conseguito un’eccellente formazione, invece di andare a farsi ricco in un grande studio di avvocati a New York o tra gli executive d’una multinazionale, ha preferito seppellirsi per dieci anni nei quartieri più miserabili di Chicago, lavorando per gli emarginati e i senzalavoro con l’intento d’offrire loro le risorse politiche e culturali per farli uscire dalla povertà.
Barack Obama è il primo dirigente di colore degli Usa che ha toccato, contemporaneamente, il cuore dei bianchi, dei neri e degli ispanici con un linguaggio che non si richiama mai alla propria condizione razziale. Nelle sue interviste brillano per la loro assenza sia il vittimismo, sia il razzismo ed è costante il richiamo a superare le barriere artificiali alzate dalle ideologie, dal razzialismo (da non confondere con il razzismo benché sia da esso contaminato) dal femminismo e dall’ecologismo, appoggiandosi ai valori superiori di libertà, giustizia, legalità e opportunità, educazione e sicurezza per tutti, senza eccezioni. Si tratta, indubbiamente, di idee semplici, generali, ma che hanno fatto vibrare milioni di nordamericani, ricordando loro, di colpo, che la politica può essere qualcosa di più generoso e di più sincero rispetto alla versione che di essa danno i politici di professione.
John Edwards sarebbe un ottimo presidente ne resto convinto, però Obama trasmette qualcosa più: la mistica sensazione di poter migliorare il mondo. Per uno statista questo è tutto. Io sto con lui.

Quei rifiuti nucleari che si trovano a Rotondella

ALL’ITREC di Rotondella, da 30 anni, un impianto è attivo solo per mantenere in sicurezza le barre di uranio e torio che gli americani ci hanno lasciato in custodia e di cui non sappiamo cosa farne. Così la trasmissione Report andata in onda l’altro ieri sera su Rai tre ha riportato alla ribalta la questione del nucleare che non riguarda solo la Basilicata ma anche altre regioniitaliane. La puntata del programma condotto in studio da Milena Gabbanelli ha affrontato il tema: de “L’eredita”.
Dove l’eredità è quella del nucleare. Spegnere le centrali dopo che il referendum dell’87 aveva abrogato il nucleare è costato agli italiani circa 9 miliardi di euro. Soldi usciti dalle tasche delle famiglie con le bollette della luce per risarcire l’Enel del mancato guadagno e per mantenere in sicurezza gli impianti, che dopo 20 anni sono ancora lì con tutto il loro carico radioattivo. Un'eredità che nessun governo fino a oggi ha saputo affrontare. Ci avrebbe dovuto pensare la Sogin, una società pubblica nata nel 1999 al momento della privatizzazione, da una costola dell'Enel. «Ma fino a oggi - ha sostenuto Sigfrido Ranucci, autore del servizio la Sogin ha solo provveduto ad allontanare le barre di combustibile dagli impianti e neppure da tutte». Altre 47 barre, contenenti 150 kg di plutonio sono in quella di Trino Vercellese: entrambe sono sulla riva del fiume più grande d’Italia. Nella centrale del Garigliano non sanno più dove mettere i rifiuti, in quella di Borgo Sabotino hanno il problema della grafite radioattiva che non si può spostare se non si trova il sito definitivo. A La Casaccia a 25 chilometri da Roma c’è il più grande deposito di rifiuti radioattivi d’Italia, circa 7 milametri cubi ed è al limite. Ci sono poi 5 chili di plutonio che possono essere usati per fini militari e che da due anni sono in un deposito dove l’impianto antincendio, dopo aver provocato u’'esplosione, deve ancora essere omologato. A Saluggia il problema più grande l’hanno avuto per lo svuotamento di una vecchia piscina che dal 2004 perdeva liquido radioattivo minacciando la falda: avrebbe causato un centinaio di casi di contaminazione interna. Alla fine sul territorio italiano si contano oltre 30.000 metri cubi di rifiuti radioattivi, che diventeranno 120.000 dopo lo smantellamento delle centrali previsto per il 2020. Tutta roba che dovrebbe essere seppellita in un deposito nazionale. Nel 2003, dopo il fallimento di Scanzano Jonico, il governo Berlusconi aveva dichiarato che sarebbe stato ultimato entro dicembre. Ma oggi del deposito non si sa ancora nulla.

domenica 2 novembre 2008

Storia di ordinaria Ingiustizia



Quando il capitano Salvino Paternò, Comandante della Compagnia di Policoro, si imbattè nel caso dei "fidanzatini di Policoro" (Luca e Marirosa trovati senza vita nella stanza da bagno il 23 marzo del 1988) si accorse subito che le indagini sino ad allora svolte erano state condotte con estrema approssimazione. Nel corso degli eventi successivi al suo interessamento ebbe a formarsi un’idea ben più precisa e, purtroppo, grave di tanta inspiegabile (apparentemente) approssimazione. Riportiamo alcuni stralci delle dichiarazioni rese dall’Ufficiale (oggi colonnello) al Dr. Luigi de Magistris nell’ambito del procedimento "Toghe Lucane". Non abbiamo le risposte agli interrogativi che pone il Colonnello Paternò alla ricerca di spiegazioni circa il comportamento del magistrato Dr. Vincenzo Autera che, con le sue decisioni, ostacolò di fatto ogni tentativo di giungere ad una qualche attendibile ricostruzione dei fatti, delle circostanze e delle testimonianze di quanti erano a vario titolo coinvolti nella tragica vicenda umana dei due ragazzi di Policoro. Forse potrà giungere ad una qualche comprensibile verità, l’inchiesta che è stata incardinata presso la Procura di Salerno e che vede il citato magistrato imputato per favoreggiamento. Paternò: "… non lo so, se serve una mano per interrogare VALECCE, perché insomma un consulente tecnico che arriva a fare una cosa del genere (perizia accertata come falsa), un motivo sotto ci deve essere! Il Dottore Autera disse: No, non é necessario, ho disposto una nuova consulenza tecnica, ho dato l’incarico al professore STRADA e quindi per il momento aspettiamo l’esito di questa consulenza tecnica, non ci muoviamo. Il professore STRADA fa la sua consulenza, conclude con l’ipotesi sempre di morte accidentale dovuta ad avvelenamento da monossido di carbonio. Ora, io non sono un criminologo o un esperto, però insomma a me, ad intuito sbirresco, era una cosa che... cioè praticamente che non aveva senso… Il Dott. Strada concluse la sua perizia con quello che apparve subito come un altro e forse ancor più clamoroso "errore" peritale: morte per monossido di carbonio. Continua Paternò: "…E a questo punto insomma, vado dal dottore Autera e gli dico: Allora, l’avvelenamento da monossido di carbonio non regge e qua c’è la dichiarazione della Giannotta (madre di Marirosa, ndr), la porta era aperta e d’altronde lo stesso professore STRADA che si é preso tutti gli atti, basta che leggeva il verbale della Giannotta reso nell’88, a pochi giorni dall’evento, se ne sarebbe potuto rendere conto. Io continuo a sostenere che per me é un evento omicidiario, che andrebbe approfondito, io Le chiedo la delega per le attività investigative". Il dottore Autera a questo punto decise di fare una nuova consulenza tecnica". Il racconto del Col. Paternò, a questo punto viene interrotto dalla domanda dell’Ufficiale di PG: "La terza consulenza"? "La terza, la terza..." è la risposta perentoria del Colonnello. Dott. De Magistris: "delega voi"? Paternò Salvino: "No, delega ancora niente". Il terzo incarico peritale, il Dr. Vincenzo Autera lo conferì al Prof. Umani Ronchi di Roma. Della sua perizia Salvino Paternò riferisce: "…il professore Umani Ronchi, io partecipai a questa riesumazione, individuò nella regione occipitale della ragazza una ferita lacero contusa di sette centimetri di lunghezza. Quindi una notevole fuoriuscita di sangue c’era stata per quel caso. E quindi loro conclusero che non c’erano elementi per escludere il duplice omicidio, ma c’erano elementi per escludere qualunque morte accidentale. Ecco, a questo punto, finalmente, chiedo la delega per le indagini... di aprire un caso per omicidio. Sennonché viene disposta una nuova consulenza tecnica, quella al professore dottor Lattarulo, il quale conclude nuovamente per morte per elettrocuzione". Nella "fredda" trascrizione presente in atti, non è dato di cogliere il tono della voce né l’espressione del viso della domanda-replica del Dr. De Magistris: "La delega non ve l’ha data ancora?". È facile immaginare il sussulto con cui De Magistris avrà posto la domanda, lo stesso sussulto che qualsiasi persona di buon senso e normali funzioni cerebrali avrà provato nel leggere questo assurdo resoconto. Risponde Paternò Salvino: "No. Morte per elettrocuzione". La delega il Colonnello Paternò non la ebbe mai. Né l’hanno avuta i carabinieri di Policoro alla riapertura del caso relativo al duplice omicidio di Luca e Marirosa nella primavera del 2008. Ma anche questa volta, singolarmente, alla richiesta di una nuova e completa perizia autoptica e radiografica avanzata dalla madre di Luca la Procura di Matera ha risposto senza rispondere. La D.ssa Defraia ed il Dr. Chieco hanno trasmesso gli atti all’Unità Analisi Crimine Violento di Roma. Chiedendo loro se ritengono opportuno, ai fini dell’indagine, eseguire gli esami richiesti. Una scelta propria dei titolari delle indagini demandata ad un organismo che, solitamente, le indagini le esegue. E su questa richiesta di valutazione si sono consumati altri sei mesi di inoperosità. Cosa impedisce di procedere, finalmente, ad accertare le responsabilità in questo efferato, duplice omicidio? (Tratto dal Il Resto )

sabato 1 novembre 2008

Il federalismo delle scorie e delle risorse, i parlamentari lucani e la secessione della Lucania

E' scontato ribadire la nostra netta contrarietà al deposito nazionale, al segreto di stato sulle attività legate all'energia e alle scorie nucleari, né tanto meno accettiamo imposizioni da un governo trasversale che ha come unico interesse quello di una lobby nucleare che ha bisogno di fondi per sostenersi e che vuole creare un business immediato nel commercio di rifiuti nucleari prima di approdare alle lontane centrali nucleari. Se lo stato ha a cuore la sicurezza chiuda il vecchio ciclo del nucleare sistemando in sicurezza i rifiuti ove si trovano ed ove è possibile, senza generarne altri.Invece di aprire un nuovo e pericoloso nucleare, un altro in modo per spillare soldi nella bolletta elettrica ai cittadini. Per Trisaia se ci liberiamo delle scorie americane di III attività-barre di ELk River (restituendole come da contratto all'america) il sito è declassato dalla sua pericolosità e può essere riconvertito produttivamente per il territorio.Con Il nuovo ddl sull'energia collegato alla finanziaria che ha avuto il via dalla commissione attività produttive e che approderà nelle aule del parlamento si vogliono distruggere i controlli sull'ambiente, la ricerca sulle energie rinnovabili, le garanzie per un sicuro decommisioning , privatizzare la gestione delle scorie nucleari e accaparrarsi i fondi legati al Cip 6:-

La fusione di Apat in Ispra rischia attualmente di distruggere le attività di controllo svolte attualmente da 700 precari che rischiano di perdere il posto di lavoro.


La privatizzazione della gestione delle scorie nucleari è un grave pericolo per la tutela della salute pubblica, attualmente non abbiamo sufficienti garanzie dagli organi pubblici di gestione (vedi Sogin) figuriamoci da aziende gestite quasi completamente dai privati Nel frattempo la nuova società di gestione delle scorie gestirà i fondi della bolletta elettrica per il decommisioning, come se non bastassero i ritardi di Sogin. Ossia la strategia del business manageriale dove più tempo passa per il decommisioning più soldi si riescono a scippare dalla bolletta elettrica per altre attività.- Il commissariamento e lo smembramento dell'Enea e di conseguenza della ricerca sulle energie alternative.-


Il tentativo di accaparrarsi i fondi del Cip 6, quelli destinati in bolletta elettrica alle energie rinnovabili mentre l'unione europea ha bocciato nettamente il tentativo di assimilare come energia rinnovabile il nucleare. Altro che nucleare economico fatto dai privati come vuole fare credere l'a.d. Quadrino dell'Edison che vedeva bene Scanzano come sito idoneo per le scorie nucleari. -


La creazione di agenzia nucleare vuole accentrare il potere decisionale sulle autorizzazioni su dove ubicare centrali e depositi di scorie, genera una profonda ferita nella democrazia di una repubblica dove autorizzazioni importanti possono essere concesse senza sentire il parere delle amministrazioni con riti abbreviati.


Fa paura il modo approssimativo e irresponsabile della lobby nucleare che rispolvera vecchi progetti come la centrale nucleare sul Sinni o il deposito di scorie nei Calanchi. La penuria di moneta fa rispolverare vecchi progetti che non trovano più riscontro nella realtà in considerazione dello stato dei luoghi e delle loro variazioni climatiche e morfologiche nonché dei criteri di sicurezza valutati negli anni grazie alla tecnologia e alla conoscenza. E' distruttiva la politica del decommisioning mondiale dove la lobby nucleare vuole fare affari con i rifiuti nucleari sparsi per il mondo, il deposito nazionale che vogliono realizzare nel nostro paese nasconde purtroppo anche questo enorme business. I famosi prati verdi del progetto Sogin scompaiono nei nuovi piani industriali, questo significa che in ogni sito nucleare può essere utilizzato al bisogno per nuove attività nucleari, perciò non può nemmeno bastare un sito nazionale di scorie.


Ai Parlamentari Lucani chiediamo quindi di ricordarsi la terra da cui provengono e della grande mobilitazione pacifica di Scanzano.Gli chiediamo di non votare alcun emendamento indipendentemente dal proprio partito di appartenenza che mira a distruggere la ricerca sulle rinnovabili e a finanziare i progetti di una lobby nucleare spregiudicata, che invece di generare energia a basso costo ha bisogno di fondi per mantenere se stessa prima che scompaia. Di salvare il centro ricerche Enea della Trisaia da morte sicura.Nel centro della Trisaia stati investiti ingenti fonti della legge 64 e persino fondi del patto dei giovani. Nel centro si rischia di alimentare nuova disoccupazione a seguito della fuga già in atto di attrezzature come denunciato dai sindacati dei lavoratori. Per cui è auspicabile una riconversione produttiva come proposto da No Scorie in più occasioni(facoltà universitaria dell'energia rinnovabile).Inoltre chiediamo la restituzione di una parte dei 100 Ha di suolo (il 50% impegnato da Sogin e un 20% da Enea), in pratica circa 30 Ha da utilizzare per attività produttive per la comunità Rotondellese.


Di non votare ddl per finanziamenti legati al Cip6 che assimilino il nucleare alle energie rinnovabili.Di chiedere invece bilanci chiari e trasparenti su come invece sono spesi i soldi del decommissioning della bolletta elettrica. Di non legiferare il federalismo senza considerare le scorie che altri ci vogliono portare e le risorse che invece ci depredano sistematicamente, mentre ci chiudono scuole e d ospedali.Di ricordarsi quindi che esiste un federalismo delle scorie e delle risorse, se vogliamo riconoscerci italiani, diversamente ben ritorni il Regno delle due Sicilie o meglio una secessione democratica della " Lucania".