venerdì 30 luglio 2010

Si torna ad indagare sulla morte di De Mare

Dopo Elisa, Ottavia e i fidanzatini un’altra storia «rispolverata»

FILIPPO MELE
• «Occorrebbe indagare su quanto avveniva nella centrale del latte di Terzo Cavone, riascoltare l’ispettore Franco Ciminelli, capire perché il procedimento Ostuni (a carico di Pietro Ostuni, a capo del locale commissariato di Polizia nel 1994, ndr) si bloccò, e sapere perché Ciminelli fu all’improvviso trasferito». Lo ha detto don Marcello Cozzi, coordinatore regionale dell’associazione antimafia Libera, nel corso della serata «Ricordando Vincenzo De Mare» svoltasi nel centro del Metapontino in occasione della ricorrenza dell’assassinio. Così, di fatto, il caso dell’omicidio De Mare, avvenuto in un podere di contrada Terzo Caracciolo, il 26 luglio 1993, 17 anni fa, è stato riaperto dopo la sua seconda archiviazione come «delitto commesso da ignoti». Una riapertura, si badi bene, «civile» a cui serve il crisma istituzionale. Un appello in tal senso è stato rivolto alla magistratura dai partecipanti all’iniziativa. Una ricorrenza, tra l’altro, che ha sancito la riappacificazione tra la famiglia dello scomparso e la municipalità ionica con una stretta di mano tra Daniela De Mare, la figlia avvocato di Vincenzo, ed il sindaco Salvatore Iacobellis. In passato, i De Mare avevano sempre denunciato l’omertà di Scanzano. E le istituzioni locali avevano rimosso il fatto di sangue. «Chiediamo scusa – ha detto Iacobellis – per quanto avvenuto in questi anni in cui questa realtà non ha ascoltato il grido di aiuto della famiglia di un uomo onesto morto per mano assassina». Una riappacificazione ritenuta importante da don Cozzi: «La presenza di Daniela, ma anche di Stella e di Amedeo, sorella e fratello di Vincenzo, è essenziale. Per noi combattere insieme alla famiglia significa avere più forza nella ricerca della giustizia». Ed importante è stato ritenuto dal coordinatore di Libera, rappresentata nella serata anche da Franco De Vincenzis, il dato che Daniela ha acquisto il carteggio dell’inchiesta archiviata nel luglio 2009: «Quando un familiare prende le carte per studiarle siamo ad un buon punto. La storia di De Mare, come quella di Elisa Claps e di Luca Orioli e Marirosa Andreotta, non finisce qui». Una frase ripetuta anche da Iacobellis, De Vincenzis, e Daniela. Quest’ultima, tra la commozione, dopo aver ricordato la perdita, a 18 anni, del suo papà, ed il grande dolore vissuto con la mamma, Nicolina Di Nuzzo, scomparsa senza conoscere il volto degli assassini del marito, e con il fratello Davide, ha chiesto che la magistratura «riprenda i fili dell’inchiesta raggiungendo, qualunque essa sia, la verità». Ma è stato don Cozzi ad indicare i nuovi elementi che spingono per la riapertura delle indagini: «Occorrerebbe chiarire come mai nel decreto di archiviazione abbiamo ipotetici mandanti e killer ma si dice che non si è proceduto perchè un teste non ha verbalizzato le sue dichiarazioni. Ed il movente va cercato all’interno della centrale della Latte Rugiada spa per cui lavorava De Mare. Occorrerebbe riascoltare quanti vi lavoravano all’epoca dei fatti». Ed anche qualche inquirente. «Sì, - ha convenuto don Cozzi. forse bisognerebbe riascoltare l’ex ispettore Franco Ciminelli (che per primo indagò sulla pista dei traffici di rifiuti, ndr), e capire perché il famoso procedimento Ostuni si fermò all’im - provviso. E perchè Ciminelli fu mandato via? Che cosa aveva scoperto di così scottante? La magistratura riaprirà il caso». (tratto dalla gazzetta del mezzogiorno)

giovedì 29 luglio 2010

Policoro: POLVERE. I CITTADINI PROTESTANO

POLVERE. I CITTADINI PROTESTANO
Via Agamennone è ancora sterrata. Disagi infiniti
NICOLA BUCCOLO
• P O L I C O R O. «Siamo un gruppo di amici con numerosi bambini in tenera età, grazie al Signore. Proprio per il loro bene e per vederli giocare liberamente, abbiamo deciso di acquistarevarie villette in via Agamennone,in modo da permettere loro di godere tutti insieme di un posto tranquillo e rilassante. Ma la strada in questione è sterrata e manca del manto stradale. Lascio immaginare gli innumerevoli inconvenienti a cui dobbiamo quotidianamente far fronte, fango, buche, polvere, ecc. Quando piove poi non si può percorrere la strada e siamo costretti a parcheggiare le auto piuttosto distanti da casa».
Hanno scritto in questi termini dalla zona residenziale a mare, in sinistra del lido centrale, dove sono sorte e continuano a sorgere ville e villette. Quelle di via Agamennone sono abitate da famiglie che vivono tutto l’anno in quella zona ed altre che le utilizzano soltanto d’estate per le vacanze. Altri inconvenienti: «L’imposta per i rifiuti la paghiamo nonostante il primo cassonetto a disposizione è posto ad un km dalle abitazioni. Le zanzare ci sbranano e nessun trattamento è stato fatto. Sono diversi i disagi con cui conviviamo». E un altro aggiunge: «Tut ti noi paghiamo il servizio di nettezza urbana tarsu, ma non abbiamo i contenitori, lei dirà ma dove la smaltite? A circa 2 km di distanza».
Abbiamo riassunto una corposa corrispondenza via e-mail tra i cittadini di via Agamennone e il sindaco Nicola Lopatriello. La prima giunse al sindaco il 15 marzo scorso e il giorno dopo Lopatriello rispose: «Ringrazio per la segnalazione e procederò immediatamente ai dovuti accertamenti presso l'ufficio tecnico comunale. Se l'intervento non è stato programmato, sarà inserito nel prossimo bilancio comunale in approvazione entro il 30 aprile. Comunque, nei prossimi giorni, farò una visita in zona personalmente». Ed il sindaco è stato di parole recandosi a visitare la zona. Ma da allora tutto è rimasto come prima, anche quando Lopatriello, alle successive sollecitazioni, «con i saluti dei genitori e con un bacio da parte dei nostri piccoli marmocchi tutti con le ginocchia sbucciate per strada», comunicava «di aver dato l'incarico di risolvere la questione all'assessore ai lavori pubblici, Cosimo Ierone, il quale ha promesso, assicurava Lopatriello, che in questa fase di nuovi asfalti che si stanno realizzando provvedera' anche alla vostra via». Sono stati fatti nuovi asfalti, ma via Agamennone resta ancora sterrata.
(tratto dalla gazzetta del Mezzogiorno)

Pazienza ha un limite Il denaro stanziato è andato altrove

n. buc.]
Nella zona residenziale di mare, compresa quella dove è ubicata Via Agamennone, per dotarle di opere di urbanizzazione, sono trascorsitroppi anni. Ma una volta avviati, i lavori sono proseguiti piuttosto celermente, tanto che in quel labirinto di strade e stradine, con toponomastica che in molti casi esiste solo sulla carta, il manto di asfato c’è quasi dappertutto. Come mai via Agamennone è rimasta esclusa? La gente che vi abita è molto tranquilla. Lo si vede dal modo civile in cui si comporta di fronte ad un diritto negato. Si può continuare a negarlo? Quelle famiglie hanno anche scoperto che «in passato sono stati stanziati dei fondi che riguardavano le nostre vie, ma poi destinate ad altre vicine, come via Fiume, che non rientravano in quel momento nel piano dei lavori».

Due testimoni parlano di un incidente radiattivo tenuto nascosto

FABIO AMENDOLARA
• R OTO N D E L L A . C’è un impianto in cui vengono trattati i minerali estratti da rifiuti industriali e c’è un laboratorio di analisi in cui tecnici specializzati controllano che il processo sia stato eseguito in modo corretto. Lo chiamano laboratorio delle «Terre rare». Possono entrare solo gli addetti ai lavori, perché è nella zona sottoposta a controllo militare del centro di ricerche Itrec di Rotondella. È lì che, secondo due tecnici sorpresi dai carabinieri dell’aliquota di polizia giudiziaria di Potenza a chiacchierare in auto, venivano fatte «le porcherie». Da chi? E perché? Hanno cercato di capirlo i magistrati della Procura antimafia di Potenza, ma l’inchiesta non ha dato i risultati sperati. Il fascicolo, secretato a lungo, a gennaio è finito in archivio.
Ma i carabinieri, guidati dal colonnello Antonio Massaro, qualcosa l’avevano scoperta. «Fonti confidenziali», così le definiscono in un’informativa che la Gazzetta ha potuto consultare in esclusiva, avevano «indicato due persone in grado di poter riferire particolari importanti sui movimenti avvenuti nel centro di ricerche di Trisaia». I due sono Agostino Massi e Gaetano Trezza. Negli anni «caldi», quelli dell’indagine sulla produzione di materiale nucleare sporco, lavoravano a Rotondella. Una microspia dei carabinieri ha captato una conversazione che gli investigatori giudicano «interessante». Perché i due si confrontano su un incidente accaduto nel centro di ricerche di Trisaia e sui metodi usati per far sparire le «terre contaminate». Massi e Trezza parlano di un certo Giovanni Fraschetti, un fisico che lavorava con loro e che ora è in pensione. Fraschetti, suppongono i due, «sarebbe stato a conoscenza di quali fossero le zone nel sito di Trisaia in cui non era opportuno stazionare, perché fortemente contaminate». Era stato proprio Fraschetti a riferirlo a Trezza. La zona «pericolosa» sarebbe proprio quella nelle vicinanze dell’edificio delle «Terre rare».
Scrivono i carabinieri: «Fraschetti ha svolto mansioni di esperto qualificato in radio pro tezione per quasi tutta la sua vita professionale nel centro di ricerche di Rotondella. È risultato a conoscenza delle varie vicende relative alla presenza nel centro di materiale che non doveva esserci (parafulmini radioattivi e rifiuti ospedalieri), ma non ha fornito indicazioni utili alle indagini».
• Intercettazione ambientale riguardante le conversazioni tra presenti all’interno dell’autovettura Fiat Panda in uso a Gaetano Trezza. Interlocutori: Gaetano Trezza e Agostino Massi.
Massi: Se so’ stati fuori... ci voleva... ci voleva un’omertà a larga scala... Tre zza: Ah, sì, sì. M: È impossibile lì praticamente... ma loro sono stati molto soddisfatti di questo andazzo, perché visto che non trovano niente fuori... T: Ecco, sì, però, pure sotterrare... c’è voluta l’omertà di qualcuno... M: Bastano tre persone... gli dici... T: Sì, qualcuno sì. M: Tre persone... so chi so’... quelli che adesso hanno l’azienda e lavorano... in Casaccia (...). Lì, voglio dire, a mettere i fusti, a portarli giù di notte,
È per questo che gli investigatori ritengono che «sia quasi impossibile» ricostruire fedelmente cosa sia accaduto nel centro di Trisaia? Scrivono: «Considerando che le lavorazioni nel campo del nucleare sono state dal principio un po’ pionieri - stiche e le misure di sicurezza spartane, le conseguenze degli errori non erano note. Gli incidenti accaduti nel corso degli anni sono stati trattati, pare, con una certa superficialità e le conseguenze sarebbero ancora attuali».
Nell’informativa i carabinieri chiedono al sostituto procuratore antimafia Francesco Basentini un supporto tecnico. Viene nominato un esperto. I suoi strumenti, si legge negli atti, «sono in grado di accertare quali elementi nucleari siano stati utilizzati nell’area, sia pure con dei limiti». Quei limiti che hanno contribuito a mandare in archivio l’inchiesta (Tratto dalla gazzetta del Mezzogiorno)

Il blog a tre giorni della fine del mese ha superato i 10.000 visitatori mensili

Certo era inaspettato questo risultato quando e` nato questo blog. Nato per pochi intimi , oggi per molti a Policoro e' diventato un appuntamento quotidiano , una finestra su cui ogni uno di voi per diversi motivi si affaccia , da uno sguardo , apprende molte volte delle notizie riguardanti il proprio comune che altrimenti difficilmente trova altrove . Molte volte ne condivide la linea altre volte no. Certo ormai per molti e` diventato un punto di rifertimento politico e non sappiamo se a ragione o a torto , si riconosce a questo blog il ruolo dell'unica opposizione in questo comune. Mi capita molte volte che i cittadini chiedono l'articolo sul blog come se scrivere le loro lamentele potesse risolvere i loro problemi. Una cosa e' certa , sulle questione riusciamo a fare opinione piu' di un partito e molte volte siamo piu' incisivi della stessa opposizione consiliare. Noi continueremo a fare questo con i nostri errori (anche grammaticali) a voi chiediamo di seguirci, per provare insieme con le nostre denunce a migliorare questa nostra citta' (scusate le punteggiature non proprio correte , ma sto scrivendo da Londra e le tastiere sono diverse)

mercoledì 28 luglio 2010

Hollywood, l’asta va deserta nessuno acquista il cinema

POLICORO PER IL COMPLESSO NON UNA OFFERTA È PERVENUTA ENTRO IL TERMINE PREFISSATO DEL 5 LUGLIO
FILIPPO MELE
• P O L I C O R O. La prima asta, senza incanto, per la vendita del cineteatro Hollywood, con annessi bowling e discopub, su via Pitagora, a metà tra il nucleo abitato ed il lido centrale del comune ionico, è andata deserta. Nessuno, privato, impresa, cordata di imprenditori, società, ente pubblico, ha presentato un’of ferta per l’acquisto del complesso ludico-sportivo denominato “Summer time”, inaugurato 8 anni fa. Il 16 luglio scorso, infatti, l’avvocato Gaetano Mauro Danzi, delegato dal tribunale di Matera alla vendita, ha preso atto che neanche una sola offerta gli era pervenuta entro il termine prefissato del 5 luglio. Il complesso immobiliare si trova in questa situazione su ordinanza della magistratura materana del 5 novembre scorso, giudice Valentina Ferrara. Sul sito internet www.astegiudiziarie.it   - Area informativa tribunali, sono riportati tutti i dati dell’asta comprensivi di avviso di vendita e di perizia del consulente tecnico d’uf ficio, l’ingegner Carmelo Stigliano, di Nova Siri. Nell’avviso sono contenuti anche i dati relativi all’immobile in questione descritto come “complesso immobiliare insistente su terreno di metri quadri 4.800 circa consistente centro attività di svago, spettacolo e servizi sviluppantesi su più livelli, composto da: a) area da bowling della superficie di metri quadri 990; b) disco - pub sito al primo livello; c) cine - teatro composto da area ingresso e servizi, sala adibita a platea e pedana”. Ma ora, dopo la prima asta andata deserta, cosa accadrà? Si passerà alla seconda, questa volta con incanto, vale a dire alla presenza del pubblico che potrà presentare le sue offerte in tempo reale, in programma il 22 settembre prossimo. “Scena” della vendita lo studio dell’avv. Danzi, in via Lucana 122, a Matera. Si parte da una base d’asta di 3.132.004,00 euro con offerte minime al rialzo, in caso di gara, di 62.641,00. Il deposito cauzionale è stato fissato al 10% del prezzo offerto. Cifre importanti, dunque, per una vendita che potrebbe, in caso di successo, portare alla riapertura tanto attesa dell’unico cinema dell’intero Metapontino aperto negli ultimi anni. Di fatto, per vedere un film sul grande schermo, dalla costa jonica, l’area turistica per eccellenza della Basilicata, gli appassionati debbono sobbarcarsi decine di chilometri. Ed in molti, da queste parti, rimpiangono il vecchio cinema “Graziella” quando, negli anni 60 –70, era frequentatissimo. Poi, col boom della tv commerciale, divenne un ipermercato. (tratto dalla gazzetta del Mezzogiorno)

I tentativi del sindaco Un destino incerto dopo le polemiche

Sul destino del cineteatro si è sviluppata nei mesi scorsi una querelle tra il Partito della rifondazione comunista ed il sindaco Nicola Lopatriello. Quest’ultimo, a più riprese, dichiarò di essere intenzionato ad esperire ogni utile tentativo per l’ac - quisizione al patrimonio pubblico della struttura. «Anche quando - insorse Ottavio Frammartino, della segreteria regionale del Prc - non poteva mai e poi mai trattare alcun acquisto dalla srl proprietaria, la Mediterranea, da lui incontrata il 2 marzo scorso. Né vi erano possibilità che la stessa società potesse affittare il cinema a terzi, come faceva credere il primo cittadino, essendo il bene pignorato e messo all’asta. Né il sindaco poteva dire che non sapesse di tale procedura avendo il curatore fallimentare chiesto al Comune l’accesso agli atti». (fi.me




Ferrara :chiedo le dimissioni di Latronico Viceconte e Chiurazzi , per le promesse mancate sui Vigili del Fuoco

POLICORO - Il Metapontino è stretto nella morsa del fuoco. Decine e decine di ettari
bruciati nell'ultimo weekend con il personale del 115 costretto per la carenza
di uomini a sobbarcarsi cilometri e chilometri per spegnere le fiamme. Finora a nulla è valsa la raccolta firme iniziata dal consigliere di maggioranzadel Comune di Policoro, iuseppe Ferrara, di elevarla da D/1 a D/2 iniziata con l'appoggio di altri 14 Comuni del comprensorio tutti d'accordo nel potenziare la caserma del centro jonico: «Le mie preoccupazioni -spiega Ferrara- di quest'inverno si sono rivelate purtroppo tali e negli ultimi giorni non sono mancati gli incendi nei boschi della nostra regione come ogni anno. La nostra è una terra di boschi che puntualmente
durante ogni estate perde ettari di macchia mediterranea. Per porreunargine
contro questo fenomeno io ho proposto la mia soluzione appoggiata anche dai capigruppo dei vari partiti in Consiglio comunale a Policoro, e lo stesso documento è stato inviato a parlamentari
locali e ministro dell'Interno. Purtroppo devo riscontrare che i nostri rappresentanti a Roma
non hanno preso a cuore questa protesta. Avevano promesso che il sottosegretario Nitto Palma sarebbe venuto a Policoro a spiegare la posizione del Governo su questa vicenda, favorevole
secondo i parlamentari lucani, e siccome finora la loro è stata una promessa da marinaio chiedo le dimissioni di Cosimo Latronico e Guido Viceconte del Pdl e del Senatore del Pd, Carlo Chiurazzi, quest'ultimo anziché stimolare con interrogazioni ed interpellanze l'opera dell'esecutivo
da quando è stato eletto a Palazzo Madama bisogna andare a “Chi l'ha visto?” per vederlo. Le sezioni di partito dovrebbero investire i referenti politici in Parlamento su questa vicenda e non chiedere solo in campagna elettorale la crocetta
sul simbolo di partito per garantire loro un posto al sole. Oltretutto nel cuore della stagione estiva il servizio boschivo dei Vigili del fuoco è stato soppresso e questo è di una gravità inaudita.
E nemmeno la Provincia di Matera è arrivata in soccorso dei pompieri abolendo il servizio di avvistamento incendi della pineta di Policoro e di tutto il Metapontino. Questa è la realtà,
triste, della nostra caserma dei nostri politici a cui si aggiunge la strumentalizzazione
della Senatrice del Pd, Maria Altezza, che sulla rivista dei Vigili del Fuoco, 115, si è appropriata
della mia proposta/ protesta senza aver risolto il problema quando era in maggioranza con il
Governo Prodi».
provinciamt@luedi.

martedì 27 luglio 2010

La Basilicata dei veleni ecco il lungo atto d’accusa

METAPONTO DATI INQUIETANTI PER SALUTE PUBBLICA E SISTEMA ECO-AMBIENTALE

[pino gallo]
•M E TA P O N TO.Terra e mare al tempo del petrolio. Questo il titolo del convegno che si è tenuto a Metaponto, con una lunga ed articolata carrellata di dati scientifici fra trivelle e piattaforme petrolifere, con la Basilicata nel mirino delle compagnie petrolifere. Anzi nell’occhio del ciclone petrolifero. Maria Rita D’Orso gno, docente americana, ma di origini abruzzesi, presso la California State University at Northridge di Los Angeles, ha sciorinato dati inquietanti per la salute pubblica e per tutto il sistema eco-ambientale. «Così in Basilicata arrivano i pozzi di petrolio a meno di 500 metri dall'ospedale Villa d'Agri, con una regolare approvazione di tutto il Consiglio comunale di Marsicovetere, fatta eccezione per Giovanni Mazziotta, l’unico eroico con sigliere che ha detto no. Il sindaco

e medico, Claudio Cantiani, ha detto che nell'arco di 30 anni, l'Eni darà 1 milione di euro al suo Comune, pari alla iperbolica cifra di 6 euro all'anno a persona. È noto a tutti – ha proseguito D’Orsogno – che i fanghi ed i fluidi perforanti utilizzati nelle trivellazioni possono contaminare le acque ed il terreno e produrre danni irreversibili ai prodotti agricoli. E quando vanno a finire a mare con il loro carico di morte a base di benzene, di piombo, di zinco innalzano di 25 volte la concentrazione di mercurio nei pesci, che vivono in
prossimità delle piattaforme petrolifere; pesci che a loro volta finiscono nella catena alimentare umana, innescando patologie tumorali. È dimostrato scientificamente che l’idrogeno solforato, sotto-prodotto principale dell’opera di idro-desulfurizzazione del petrolio, anche a livelli al di sotto delle norme stabilite per legge, a basse dosi può causare disturbi neurologici, respiratori, motori, cardiaci. Da risultati emerge anche la sua potenzialità, alle basse dosi, di stimolare il cancro al colon, mentre i danni alle alte concentrazioni sono noti ed includono la morte». L’attore Ulderico Pesce ha ricordato «come vergognosamente la tubatura che parte dal deposito nucleare della Trisaia di Rotondella e sbuca nel Mar Jonio, continua a scaricare 25 metri cubiall’ora di liquido radioattivo».

Ed poi ancora un atto d’accusa: quello del tenente della Polizia Provinciale di Potenza, Giuseppe Di B e l l o, il quale ha dichiarato «di essere stato sospeso dal servizio per 2 mesi, per aver rivelato gli esiti degli esami sull’acqua del Pertusillo» e che «adesso rischia di essere trasferito per discredito all’immagine della Provincia». Fra gli altri interventi anche quello di Domenico Giannace, dei comitati a difesa dell’Ospe - dale di Tinchi.

È sotto attacco la pineta jonica che continua ad andare in fumo


Si sono riaccese le fiamme tra i boschi di Pisticci. E brucia anche Terzo Cavone
[p.d.]
Il vento continua a soffiare sul fuoco che sta divorando la pineta marittima del territorio pisticcese. Domenica notte si lavorava ancora per spegnere le fiamme quando, cambiato il vento e voltate le spalle al Lido Quarantotto, all’alba di ieri, il rogo è ripreso sul versante di San Teodoro. Un bilancio, quindi, destinato a crescere ancora a valle degli oltre 35 ettari già andati in fumo nelle scorse ore. Si parla di 40 ettari solo in questa zona.

Ma non è tutto. Analogo incendio ha flagellato la pineta di Terzo Cavone in territorio di Scanzano Jonico. Carbonizzati 12 ettari e le attività di bonifica sono ancora in corso. Un duro colpo al patrimonio boschivo che, a giudizio degli uomini del Corpo forestale dello Stato, è sotto attacco da parte della mano dell’uo - mo. C’è dolo. A Terzo Cavone ieri mattina era già stato trovato l’innesco e sono almeno dieci quelli censiti nel bosco che lambisce la periferia di Montescaglioso.

«Avevamo finito a mezzanotte a Pisticci - racconta l’architetto Pio Acito, del Gruppo volontari dell’ambiente di cui fanno parte anche alcuni cittadini extracomunitari - sei ore dopo le fiamme
sono riprese. Era l’alba quando siamo andati a dare aiuto a chi dalla sera prima stava cercando di avere ragione del fuoco che ha gravemente danneggiato l’area di rimboschimento a due chilometri dalla strada d’ingresso di Montescaglioso».

Insomma, un fine settimana che ha oscurato di colpo il buon ricordo dell’an
no scorso, quando gi incendi non hanno causato danni così gravi come quelli registrati nelle scorse ore. Il tutto aggravato da un quadro indiziario allarmante e che è ormai noto alle forze dell’ordine. Del resto, il tono della voce, velato di tristezza, del comandante provinciale del Corpo forestale dello Stato, Gual berto Mancini, non lascia chissà quali dubbi in proposito. «Abbiamo già informato il Prefetto - evidenzia Mancini - la collaborazione e le sinergie sono la top. Adesso, quando potremo riprendere un attimo di fiato, sarà la volta del magistrato, degli investigatori. I nostri rilevatori non sbagliano e men che meno gli uomini dello speciale nucleo investigativo che ha debuttato proprio nelle scorse ore. Ha funzionato».

Con tutta probabilità, c’era chi stava aspettando con ansia il vento che soffia da sabato mattina su tutto il territorio provinciale. Facile alimentare la fiamme dopo giornate segnate dall’impaz - zimento della colonnina di mercurio e temperature record. A Pisticci è stata colpita la stessa area che otto anni fa fu ridotta in cenere. C’è stato il rimboschimento e, guarda caso, anche questa volta la stessa zona è andata in fumo. Speriamo che agli amministratori locali non sfugga la coincidenza. E comunque, dove c’è stato il fuoco, per i prossimi dieci anni, non si potrà spostare una virgola, se non a favore di nuove opere di
rimboschimento.(tratto dalla gazzetta del mezzogiorno)
I forestali non hanno dubbi «C’è una matrice comune
DIETRO GLI INCENDI SI NASCONDE LA MANO DELL’UOMO
«Ci sembra di aver individuato una matrice comune. Tutto fa presumere che siano episodi collegati tra loro». È sconfortato il tono di voce del Comandante provinciale della Guardia Forestale dello Stato. Guadalberto Mancini ammette che la mano dell’uomo ha provocato danni enormi al patrimonio boschivo del Materano. Un fine settimana che complessivamente registra la scomparsa di oltre 50 ettari di pineta in riva allo Jonio, senza contare le perdite in corso di quantificazione alla periferia di Montescaglioso. Ma l’allarme è stato di quelli particolarmente impegnativi perchè tra ieri e sabato sulle spiagge c’erano migliaia di bagnati, molti in cerca di refrigerio proprio sotto l’ombra dei pini. Insomma, si è messa seriamente in pericolo la pubblica incolumità. E la risposta c’è stata. L’aridità e la ventosità si sono rivelati alleati importanti per chi ha atteso per appiccare il fuoco. Ma l’opera distruttiva dell’uomo è stata circoscritta rimediando a danni che avrebbero potuto rivelarsi ben più gravi. Ora, prima di probabili repliche, gli investigatori dovranno fare del loro meglio. Si tratta di prevenire episodi che non dovranno aggravare un bilancio già pesante. [p.d.]


lunedì 26 luglio 2010

Quando il sogno diventa realtà


Davide Lardo e Alioshka Martello , dal Liceo di Policoro a cadetti dell’Accademia militare di Modena

POLICORO - Quando si dice il caso. Due anni fa Davide Lardo aveva deciso di accompagnare il suo compagno di liceo, AlioshkaMartello, per le prove d'ingresso all'Accademia militare di Modena. Neavrebbe approfittato per districarsi tra i test,molto simili a quelli che avrebbe dovuto sostenere per entrare nella facoltà di Medicina. Sui 4000partecipanti da tutta Italia,
prova dopo prova, sia Davide sia Alioshka sono rimasti tra i 14 ragazzi per i quali si sono dischiuse le porte del Palazzo Ducale. «La selezione è stata durissima. - spiega Elio Lardo, papà di Davide - I ragazzi hanno dovuto superare un test di cultura generale, una prova di efficienza fisica, accertamenti sanitari e attitudinali, una prova orale di matematica e di lingua straniera e un tirocinio». Superato con entusiasmo il tirocinio, Davide non ha più avuto dubbi, decidendo di continuare l'avventura in Accademia. I due cadetti sono gli unici policoresi che, al momento, hanno il privilegio di frequentare corsi in grado di preparare i futuri comandanti. Quello dell'Accademia è «Un momento fondamentale - si legge nel sito dell'istituto - nel percorso umano e professionale della vita di ciascun Ufficiale che in questo glorioso Istituto ha appreso i fondamenti etici, culturali e tecnici che gli hanno consentito di diventare un professionista responsabile e preparato ma, soprattutto, un comandante capace». Gli allievi ufficiali Lardo e Martello stanno seguendo corsi all'interno del Corpo sanitario dell'esercito, rispettivamente di Medicina e Chimica. «In Accademia - si legge ancora nel sito - si prende coscienza della dignità e del valore del proprio ruolo e della propria funzione e si impara a rinnovare quotidianamente
la tenace e ferma adesione ad una scelta di vita e ad un codice deontologico che antepongono i
doveri ai diritti e l'interesse comune a quello dei singolo. Ma l'Accademia rappresenta anche il luogo ove si è consolidato il legame di intensa e duratura solidarietà tra le generazioni che si
sono susseguite tra le mura del Palazzo Ducale e che costituisce linfa vitale e componente imprescindibile dell'intera vita militare». A metà giugnoDavide ha partecipato al ballo delle debuttanti: la tradizione è stata rinnovata da 52 giovani coppie nel Palazzo Ducale di Modena in un'atmosfera quasi fiabesca. E, sul “Resto del Carlino”, il ventenne policorese è stato immortalato proprio durante il ballo accanto alla sua dama.
Rossella Montemurro (tratto dal quotidiano della basilicata)

La Lucania dei veleni

“Discariche al collasso, discariche abusive, discariche che inquinano; monnezza che si sposta da una parte della regione all’altra”, comincia così il dossier di Maurizio Bolognetti, segretario deiRadicali lucani, che svela la Basilicata dei Sassi di Matera e dell’Aglianico del Vulture sotto l’assedio del malambiente, “avvelenata dalla malapolitica”.

Una situazione ambientale drammatica quella lucana, come certificato dall’Istituto superiore disanità assieme all’Istituto tumori di Milano: “In Basilicata l’incidenza tumorale cresce come in nessun’altra parte d’Italia”. C’è un paradosso in queste terre, spiega Bolognetti: “Chi mette le mani nelle nostre vite, negando giustizia, producendo avvelenamenti, saccheggiando il territorio, dorme in pace, mentre chi denuncia e prova a raccontare, il sonno lo perde”. Infatti, come spiega la deputata Elisabetta Zamparutti: “Lascia interdetti la tempestività della magistratura lucana che ha messo sotto processo chi ha voluto e fatto le contro-analisi dei corsi d’acqua della Basilicata”. Un grave inquinamento di origine biologica e chimica sulle acque del Petrusillo, di Monte Cutugno, della Camastra e di Savoia Lucana, invasi che riforniscono acqua sia per usi potabili che irrigui. Analisi realizzate “in forma indipendente – spiega Zamparutti – da Bolognetti assieme al tenente di polizia provinciale Giuseppe Di Bello”.
Dati che contraddicono le rilevazioni dell’Arpab (Agenzia regionale per l’ambiente), silente per oltre un anno sul mercurio e altre sostanze cancerogene immesse nel fiume Ofanto dall’inceneritore Fenice. “Insomma, chi fa un’operazione di trasparenza e verità viene indagato per procurato allarme, mentre su chi tace mettendo a rischio la vita delle persone nessuno procede”, sbotta Zamparutti.


Un giorno in caserma. Il 1° marzo scorso Bolognetti viene convocato dai carabinieri di Latronico, in provincia di Potenza, per essere ascoltato da due ufficiali del Noe (il comando per la tutela dell’ambiente): “All’inizio ho pensato di esser stato convocato – scrive il radicale nel dossier sulla Lucania dei veleni – per avere notizie sugli esposti riguardanti vicende di inquinamento di Tito, della Val Basento, di Fenice o per essere ascoltato sulla denuncia presentata in procura nei confronti di alcuni dirigenti dell’Arpab. Non è così: la procura di Potenza vuole conoscere la mia fonte sulla vicenda dell’inquinamento degli invasi. In pochi minuti passo dal ruolo di accusatore a quello di imputato. Il sostituto procuratore di Potenza, Salvatore Colella, dispone la perquisizione della mia abitazione, negandomi la possibilità di avvalermi del segreto professionale, in quanto non iscritto all’albo dei giornalisti. Sono rinviato a giudizio insieme al tenente Di Bello.”.

Il caso Mythen. La Val Basento ha ospitato, sin dai primi anni Sessanta e fino alla fine dei Settanta, industrie che producevano clorosoda, cloruro di vinile, polivinile cloruro (Pvc) eamianto. La Mythen arriva all’interno di un sito di bonifica di interesse nazionale, a Ferrandina, in provincia di Matera, nel 2003: produce biodisel, olio di soia, glicerina pura e fosfato monopotassico. Dallo stabilimento parte un tubo che scarica sostanze inquinanti direttamente nel Basento. Le acque del fiume cambiano colore, assumendo uno strano e minaccioso giallo, come scrive per la prima volta il Quotidiano della Basilicata nel 2006: “Chiazze giallastre e odore acre lungo un tratto del Basento hanno fatto gridare a un nuovo pericolo inquinamento”. Mythen, per sgomberare il campo da ogni dubbio, ha avviato le procedure per risolvere alcune criticità del processo produttivo che pure ci sono”.
Il dossier di Bolognetti per Marco Cappato, esponente di punta dei Radicali, “è una bomba contro la folle mediocrità di chi lascia una terra morire in silenzio, con i suoi fiumi, i suoi laghi e i suoi rifiuti. È la legittima difesa di un popolo, quello lucano, da un ceto dirigente corrotto e incapace, obbligato dai propri imbrogli a massacrare l’ambiente”.(trattoda il fatto quotidiano)

sabato 24 luglio 2010

Il tengo famiglia del senatore MALAN (PDL) storia di una ordinaria SOZZERIA.

Il nostro carissimo senatore Malan , supera l'indecenza. La sua amata signora , poverina è rimasta senza lavoro , TENUTO CONTO che il senatore tiene a cuore le sorti dei disoccupati l’ha contrattualizzata come sua segretaria. Visto che c’era, accortosi dell'indigenza di qualche altro familiare e preso da queste motivazione sociali ha assunto anche la sua nipote di primo grado, tale Ilenia T., anch’essa segretaria presso il suo ufficio al Senato insieme alla zia Maria T.. Attenzione però, solo per una ‘razionalizzazione delle risorse lavorative’, mica si vorrà pensare al nepotismo…”.

MALAN VAFANCULOOOOOOOOOOOOOOOOOO

Policoro: pronto soccorso e disagi

POLICORO I NUOVI LOCALI NON SONO ANCORA STATI CONSEGNATI. ANCHE IN RADIOLOGIA PROBLEMI DI ORGANICO.
Ospedale, spazi angusti e con l’estate personale carente

NICOLA BUCCOLO
• P O L I C O R O. Un accampamento o quasi il pronto soccorso attivo dell’Ospedale “Giovanni Paolo II”. E con l’estate in atto la situazione si fa sempre più incandescente, aggravata dal ritardo incredibile della consegna dei nuovi locali nei quali dovrà essere allocato. I locali, ampliati e ristrutturati, avrebbero dovuto essere consegnati due anni fa. Dicono che saranno pronti per la fine dell’anno ed a dicembre dovrebbero essere inaugurati. Sarà poi vero? Il medico, al quale abbiamo posto la domanda, scrolla le spalle. «Intanto – risponde - noi facciamo il nostro lavoro nelle condizioni in cui vedete con disagi per i pazienti e per gli operatori».

Il lavoro, soprattutto questo periodo, è davvero tanto. Gli interventi, lo testimoniano le statistiche, durante l’estate sono il doppio rispetto all’Ospedale di Matera che, con quello di Policoro, sono gli unici ad avere il pronto soccorso attivo, in funzione 24 ore su 24. «Ed anche quando – si intromette un altro operatore - non lavoriamo il doppio, come in questo periodo, restiamo sempre alla pari, quasi mai scendendo al disotto, come numero di interventi e ricoveri, rispetto all’Ospedale di Matera. Qui si lavora il doppio, ma il personale è soltanto la metà, se
non qualcosa in meno, del personale in servizio a Matera».

Testimonianze di chi ha paura di esporsi, per ovvi motivi, ma autentiche. In questi giorni la ressa incalza e i nervi sono sempre a fior di pelle, soprattutto da parte del personale infermieristico, che ha il primo contatto con il malato e i loro familiari. I pazienti restano in attesa su una sedia a rotelle o su una barella e i familiari vengono isolati, anche per ore, in un lungo corridoio senza poter scambiare una parola (e quando ci sono casi gravi, potete immaginare che cosa succede). Personale insufficiente al pronto soccorso, ma anche alla radiologia. Capita spesso che un radiologo, dopo la sua giornata di lavoro, è reperibile. Le chiamate sono tante che può lavorare anche 24 ore di seguito. Il problema del personale è davvero insostenibile. «Ma al di là delle ristrettezze imposte dalle leggi – interviene il nostro interlocutore - come mai negli ospedali dove il pronto soccorso è in funzione dalle 8 alle 20, resta sempre identico il numero degli operatori allorchè funzionava 24 ore su 24? Sicuramente c’è sovrabbondanza di personale. È il caso di Tinchi e Stigliano. Perché non trasferirlo a Policoro per razionalizzare personale e lavoro nel migliore dei modi nelle 24 ore?»(tratto dalla gazzetta del mezzogiorno)

venerdì 23 luglio 2010

Le imprese e Policoro: intervista a Nicola Montesano

In un contesto Nazionale ed Europeo difficile e che segna il passo, nella crescita economica,il sud è ancora più a sud di quanto già non sia, fare una impresa è una sfida coraggiosa. Vogliamo cominciare questo nostro viaggio sulle realtà imprenditoriali di Policoro , da Nicola Montesano , prima perchè non è un nome qualsiasi per questa comunità, i Montesano sono una parte importante della storia di questa città , secondo perché Nicola anche per il suo ruolo politico può dare una lettura più ampia del contesto con cui le imprese devono lottare per affermarsi nella nostra città. La sogemont srl nasce dall’esperienza maturata negli anni dalla Eurosaldature fondata dal compianto Montesano Antonio nel campo dell’impiantistica e delle costruzioni edili, costituitasi negli anni novanta.Ormai opera non solo in ambito locale , ma anche nazionale e le sue attività che vanno da quelle tradizionali di costruzione di impianti quali metanodotti, acquedotti, fognature, reti di teleriscaldamento e lavori edili oggi sono integrati ed ampliati con attività che vanno dalla realizzazione di interventi di bonifica di siti inquinati, alla realizzazione chiavi in mano, di parchi eolici, parchi fotovoltaici e centrali a biomasse. La Società dunque si propone come realtà in continua evoluzione ed in completa autonomia nell’erogazione di servizi nel settore energetico, delle grandi infrastrutture e dell’ambiente una sfida nel segno del Futuro. Oggi conta una 40 di dipendenti , molti con professionalità altamente specializzate , e come ci spiega Nicola nel filmato sta per realizzare un'importate insediamento industriale nella valbasento, di circa 5 milioni di euro che darà accupazione a Regime a circa 30 persone.Alla domanda quale difficoltà trova un imprenditore a Policoro , la risposta e sconfortante , mancano le aree industriali ed artigianali perche le imprese possano svolgere la propria attività.
Proprio per queste ragioni La Sogemont pur avendo mezzi e interessi è dovuta andare nella vicino Pisticci, e per un Montesano questa scelta è un boccone AMARO


Olimpia, la madre-coraggio dalle lacrime alla speranza

• Ha accolto la notizia della riapertura delle indagini con le lacrime agli occhi. Olimpia Fuina, la «madre-coraggio» di Luca Orioli, ci credeva: «Ho lottato perché il caso non venisse decisa l’archiviazione. E lotterò per ottenere giustizia». È visibilmente emozionata la signora Olimpia per la quale da oggi si riapre il sentiero della ricerca della verità. Sulla richiesta di archiviazione formulata due anni fa dalla Procura di Matera, che non rilevò elementi utili a sostenere la tesi dell’omicidio, la madre di Luca è stata chiara: «Un provvedimento - dice - che si è basato su ipotesi costruite su reperti e scena del delitto manipolati. Voglio la riesumazione delle salma di mio figlio per effettuare quelle radiografie che non furono scattate nel corso della prima riesumazione, il 27 gennaio 1996. Occorre verificare quanto scritto dal prof. Giancarlo Umani Ronchi: Luca ha una frattura dell’osso ioide. Come si può chiudere una inchiesta senza verificare se egli sia stato strangolato o meno?».
La signora Olimpia è stata sempre convinta che i due ragazzi siano stati uccisi. «In tutto questo tempo - dice - non ho fatto altro che pregare. Chi ha guidato i nostri passi è stato il Signore. Lui mi ha dato la forza di continuare. Io sono fortemente convinta che si arriverà alla verità. Dio mi sta aprendo una via che credevo chiusa per sempre». Una speranza che non l’ha abbandonata neppure dopo l’archiviazione delle indagini: «Io non ho mai smesso di sperare. Anche dopo tre chiusure di inchieste che non portarono mai ad un processo pur con tante testimonianze e perizie false rimaste tutte impunite».
Secondo la madre di Luca, infine, l’assassinio dei due ragazzi potrebbe essere stato commesso da più persone: «L'efferatezza del duplice omicidio dice che una sola persona, per quanto forte potesse essere, non avrebbe mai potuto fare quello scempio non visto, purtroppo, da nessuno».
(tratto dalla gazzetta del Mezzogiorno)

giovedì 22 luglio 2010

Bonificata l'area in via Gonzaga. Un risultato di questo blog e dei suoi lettori.





Possiamo essere tutti soddisfatti per un risultato che non era scontato. Già l'anno scorso avevamo segnalato la presenza di quella discarica , ma solo oggi dopo l'incendio e la nostra denuncia alla forestale siamo riusciti ad ottenere la bonifica di questa area . Importante lo voglio ricordare è stato il ruolo dei lettori di questo blog , grazie a voi che ormai ci seguite in migliaia siamo diventati una forza con cui loro devono fare i conti. Inoltre lo voglio ricordare è stato importante anche il sostegno dell'associazione " No scorie" e della stampa in primis Filippo Mele e la Gazzetta del Mezzogiorno , ma anche la Nuova ed il Quotidiano della Basilicata.

mercoledì 21 luglio 2010

Si riapre il giallo dei "fidanzatini di Policoro. Vince la sete di verità di Olimpia


Indicata riesumazione dei corpi per ricercare tracce di omicidio
Matera, 21 lug. (Apcom) - Si riapre il giallo dei "fidanzatini di Policoro". Il gip del Tribunale di Matera, Rosa Bia, ha respinto la richiesta di archiviazione del caso di Luca Orioli e Marirosa Andreotta, i giovani fidanzati di Policoro (Matera) trovati morti nel bagno di casa della ragazza il 23 marzo del 1988. La richiesta di archiviazione, la quarta nel corso degli anni, era stata avanzata dal pm Rosanna De Fraia, ma per il giudice Bia il caso va approfondito. La morte dei due era stata definita in un primo momento come "incidente domestico". Secondo l'ufficiale sanitario incaricato degli accertamenti subito dopo il ritrovamento dei cadaveri, Luca e Marirosa erano morti per folgorazione a causa del malfunzionamento di uno scaldabagno difettoso che però, successivamente, continuerà a funzionare correttamente. I corpi, trovati nudi nel bagno, lei nella vasca e lui a terra, non furono sottoposti ad autopsia e già il giorno dopo vennero eseguiti i funerali. Seguirà un procedimento contro la ditta produttrice della stufetta e un'indagine per omicidio a carico di un amico di Luca che però verrà chiusa nel 1998 con un'archiviazione perché giudicata "persona estranea ai fatti". Nel 1996, a seguito di perizie dagli esiti diversi e di foto scattate sulla scena del ritrovamento che mostravano i corpi in posizioni differenti, il gip dispone la riesumazione dei corpi e il criminologo Francesco Bruno, incaricato dalla famiglia Orioli, rileva "lesioni violente" sui corpi dei ragazzi e, in particolare, "una ferita lacero-contusa alla nuca di Marirosa", "il gonfiore ai testicoli di Luca" oltre a "macchie e puntini rossastri interpretabili come segni di pressione e trascinamento". Altre perizie si sono susseguite nel corso degli anni fino all'ultima richiesta di archiviazione per incidente domestico che il gip di Matera ha rigettato. Nell'ordinanza il giudice ha anche indicato al pm di dare incarico ad un consulente affinché valuti l'eventuale riesumazione dei corpi "alla ricerca di tracce di una morte cagionata da terzi". Per il giudice ci sono infatti indizi che escluderebbero la morte accidentale e una nuova autopsia sui cadaveri potrebbe definitivamente chiarire le dinamiche che causarono la morte dei ventenni ed appurare eventuali responsabilità. "Sono emozionatissima" ha detto Olimpia Fuina, madre di Luca Orioli, che da 23 anni lotta perché si faccia luce sulla morte del figlio. "Questa - ha concluso - è una decisione attesa e sofferta ma finalmente un segno concreto che porterà alla verità".

Pertusillo inquinato? Le autorità ammettono: «Forse c'entrano gli scarichi abusivi»


di Massimo Brancati

«Nelle acque del Pertusillo non c'è nulla di anomalo nè di pericoloso per la salute». È il 25 maggio quando il direttore generale dell’Arpab, Vincenzo Sigillito, minimizza il fenomeno del lago colorato di rosso. Colpa dell’alga «cornuta», conosciuta con il termine scientifico di «Ceratium hirundella»: «Queste alghe - sottolinea Sigillito - non sono tossiche e la loro presenza è stata determinata esclusivamente da fattori meteoclimatici».

Dichiarazioni che in un mese sono state frantumate dall’evoluzione dei fatti. Al punto che lo stesso Sigillito comincia a cambiare le carte in tavola, se è vero che nei giorni scorsi - come abbiamo riferito nell’edizione di martedì - ha parlato di un fenomeno probabilmente collegato al cattivo funzionamento di depuratori o a scarichi abusivi. Proprio ciò che aveva segnalato, all’inizio del 2010, un ufficiale della polizia provinciale, Giuseppe Di Bello (di cui riferiamo a parte). Ed è anche l’allarme lanciato dalla Ola (Organizzazione Lucana Ambientale) lo scorso 2 giugno allargando il raggio d’azione oltre il Pertusillo, toccando il fiume Agri e la diga di Senise.

Nel ricordare che Acquedotto Lucano gestisce in Basilicata ben 173 depuratori, di cui 123 in provincia di Potenza e 50 nel Materano, la Ola segnalava che all’ente la legge affida l’attività di controllo igienico e sanitario che condiziona anche la qualità delle acque di balneazione e dell’acqua per scopi potabili ed irrigui. Sul sito web di Acquedotto Lucano la Ola ha appreso come lo stato di conservazione e di gestione dei depuratori rappresenti la maggiore criticità gestionale ereditata da Acquedotto Lucano sin dal 2003. Uno stato divenuto oggi «comatoso» che si sta rilevando nefasto per la tutela degli ecosistemi fluviali, lacuali e costieri in Basilicata.

Sempre Acquedotto Lucano fa risalire questa situazione all’eccessivo numero di piccoli impianti di depurazione (circa 270) ereditati, difficilmente gestibili, sia per le problematiche tecniche, sia (soprattutto) per i costi elevatissimi. Sulla base di queste considerazioni, la Ola chiedeva alla Regione di intervenire per risolvere lo stato dei depuratori delle acque reflue che, per stessa ammissione di Acquedotto Lucano, non funzionano o funzionano male.

Gli effetti cominciano ad essere visibili nel Pertusillo, con la morìa di pesci che genera timori e inquietudini. L’Arpab e la Regione continuano a rassicurare sui livelli di inquinamento, ma ciò che sta accadendo e l’informazione lacunosa (volutamente lacunosa?) sulla vicenda seminano dubbi e sospetti. Innanzitutto, come è finita lì l’alga «cornuta»? È solo un fatto legato all’innalzamento delle temperature come ha detto Sigillito in un primo momento?

Per capirne di più, la Gazzetta si è rivolta alla professoressa Patrizia Albertano, ordinario di botanica all’Università Tor Vergata di Roma ed esperta di alghe: «Quello delle temperature - dice - è una sciocchezza. Tutte le alghe, e in particolare quella trovata nel Pertusillo, cresce anche a temperature non molto elevate». E allora? «È un problema - spiega Albertano - che stiamo riscontrando in diversi laghi in giro per l’Italia. È inequivocabilmente frutto dell’inquinamento. Le alghe crescono e si sviluppano in presenza di nutrienti. Se è vero che nel Pertusillo è stata riscontrata una presenza di azoto e fosforo, ecco che tutto torna. Sono elementi, sintomo di un problema di contaminazione da scarichi, che aiutano l’alga a svilupparsi».

Secondo Albertano, non è poi così scontato che la morte dei pesci sia collegata alla presenza delle piante: «Non è detto che ci sia un legame diretto. L’unica risposta certa può arrivare dalle analisi dei pesci per vedere se al loro interno ci sono tossine prodotte dall’alga». Quanto ai possibili rischi sulla salute umana, la biologa preferisce non esporsi più di tanto, anche perché non conosce i valori riscontrati nel Pertusillo: «Ma un fatto è certo - conclude -. Se quell’acqua è destinata anche ad uso potabile è necessario segnalare il tutto all’Istituto Superiore della Sanità. Non farlo è da criminali».

L’alga apparsa nel Pertusillo si trova anche nel lago di San Giacomo di Fraele, un piccolo bacino sulle Alpi, in provincia di Sondrio, a 1949 metri sul livello del mare. La sua acqua è utilizzata solo per produrre energia: stop all’uso potabile da quando l’alga «cornuta» ha messo radici. Vorrà dire qualcosa, o no? (gazzetta del mezzogiorno)

Il Pertusillo malato Tenente sospeso segnalò l'inquinamento


La sensazione è che ci si trovi di fronte al classico caso del personaggio «scomodo» da rendere inoffensivo. Da due mesi è senza stipendio. Sospeso dal posto di lavoro. Il tenente di Polizia provinciale Giuseppe Di Bello in «castigo» per aver rivelato segreti d’ufficio. Quali? Una serie di dati sulle analisi chimiche e batteriologiche dei principali invasi della Basilicata, a cominciare dal Pertusillo. Dati che da una parte venivano letti come allarmanti e dall’altra considerati perfettamente nella norma. Come i nostri lettori ricorderanno, sulla base di quelle informazioni si scatenò un acceso dibattito confluito in un’aula di tribunale. Regione e Arpab parlarono di «procurato allarme», citando in giudizio lo stesso Di Bello e Maurizio Bolognetti, leader dei Radicali lucani.

Ciò che sta accadendo nel Pertusillo, per certi versi, era stato anticipato dai due e, in particolare, da Di Bello. Forse non si aspettava la medaglia, ma neppure di essere messo alla porta, lasciato senza un euro, con una famiglia sulle spalle e il mutuo da pagare (il suo caso approderà al Riesame il 29 giugno).

L’hanno accusata di aver rivelato il contenuto di documenti riservati... «Ma quali riservati. Quando si tratta di temi che riguardano la salute dei cittadini tutto deve essere fatto alla luce del sole. Ho semplicemente applicato i dettami dell’ccordo di Aahrus e dell'articolo 32 della nostra Costituizione. I cittadini hanno il diritto di essere a conoscenza anche solo di ipotesi di rischio ambientale. D’altra parte proprio chi mi ha denunciato, l’ex assessore Santochirico, invitò i lucani a fare autonomamente le analisi delle acque di balneazione per essere sicuri del mare di Basilicata».

Ma quei documenti da chi li aveva avuti? «Dalla direzione generale del dipartimento ambiente della Regione. Si tratta del risultato del monitoraggio, compiuto il 5 e il 18 novembre 2009, negli invasi di Monte Cotugno, Pertusillo, Camastra e Savoia di Lucania. Tutti registravano la presenza di colibatteri fecali, sintomo del malfunzionamento di depuratori. La presenza di sostanze chimiche, inoltre, testimoniavano che c’era qualcosa che non andava anche sul fronte degli scarichi industriali».

Doveva evitare di rendere pubblici quei dati... «Guardi, il dirigente che mi inviò il fax di dieci pagine mi invitava a darne copia ai «portatori di interessi diffusi», cioé ai segretari dei partiti e ai presidenti delle associazioni ambientalisti. E quello ho fatto».

A qualcuno non è andato giù che lei abbia fatto compiere analisi delle acque da una ditta privata... «Volevo verificare se la situazione era migliorata o peggiorata rispetto a novembre. Mi sono preso un giorno di ferie dal lavoro, ho nominato ausiliaria di polizia giudiziaria una dottoressa in chimica e con la mia auto siamo andati sugli invasi».

Chi ha pagato quelle controanalisi? «Non certo il pubblico, ma l'associazione Coscioni, Nessuno tocchi Caino e i Radicali. Il committente era Maurizio Bolognetti che ha assistito al prelievo dei campioni da analizzare».

Cosa è emerso da quel monitoraggio? «La Biosan di Vasto a cui c’eravamo rivolti ha rilevato problemi in tutte le dighe. Per il Pertusillo, in particolare, ha scritto che il campione non rientrava nei limiti posti dal decreto legislativo 31/01 riguardante la qualità delle acque destinate al consumo umano. Evidenziata, inoltre, la presenza di enterococchi intestinali ed escherechia coli, indice di contaminazione di origine fecale».

Potrebbe essere l’effetto di depuratori mal funzionanti o di scarichi abusivi. Oggi lo dice anche Sigillito dell’Arpab... «Già, oggi. Ma io l’ho detto sei mesi fa e mi hanno accusato di fare allarmismo, al punto da sospendermi dal lavoro». [ma.bra. tratto dalla Gazzetta del mezzogiorno)