giovedì 31 marzo 2011

Il futuro di Policoro dopo gli arresti eccellenti, dibattito pubblico di Prc, Sel, Idv e una parte di Pd

Angela Divincenzo

POLCORO – Quello di ieri sera organizzato nella sala parrocchiale di piazza Eraclea dal blogger Ottavio Frammartino, della segreteria regionale del Prc, è stato il primo dibattito pubblico sul post arresti del 13 gennaio scorso a Policoro. Perché responsabile, insieme ad altri 12 indagati ora in libertà, di una presunta tangentopoli, il sindaco Nicola Lopatriello è tuttora agli arresti domiciliari. Ma la sua amministrazione, seppure rimpastata è in piedi. Nessuno si è dimesso (eccetto l’autosospensione dalla carica dell’allora assessore ai lavori pubblici Cosimo Ierone, anch’egli indagato e colpito da misura cautelare).

Quali risvolti politici ed etici il fatto abbia generato nella comunità policorese è questione, perFrammartino, che necessita di una pacata riflessione. “Non si tratta di un processo in piazza – ha subito chiarito – le responsabilità penali saranno decise nelle sedi opportune. Ma è necessario parlarne, capire, informare i cittadini. Colmiamo un vuoto e suppliamo anche alla mancanza di una decisa opposizione in Consiglio che prima di noi avrebbe dovuto organizzare questo incontro”.

A rappresentare questa opposizione, al tavolo dei relatori, il consigliere Pd Antonio Di Sanza. Che prima ha fatto un ‘mea culpa’ per aver, tempo fa, contribuito a credere un’alternativa politica possibile l’esperienza berlusconiana, poi, senza dire nulla di nuovo – ha ammesso – ha descritto il suo Pd come un partito diviso, privo di una guida unica e quindi responsabile di indebolire l’immagine e il ruolo della stessa minoranza. Infine ha segnalato “l’assenza dei cittadini” in questa complessa vicenda giudiziaria. “Il popolo si è distratto tantissimo in questi ultimi anni. Mi sarei aspettato un’imprecazione di qualche cittadino durante l’ultimo Consiglio comunale, un moto istintivo di questa società”, ha sostenuto Di Sanza. Il quale si è detto stupito nell’aver constatato una “incapacità di riflessione e una assoluta mancanza di etica pubblica”. Come stupisce, per Di Sanza, che rappresentanti dello Stato in Consiglio comunale “non abbiano sentito il desiderio di voler legittimare posizioni trasparenti nella pubblica amministrazione”; il riferimento è ai consiglieri di maggioranza Giuseppe Ferrara e Luigi Spano. Infine, un appello: “deve crescere un’opinione nella comunità, un’opinione di fastidio a sentirsi impossibilitati ad una relazione con la pubblica amministrazione”. Ma il consigliere Ferrara non ci sta, chiamato in caso ha replicato senza giri di parole: “Il suo partito non è stato capace neppure di presentare una mozione di sfiducia in Consiglio, pensi a questo invece che stupirsi a circa tre mesi dal fatto di una mancata ‘rivoluzione di popolo’, o piuttosto che dispiacersi del fatto che un consigliere come me non si sia dimesso. Io l’ho detto chiaro – ha ribattuto Ferrara – anche in Consiglio, andiamo a casa tutti e subito, non me lo si chieda dopo il tempo utile per il voto. Fermo restando che singolarmente non mi dimetto, se lo facessi verrebbe meno la vera opposizione a questo governo”.

Dopo Di Sanza è intervenuto l’avvocato Vincenzo Montagna, di Sinistra e Libertà, che ha tessuto alla sua maniera le fila di quello che egli stesso ha definito il “sistema Policoro”, “un sistema di illegalità diffusa che non ha comunque suscitato un moto di indignazione negli altri consiglieri di maggioranza che avrebbero dovuto sentire l’obbligo morale di abbandonare quell’amministrazione e di fare un atto di generosità verso la popolazione”, ha detto l’avvocato.

“Perché si possano creare le basi per un futuro di credibilità nella città di Policoro”, anche il segretario cittadino dell’Idv, Gianbattista Perciante, ha accolto l’invito del blogger. Il dipietrista ha ricordato la sua passata esperienza politica a Tursi e la vicenda che vide l’allora amministrazione rassegnare le dimissioni nonostante il pm del caso ritenne di non doversi procedere.

Un dibattito che ha probabilmente, e in parte, avviato quello che Frammartino chiama “il rilancio del cantiere Policoro da parte delle forzi di sinistra” e che ha portato l’amministrazione comunale ad una piccata replica: “Riteniamo assurdi gli interventi, sia sul piano politico che giuridico, soprattutto di due dei quattro invitati alla tavola rotonda poiché si tratta di avvocati. Quello che hanno sostenuto Vincenzo Montagna e Antonio Di Sanza è di una gravità inaudita per il ruolo che svolgono come professionisti nelle aule di giustizia. Infatti i loro assistiti sono innocenti fino all’ultimo grado di giudizio, mentre coloro i quali non lo sono devono dimettersi dalle cariche politiche che ricoprono per un’inchiesta giudiziaria ancora in fase preliminare, con un capo di imputazione tutto da dimostrare. Ancora una volta ha prevalso il sentimento di giustizialismo che non ci meraviglia quando arriva da una certa Sinistra, essendo parte integrante del loro Dna, e invece ci lascia allibiti quando a dichiararlo sono persone che fino all’altro ieri si professavano garantisti”.

In programma a breve un nuovo dibattito pubblico, questa volta sull’inchiesta della Procura di Catanzaro “Toghe Lucane”: “Accogliendo anche la proposta-sfida del dottor Cannizzaro, sarà mio impegno organizzare un incontro al quale inviterò i giornalisti Marco Travaglio e Antonio Massari", ha rivelato Frammartino.

Ilmetapontino.it

mercoledì 30 marzo 2011

La gente c'era , la stampa anche .. mancava solo il PD


Domani pubblicheremo dei post sull'interessante iniziativa che abbiamo promosso come blog , per una prima pubblica discussione dopo gli arresti eccellenti di Policoro. Vi annunciamo già che così come abbiamo detto durante il convegno ci faremo promotori di una iniziativa pubblica su toghe Lucane , accogliendo così anche l'invito in tal senso fatto da Dott.re Cannizzaro per una discussione approfondita su una questione che anche secondo noi non può essere solo una questione giudiziaria , ma che anche altre sfaccettature.
Molti ci chiedono perchè non pubblichiamo la sentenza di archiviazione di Toghe Lucane , cosa che faremo e non solo , ma sulle parte di cui noi ci siamo interessati non faremo mancare anche le nostre considerazioni , avendo sempre presente che vi è un procedimento ancora aperto a Catanzaro in Corte D'appello .
Per coloro che comunque hanno fretta a questo indirizzo :
troverete la sentenza integrale di archivazione .

Dopo il terzo no del Gip, pubblichiamo la seconda parte delle motivazioni del Tribunale del riesame di Potenza che negò la scarcerazione del sindaco.

Il Gip che ha concesso a Lopatriello la possibilità di recarsi a lavorare, dopo la perizia fonica presentata dalla difesa , che escluderebbe che quella voce sia di Lopatriello e metterebbe anche in discussione le frasi pronunciate , respinge per la terza volta la richiesta dell'avvocato di Lopatriello Gianni Di Pierri della scarcerazione del Sindac. Noi pubblichiamo sul punto la seconda parte delle motivazioni del tribunale del riesame presieduto dalla giudice Gerardino Romaniello

Lo stesso giorno viene intercettata una nuova telefonata tra Colamarino e Pascale nel corso del quale l’imprenditore , mostrandosi alquanto spregiudicato, sottolinea che al posto del Gigante avrebbe provveduto a pagare al Sindaco anche il doppio di quanto stabilito , in modo da assicurarsi la fornitura.

Il 17 Aprile 2010 dopo un incontro con l’assessore Ierone, Calamarino contatta il Rotunno informandolo che il sindaco si è impegnato ad estromettere il Gigante non appena il Colamarino avrà provveduto ad effettuare gli adempimenti. L’esistenza di un rapporto di collaborazione tra i due , parimenti interessati al buon esito della vicenda, trova conferma nel tenore della conversazione del 19/04/2010 il giorno stabilito per il pagamento della tangente, infatti, Colamarino contatta Rotunno informandolo che deve recarsi a Putignano per prelevare in banca i soldi. Di fronte all’insistenza del Rotunno il quale sottolinea l’intenzione di pagare la propria quota, Colamarino gli ribadisce di non preoccuparsi, precisando che potrà restituire la sua parte successivamente. L’esame delle risultanze investigative acquisite in atti consente di affermare, con qualificato grado di probabilità, che la somma di denaro ritirata dal Colamarino gli ribadisce di non preoccuparsi, precisando che potrà restituirgli la sua parte successivamente. L’esame delle risultanze investigative acquisite in atti consente di affermare, con qualificato grado di affidabilità, che la somma di denaro ritirata dal Colamarino e anticipata anche per conto del Rotunno era effettivamente destinata al pagamento della Tangente.

Circa due ore la richiamata conversazione, infatti, Colamarino nell’occasione monitorato dalla P.G. nell’ambito di un servizio di o.c.p. si reca presso la casa comunale di Policoro,, uscendone alle 11.00 dopo circa venti minuti. Quasi contestualmente l’assessore Ierone, ripreso dalla telecamera di sicurezza usata dal sindaco per controllare l’ingresso nei propri uffici, entra nella stanza di lopatriello, stringendo tra le mani un oggetto simile ad una scatola di sigari. Alle ore 11.04 viene intercettata in ambientale una breve conversazione tra l’assessore e il sindaco, nel corso del quale il Lopatriello riferisce al suo interlocutore di procedere. Terminato il colloquio, per circa dieci minuti non viene più registrato alcuna conversazione (verosimilmente per l’utilizzo dello Jammer) finchè alle ore 11,13 Ierone non viene nuovamente ripreso dalla telecamera di sicurezza dalla telecameradi sicurezza mentre esce dall’ufficio di Lopatriello

Secondo la prospettazione accusatoria, recepita anche dal Gip, nell’occasione Ierone consegna a Lopatriello la tangente appena prima ricevuta da Colamarino, con l’intesa che la stessa debba essere ripartita .

La difesa ha contestato la ricostruzione dei fatti accolta dal giudice di prima istanza , evidenziando alcune diformità tra quanto riportato nell’ordinanza impugnata e quanto riferito dagli operatori di P.G. nella relazione di servizio del 19Aprile. Sotto altro profilo l’rrata trascrizione della conversazione sottolineando, inoltre, che dall’ascolto della telefonata emergerebbe che pronunciare le parole intercettate (non corrispondenti a quando indicato nel verbale di trascrizione) sarebbero in realtà , terze persone, pure presenti al colloquio. Gli argomenti difensivi no appaiono idonei ad elidere il solido quadro indiziario emerso a carico degli odierni ricorrenti. Va rilevato, quando alla prima questione introdotta dalla difesa che nella menzionata relazione di servizio si da atto effettivamente che il Colamarino si reca presso la casa comunale tenendo per mano non gia fogli di carta e una piccola scatola, come precisato nell’ordinanza, bensi semplicemente dei fogli. Alle ore 10.59 in concomitanza con l’uscita dell’imprenditore dall’edificio, Ierone viene ripreso mentre entra nella stanza del sindaco strigendo tra le mani poste davanti a se un oggetto compatibile per dimensione e tonalità di colore ad una scatola di sigari.

L’evidente difformità non assume , peraltro rilievo decisivo in quando la circostanza che il Colamarino abbia effettivamente consegnato all’assessore Ierone una somma di denaro ( con tutta probabilità contenuta in una scatola di sigari) emerge in modo univoco dal tenore delle conversazioni successivamente intercettate, come pure dalle telefonate richiamate nella trattazione del capo 5. della rubrica – nel corso delle quali il Colamarino, resosi conto di essere rimpiazzato dagli imprenditori appartenenti al c d cartello di Bari, manifesta la chiara intensione di esigere la restituzione dei sigari , ciò chiaramente alludendo al denaro corrisposto a titolo di tangente. Quando poi, all’eccezione difensiva relativa all’errata trascrizione della conversazione n.1185, va osservato ce dall’ascolto della telefonata ( in cui file è stato depositato su supporto informatico nel corso dell’udienza camerale ) non si percepisce la presenza di soggetti diversi da Ierone e Lopatriello (le cui voci sono identificate dal PG) ne emergono incongruenze tra le frasi effettivamente pronunciate degli interlocutori e quelle riportate nel verbale di trascrizione. Ne consegue allo stato, la conferma del contenuto dell’intercettazione cosi come trascritta dalla P.G. salvi i diversi esiti degli accertamenti consulenziali o peritali eventualmente disposti.

Il quadro indiziario appena esaminato appare ulteriormente rafforzato dagli ulteriori elementi acquisiti nel corso delle indagini.

In data 19 aprile 2010 circa un’ora e venti dopo essere usvito dalla casa comunale Colamarino contatta Rotunno informandolo di aver consegnato a Ierone all’interno di una scatola di Sigari la somma 4000 euro, il doppio di quando originariamente convenuto. Come si evince dal tenore della conversazione, di cui sopra si riporta passi significativi , dopo aver ricevuto il denaro Ierone informa Colamarino che si sarebbe recato dal Sindaco per risolvere la sua situazione assicurandogli non soltando l’affidamento non soltanto la fornitura relativa a viale Salerno, ma anche lo sblocco delle determine riguardanti la fornitura delle lampade LED nella villa comunale e sulla zona artigianale.

martedì 29 marzo 2011

Il terzo no del Gip alla scarcerazione del Sindaco.

Sembrerebbe che la terza richiesta di scarcerazione avanzata dagli avvocati di Lopatriello sia stata respinta dal Gip. Dopo la perizia fonica presentata dalla difesa del sindaco , il gip a tutto oggi non ha ritenuto che siano cessate le esigenze cautelari , esigenze che dovrebbero finire il 12 Aprile essendo in questa data scaduti i tre mesi previste per legge , visto che l'ipotesi di accusa di concussione è stata derubricata dallo stesso magistrato in istigazione alla corruzione.

lunedì 28 marzo 2011

Sindaci e Sindaci DAVVERO UNA BELLA PERSONA


DAVVERO UNA BELLA PERSONA

La scorsa estate, sono stato in vacanza nel Cilento.

Ho visitato praticamente tutta la zona costiera e sono rimasto incantato dalla bellezza di quei posti, con i quali ho conservato un legame particolare, probabilmente dettato dalla comune origine che, storicamente, lega noi Lucani a quelle zone.

Tra i tanti posti visitati, mi sono rimasti in mente, in particolare, Pioppi e Pollica, borghi meravigliosi, che tutti dovrebbero visitare.

Sono delle autentiche “bomboniere”.

Ho un ricordo bellissimo di Acciaroli, frazione di Pollica, con il suo bellissimo agglomerato urbano, nel quale, perfettamente contestualizzato, si insinua un antico e stupendo porto.

Forse per il bel ricordo di quei posti, mi ha molto colpito, nello scorso mese di settembre, la notizia dell’assassinio del Sindaco di Pollica ed Acciaroli, Angelo Vassallo, noto come il Sindaco Pescatore (perché il suo lavoro era quello di pescatore), appartenente al PD.

Ho prestato molta attenzione a quella vicenda, cercando di capire chi fosse quel Sindaco e perché fosse stato brutalmente ucciso.Ho letto qualcosa ed ho interpellato qualcuno che abita in quelle zone.

Tutto e tutti mi hanno parlato di Angelo Vassallo come di una persona eccezionale, che si è distinta per le battaglie fatte per la legalità e per la connessa tutela del suo territorio e delle ricchezze di quel territorio.

In particolare, Vassallo si è distinto per la recisa resistenza a fenomeni di spaccio di stupefacenti che cominciavano ad insinuarsi pericolosamente nel suo comune (e si ipotizza che ciò sia stata la causa prossima della sua “eliminazione”); si è distinto anche per il contrasto posto al consumo edilizio (con le insane speculazioni che ciò avrebbe determinato) del territorio che amministrava, privilegiando il recupero del patrimonio abitativo già esistente rispetto ad una selvaggia ed irrazionale espansione urbana; ha contrastato i tentativi, anch’essi meramente speculativi, di uno smodato ampliamento del porto, che avrebbe gravemente compromesso la splendida armonia del posto.

Vassallo combatteva anche contro la mala gestio della cosa pubblica.

E’ di oggi la notizia dell’arresto di alcuni dirigenti della Provincia di Salerno e di alcuni imprenditori, che avrebbero incassato fondi per lavori mai eseguiti, proprio a seguito di sue segnalazioni.

Mi sono fatto l’idea che quel Sindaco Pescatore fosse una persona per bene, che amava la sua terra, la sua gente, insomma una …”Bella Persona”, esempio di quella che può anche essere la “Bella Politica”.

Peccato che - mi sembra anche dal suo Partito - non gli sia tributato il giusto riconoscimento e la giusta considerazione.

In fondo, quel Sindaco, quanto meno, appariva ed appare come “il bene”.

Forse potremmo addurlo come esempio di cosa significhi fare Politica ed Amministrazione per il bene comune.

Policoro, 23 marzo 2011 Francesco Antonio Rizzo

L'intervento di Bubbico dopo archiviazione di Toghe Lucane

sull’archiviazione dell’inchiesta “Toghe lucane”. I temi che hai sollevato sono seri e restano attuali e mi riprometto di dire la mia nei prossimi giorni. Nel frattempo, però, non posso non commentare le incredibili affermazioni del parlamentare europeo Luigi De Magistris, contenute nell’intervista pubblicata dal tuo giornale.

Trovo stupefacente l’ipocrisia con la quale, molto sbrigativamente, l’ex pm afferma -bonta sua!- di rispettare le mie opinioni. Ma ancor più stupefacente mi pare la risposta che egli fornisce alla domanda se c’è ancora oppure no una “cupola” che governa la Basilicata, laddove leggo: “Se c’è ancora non lo so perché non faccio più il magistrato. All’epoca in cui facevo le indagini quelle cose che avevo ricostruito secondo me erano talmente solide che meritavano non un’archiviazione, ma ben altro”.

Dov’è finito l’ardimentoso e implacabile giustiziere, che non ha il coraggio di dire apertamente quello che pensa per paura di beccarsi una querela (come si evince da una risposta successiva)? Io so che solo chi diffama sapendo di diffamare deve temere le querele, e penso che chi sta dalla parte della verità non ha necessità di scansare i processi avvalendosi di immunità, legittimi impedimenti, ed altri ignobili strumenti elusivi.

Vorrei ricordare a questo signore che nel 2006, mentre lui stravolgeva la sua funzione inquirente per costruire quell’infamante macchinazione chiamata “Toghe lucane”, che avrebbe voluto concludere con atti eclatanti, e mentre seminava attraverso i suoi canali mediatici (con “l’amico Vulpio”, ma non solo) false accuse nei miei confronti, io mi dimisi da senatore e rinunciai all’immunità.

La verità è che De Magistris, nonostante abbia svolto l’indagine per anni e con grande disponibilità di uomini, mezzi e risorse economiche, ha prodotto un risultato valutato da ben due magistrati come inadeguato a sostenere il suo castello accusatorio.

La sua è la risposta di chi non ha argomenti se non la propria autoreferenzialità .

Spiegasse piuttosto le sue relazioni con “l’amico Vulpio” e con le centrali mediatiche, insieme alle quali,(su impulso esterno?), è stato costruito” Toghe Lucane” e quali fossero gli interessi in campo ed i motivi veri per cui si è cercato di destabilizzare l’intera comunità regionale.

Filippo Bubbico
Senatore del Pd



domenica 27 marzo 2011

Ricerche petrolifere: pura anarchia del Dipartimento ambiente Ambiente . A Policoro nasce il comitato a sostegno Referendario contro il nucleare


Si è formato un primo nucleo del comitato referendario a sostegno del referendum contro il nucleare ed a sostegno dell'acqua pubblica , ne fanno parte : Nicola Viola , Franco Labriola , Angelo Vozzi , Giovanni Lasalandra , Felice Santarcangelo ,Gaetana Corbo e Antonio De Santis. Nella settimana raccoglieremo altre adesioni ritenendo questa iniziativa importante per questo territorio, tenuto conto che proprio qui da noi nelle intenzioni del governo sarebbe localizzata una delle sedi delle centrali nucleari previste dal governo Berlusconi.

Pubblichiamo la nota di Noscorie Trisaia sul dipartimento ambiente e le estrazioni .

In merito alle recenti autorizzazioni dei permessi di ricerca petrolifera nel potentino è palese che, in questa regione, vige un regime di pura anarchia su una materia che, invece, riguarda la salute, l’economia ed il futuro di migliaia di lucani. Il Dipartimento Ambiente con l’Ufficio di Compatibilità Ambientale autorizza con Determina dirigenziale quello che Comuni e cittadini non vogliono: ci riferiamo al Comune di Satriano di Lucania, preso di mira prima dalla Shell e ora dall’Eni.
L’Ufficio Compatibilità Ambientale ed il Dipartimento Ambiente non sono nuovi a questi comportamenti:
1) Nell’estate 2009 sul Pozzo Morano di Bosco Soprano, a Policoro, il Dipartimento pur di attenuare le polemiche della popolazione (sfociate poi in manifestazioni di piazza), per una ricerca petrolifera (un pozzo di gas profondo circa 800 metri) nel letto del fiume Sinni e in mezzo alle case coloniche, ebbe ad affermare addirittura che non sarebbero stati usati prodotti chimici per perforare la crosta terrestre. Tutto, poi, sconfessato dalle ordinanze sindacali di sequestro di decine di fusti di avapoly e sostanze chimiche varie, nonché da un elenco di sostanze chimiche presentato in Comune dalla stessa società mineraria, e dalle foto dei tir cisterna che trasportavano materie pericolose nelle discariche a trivellazione eseguita.
2) Nell’estate 2010 per il permesso di ricerca petrolifera “Aliano” nei Calanchi fioccarono presso il Dipartimento Ambiente decine di opposizioni alla Valutazione di Impatto Ambientale (VIA) da parte di cittadini ed associazioni con tanto di documentazione tecnica e scientifica sul pericolo delle ricerche petrolifere. Il dirigente dell’Ufficio Compatibilità Ambientale invece di rispondere alle osservazioni puntualmente elude la VIA e autorizza.
Si elude la Valutazione d’Impatto Ambientale con la burocrazia e gli “azzeccagarbugli” per evitare di dare riposte alle associazioni e ai cittadini che con documenti si opponevano al pericoloso impatto ambientale delle ricerche petrolifere su ambiente, acqua, salute ed economie del territorio. Se questa non è anarchia pura! L’assessore Mancusi, inoltre, deve ancora rispondere ai cittadini di Bosco Soprano che dopo la ricerca petrolifera gli hanno chiesto da mesi di controllare l’acqua dei propri pozzi utilizzati per uso alimentare, potabile e agricolo. L’assessore Mancusi deve ancora rispondere ai sindaci di Nova Siri, Rotondella e Policoro che si sono opposti al rinnovo della concessione Nova Siri per i pozzi di gas (Rivolta 01 e Nova Siri 01) vicino il recinto dell’impianto nucleare Itrec (come si evince dalla foto sottostante). Pozzi ritenuti pericolosi per la stabilità dell’impianto Itrec dove sono stoccate in piscina le barre di combustibile nucleare di Elk River e i residui liquidi di III categoria.
La Regione Basilicata nell’intento del presidente De Filippo di trasformare la Basilicata in un “hub energetico” ha speso decine di migliaia di euro per organizzare una conferenza sul petrolio, ma non è in grado di dare risposte ai cittadini che, invece, reclamano i propri diritti, mentre viene mistificata la realtà e la pericolosità della ricerca e dell’estrazione petrolifera. E’ davvero penoso che un’istituzione che parla di trasparenza non riesce a confrontarsi con i cittadini che aspettano risposte e non imposizioni, mentre i dirigenti del Dipartimento Ambiente/Ufficio di Compatibilità Ambientale e l’assessore Mancusi dimenticano che sono pagati dalla collettività per tutelare gli interessi della stessa.

sabato 26 marzo 2011



LA SINISTRA CHE FA LA SINISTRA

MARTEDI ALLE 18.30
C/O SALA PARROCCHIALE P.ZZA HERACLEA
ORGANIZZA INCONTRO DIBATTITO SU:

DOPO GLI ARRESTI ECCELLENTI QUALE FUTURO PER POLICORO

INTERVERRANNO TRA GLI ALTRI:


V. MONTAGNA- SINISTRA E LIBERTà

A. DI SANZA - CONSIGLIERE COMUNALE PD

G.PARCIANTE - SEG. IDV POLICORO




venerdì 25 marzo 2011

LIBERA BASILICATA, “LUCA E MARIROSA” 23 ANNI DI DOMANDE SENZA RISPOSTE


Il 23 Marzo è stato l’anniversario della morte di Luca Orioli e Marirosa Andreotta: i ragazzi noti come “fidanzatini di Policoro” trovati morti la sera del 23 marzo 1988 nel bagno di casa di lei.Lo scorso 17 dicembre i loro corpi sono stati riesumati per consentire al professor Francesco Introna dell’Università di Bari, di effettuare l’esame autoptico sui cadaveri con l’obiettivo di risalire alle cause del decesso. Nel corso degli anni si sono alternate diverse ipotesi: dall’avvelenamento per monossido di carbonio, all’incidente domestico, all’omicidio. A distanza di 23 anni siamo ancora in attesa di sapere cosa o chi ha causato la morte di Marirosa e Luca e sono ancora tanti gli interrogativi a cui nessuno ha risposto.
Riflessione di Don Marcello Cozzi:
È stato solo un punto di partenza.
Da sempre la Giornata della memoria e dell’impegno è per noi solo il punto di partenza di un cammino che dura 365 giorni all’anno e che si articola poi giorno per giorno nei percorsi quotidiani.
Riprendiamo dunque quel cammino, e ripartiamo da Luca e Marirosa.
Sono passati 23 anni da quel 23 marzo 1988 quando furono ritrovati i loro cadaveri; 23 anni di buio, di silenzi, di archiviazioni e di domande alle quali speriamo che gli esami autoptici, recentemente compiuti sui loro poveri resti, possano finalmente dare una risposta che riporti verità e giustizia in questa triste storia.
Sappiamo, però, che quegli stessi esami non potranno far luce su una serie di domande alle quali in tutti questi anni mai nessuno ha risposto. Per esempio:

- perché più testimoni non concordano sulla posizione dei corpi di Luca e Marirosa così come furono ritrovati in quel bagno?

- perché la tragica scena così come è stata vista da molti non coincide affatto su quella immortalata nelle foto allegate al fascicolo delle indagini?

- perché i vestiti e le scarpe di Luca erano bagnati nonostante non tutti fossero nel bagno?

- perché nelle foto scattate nel bagno non c’è traccia dell’abbondante acqua di cui parlano i carabinieri del posto nella relazione redatta quella stessa notte?

- perché nelle stesse foto non c’è traccia del tanto sangue fuoriuscito dalla nuca della povera Marirosa?

- perché il perito della procura di Matera in seguito alla perizia svolta in quel bagno in data 8 agosto 1989 allegò alla sua relazione delle foto artefatte?

- perché lo stesso perito allegò al fascicolo 18 foto e non tutte le 19 scattate?

- perché nel corso di una telefonata intercettata dai carabinieri, i due interlocutori parlano della presenza quella notte in quella casa di “un qualcuno di mafioso”?


Siamo certi che sia il lavoro che da mesi sta portando avanti il dottor Introna sia i nuovi impulsi investigativi della Procura di Matera porteranno finalmente luce su questo tragico caso, nel frattempo riteniamo che il modo migliore per restituire dignità a Luca e Marirosa e stare accanto alle loro famiglie sta nel continuare a rivendicare il diritto di una risposta al dovere delle tante domande.

giovedì 24 marzo 2011

De Magistris : Toghe lucane inchiesta solida. I cittadini Lucani sanno la verità

Quando facevo condannare assasini e spacciatori ero un bravo Magistrato?

Il Sindaco Jammerista e il Disaggio Ambientale che per il Tribunale del riesame non era altro che una volgare Tangente da 6500 euro


Prima Parte (sabato 2° parte)

Scrive il tribunale del riesame di Potenza che si contesta al Lopatriello il reato di istigazione alla corruzione commesso nei confronti di Gigante, così riqualificata dal gip la fattispecie di concussione di concussione originariamente ipotizzata dal PM. Il ricorrente , abusando della sua qualità di sindaco avrebbe sollecitato il gigante a promettergli il pagamento di somme di denaro pari rispettivamente a 200 euro e a 6500 euro, in cambio dell’affidamento della fornitura di lampade Led per l’illuminazione pubblica di via Salerno (la famosa via Banesti) e della villa comunale di Policoro . Riferisce in particolare il Collamarino che dopo la prima sperimentazione condotta nel comune di Policoro il sindaco di Policoro si è mostrato particolarmente interessato alla fornitura di lampade Led . Secondo l’intesa raggiunta tra i due , l’affare l’avrebbe dovuto essere formalmente concluso con la società facente capo a quest’ultima (CIT srl) mentre il Collamarino avrebbe materialmente assicurato la fornitura delle lampade , i rapporti col lopatriello sarebbero stati curati nell’interessi tra i due unicamente dal gigante. Le circostanze riferite dal Collamarino , nel corso dell’intercetazione telefonica hanno trovato pieno riscontro nelle dichiarazione rese dal Gigante Sandro .Sentito dalla G.F. di Policoroil Gigante ha infatti ammesso di aver contattato il Collamarino offrendogli di attivarsi nell’interesse di entrambi presso il sindaco di Policoro per il tramite di Benedetto. Dopo i primi contatti col sindaco Lopatriello e la richiesta di una tangente dell’importo di 50.000 mila euro , mai pagata dal Gigante gli amministratori di Policoro avevano optato per l’affidamento diretto di appalti di importo più limitato avente per oggetto la fornitura di lampade led da istallare in via Salerno e nella villa comunale. Definiti con l’assessore Ierone i Termini della fornitura , colla marino e gigante avevano depositato e fatto protocollare presso il comune di policoro i rispettivi preventivi. Qualche tempo dopo Gigante era stato convocato nell’ufficio del sindaco Lopatriello , il quale dopo aver confermato l’affidamento della fornitura relativa all’impianto di illuminazione di viale Salerno e della villa comunale gli ha chiesto di fare uno sforzo di 2000 euro mentre uscivamo dalla stanza mi dice , riferendosi alle due determine che avrebbe dovuto fare per la villa comunale di viale salerno “fai uno sforzo questa volta , c’è un consigliere che rompe le scatole … lui mi rispose che bastavano 2000 euro ma che mi avrebbe fatto sapere il giorno dopo “. Ancora una volta le dichiarazione rese dal Gigantwe costituiscono importante riscontro al contenuto delle intercettazioni telefoniche e agli esiti delle attività di indagine richiamati nell’ordinanza impugnata , rafforzando ulteriormente il quadro indiziario già valutato dal gip ai fini dell’applicazione delle misure.

Di indubbio interesse dice sempre il Tribunale del Riesame , appaiono, in particolare le telefonate 181 e 226 , nelle quali risulta palese non solo il riferimento ai due preventivi presentati per il conseguimento delle suindicate forniture ( viale salerno e villa) ma anche la volontà degli amministratori di policoro di procedere ad ordini più circoscritti in vista dell’affidamento dell’appalto principale ,da costruirsi sulle base delle caratteristiche tecniche degli imprenditori coinvolti nell’accordo corruttivo. ( “Si però nel fratempo che si fa il bando loro vogliono fare piccoli ordini …in modo che anticipano di parecchio il bando ……… Così noi testiamo dentro …E dopo nel bando saremmo blindati e protetti ecc)

Dopo il deposito dei preventivi da parte di gigante e colla marino , appiamente documentato dagli esitidell’attività di intercettazione , in data 31 marzo 2010 Colamarino incontra il sindaco lopatriello presso l’ufficio di quest’ultimo. Nella circostanza l’evidente utilizzo di un apparecchio Jammer (in seguito rivenuto da pg nella stanza del sindaco) impedisce agli investigatori di intercettare il contenuto del colloquio . Tuttavia , il fatto che durante la conversazione sia stata avanzata dal Lopatriello la richiesta di una Tangente così come riferito dal Gigante ne menzionato verbale di sit – trova riscontro nel tenore delle conversazione successivamente intercettate tra i protagonisti della vicenda. Particolare valenza , sul piano indiziario , assumono le telefonate n° 607 del 31.3.2010 nella quale Gigante , terminato l’incontro con il sindaco . contatta immediatamente Colamarino informandolo dell’intesa richiesta di adempimenti per quelle due cose e la successiva conversazione n° 615 dell’1.4.2010 nel corso del quale cola marino commenta con Rotunno il comportamento tenuto dal sindaco , sottolineando che quest’ultimo ha voluto con tutta evidenza verificare la concreta “disponibilità” dei suoi interlocutori con riferimento ad una fornitura di importo più limitato (CG. : e solamente quello il fatto , e venuto a galla alla luce adesso Gigi! Ciò che avevamo paventato all’inizio , cioè quelli hanno detto va bene proviamoli su una piccola operazione, mollano prima ?)

Ulteriore conferme dice sempre il Riesame a quanto sopra evidenziato si evincono ,inoltre , dal tenore dei colloqui successivamente captati tra il Colamarino e il Rotunno . Il 1 aprile 2010, giorno successivo alla richiesta della tangente avanzata dal sindaco di policoro viene registrata una nuova conversazione tra Colamarino e Rotunno nel corso del quale i due chiariscono i termini della richiesta. Come si evince da tenore della telefonata n° 626, Colamarino informa Rotunno che per l’affidamento dell’appalto relativo alla villa comunale il sindaco ha chiesto il pagamento di 6500 euro a titolo di DISAGGIO AMBIENTALE sicchè, tenuto conto dei ricavi complessivi relativi alla fornitura delle lampade , potrebbero ottenere un utile netto di circa 7000 euro ( Giggi mi sono fatto quel conteggio io della villa , la plusvalenza attualmente è 13,555 GIGGI : si GIOVANNI : Togliendo la il disaggio ambientale (ndr Tangente) che possa girare intorno….loro vogliono 6500 rimarrebbero 7000 euro …non è male la situazione però tieni presente che stiamo lavorando al 50% per loro con loro )

mercoledì 23 marzo 2011

Una perizia fonica di parte scagionerebbe il sindaco Lopatriello dalle accuse


Riportiamo fedelmente l'articolo apparso ieri sul quotidiano, domani invece pubblicheremo cosa dice su questo punto e su altri il tribunale del riesame di Potenza , quindi non la posizione di un PM ma di un collegio giudicante. Ma la di la delle responsabilità penali che sta in capo alla magistratura accertarli , noi in questo momento verremmo sapere perchè ogni volta che si incontrava con alcuni imprenditori tipo Collamarino o Gigante azionava lo Jammer ? Inoltre perchè così come egli stesso ha confessato non ha denunciato il Gigante dopo che questi ha tentato di corromperlo ?

POLICORO - «Quellanon è la voce di Lopatriello». Non ha dubbi, l'avvocato Gianni Di Pierri, legale del sindaco di Policoro, Nicola Lopatriello, indagato ai domiciliari nell’ambito dell’inchiesta “Sistema Policoro”, che loscorso 13gennaio portò all’arresto di tredici persone per presunte mazzette in lavori pubblici della pubblica illuminazione, condotta dalla Procura di Matera. Lo scorso 18 marzo Di Pierri ha depositato presso l'ufficio giudiziario del Giudice delle indagini preliminari, Roberto Scillitani, tutta la documentazione riguardante il suo assistito, finalizzata
alla revoca dell'interdizione dai pubblici uffici, motivando che: «Si evince in modo chiaro, inequivocabile e inconfutabile la totale estraneità del sindaco e degli altri indagati, nell'episodio “chiave” della presunta dazione corruttiva del 19 aprile 2010. Per questa specifica circostanza, la Polizia giudiziaria scrisse nelle note informative inviate a suo tempo al Pubblico ministero che
alle 11 di quella giornata “il sindaco…era solo nella sua stanza…entrò l'assessore Ierone… e dopo aver parlato con lo stesso…gli consegnò… una somma di denaro… frutto di una tangente pari a 4.000 euro, che il primo cittadino provvide a dividere con lo stesso Ierone, Viceonte ed il segretario Felice Latronico”. Questo è riportato nell'ordinanza di custodia cautelare. La perizia fonica effettuata con metodi scientifici e ultramoderni da un noto esperto e non con il semplice
ascolto a orecchio, sconfessa totalmente la polizia giudiziaria, per le errate trascrizioni effettuate nella traduzione di cosa si era intercettato nella stanza del sindaco, impegnato, ascoltando l'intera
registrazione, a difesa del suo Comune per faccende che riguardavano la Capitaneria di porto, il servizio del 118, il cinema. Inoltre altre discordanze sono state individuate nell'attribuzione
delle voci ai soggetti spiati, decisa in modo alquanto arbitraria ed empirica, secondo il perito, da parte di chi ascoltava; nonché la sostanziale divergenza sulla mancanza di altre persone,diverse
da Ierone e il sindaco. Si è dimostrato, invece -prosegue l’avvocato- che in quel periodo era in corso una Giunta con la presenza di otto persone nella stanza del sindaco, anziché due così com'è
scritto dalla Guardia di finanza. La Giunta è iniziata alle 10 e sospesa alle 12, ripresa alle 12.40 e chiusa alle 15, così come risulta dagli atti ufficiali. Infine, la dichiarazione di un terzo (sempre
presente), che sentito a sommarie informazioni (dalla difesa), rivela che la frase finale degli ultimi 10 secondi intercettati, erroneamente trascritta “in fategli quella cosa”, non l'ha pronunciata il
sindaco. Questo gravissimo errore ha determinato una serie di conseguenze sulla libertà personale dei soggetti interessati, compreso il sindaco, tenuto conto che gli altri addebiti sono tutti da dimostrare in termini di consistenza e forse nemmeno meritevoli di avviso di garanzia.
Tale azione ha tratto in inganno il pubblico ministero, il Gip e lo stesso Riesame (che il primo febbraio scorso ha ascoltato la registrazione della Polizia giudiziaria deducendo che erano voci di Ierone e Lopatriello, in assenza di perizie o consulenze di parte; mentre ora si dimostra il
contrario). La misura restrittiva è stata decisa sulla base della prima registrazione delleFiamme Gialle senza tener conto della perizia in un secondo momento. A questo punto -conclude Di Pierri- basterebbe un controllo meticoloso antecedente alcune operazioni di polizia, per evitare ulteriori danni morali e materiali agli indagati».
a.corrado@luedi.it (il Quotidiano della Basilicata)

Sogin, sul tavolo della trasparenza anche la ''questione assunzioni''

ROTONDELLA – Da quando la società italiana che si occupa dello smantellamento degli impianti nucleari e della gestione dei rifiuti radioattivi, la Sogin, ha iniziato le sue attività all’interno dell’impianto Itrec della Trisaia, la politica locale ha subito captato le tante opportunità lavorative a disposizione; tuttavia, proprio la trasparenza nelle assunzioni qualche volta si è ammantata di contorni poco chiari per i cittadini. Spartizione, lottizzazione, familismo amorale?

È sufficiente leggere alcuni nomi dei dipendenti Sogin o dell’altra società controllata dallo stesso gruppo, la Nucleco, per rendersi conto della situazione.

Considerata la delicatezza delle operazioni legate al nucleare, se in qualche caso alla professionalità viene preferita la vicinanza al sistema politico, il rischio concreto potrebbe essere quello di trovarsi di fronte a lavoratori impreparati a gestire eventuali circostanze di pericolo con possibili conseguenze per la salute dei cittadini e per l’ambiente. Non sarebbe il caso di portare anche la "questione assunzioni" sul prossimo tavolo della trasparenza?

di Gianluca Bruno www.ilmetapontino.it

martedì 22 marzo 2011

BARRE NUCLEARE ALLA TRISAIA: UN PERICOLO INCOMBENTE!!!


Dopo quello che é accaduto in Giappone fare delle supposizioni non è un semplice esercizio della fantasia.

Nel 1997 ho visitato, insieme ad altri operatori dell’informazione, le piscine in cui sono conservate le 64 barre radioattive provenienti dal reattore nucleare Elk River degli Stati Uniti.

Prima di entrare ci venne fatto indossare un camice bianco munito di dosimetro, con ogni probabilità un camice piombato per proteggerci dalle radiazioni, e dovemmo calzare dei copri scarpe simili a quelli che si utilizzano nelle sale operatorie All’ingresso ci venne misurato il livello di radioattività che in quel momento misuravano il nostro corpo ed i nostri indumenti.

Ci trovammo improvvisamente catapultati in uno scenario adatto a girare un film di fantascienza di Stanley Kubrick. Dominava un silenzio irreale ed un’atmosfera fredda, priva di umanità.

Le barre sembravano, a noi profani, delle innocue ed insignificanti sbarre di ferro che stavano immobili sott’acqua, degli oggetti insignificanti e privi di qualsiasi motivo per essere osservate.

Quello che più spaventa della radioattività non è forse questo suo essere non percepibile (invisibile, inodore ed incolore), ma devastante nei suoi effetti letali per l’uomo?

Ci venne ironicamente consigliato che anche se eravamo all’inizio della bella stagione e l’acqua in cui erano le barre erano sepolte incredibilmente cristallina, non era consigliabile farvi il bagno. All’uscita ci venne misurato nuovamente il livello di radioattività per verificare se che la quantità assorbita era stata come previsto irrilevante.

L’impressione che avemmo fu di una grande professionalità e diligenza del personale, ci colpì l’attenzione che veniva posta e la consapevolezza della delicatezza del compito.

Appena dopo ci venne fatto visitare un capannone contenente dei fusti al cui interno erano state cementifiche delle scorie radioattive. Al nostro interlocutore chiedemmo quanto tempo quel sistema di smaltimento e di messa in sicurezza garantiva dalla fuoriuscita di possibili radiazioni, ci venne risposto per una ventina d’anni, dopo, ci dissero, si rende necessario un ritrattamento o il seppellimento definitivo in luoghi idonei.

Ne sono già passati 14 e l’unica notizia di cui siamo a conoscenza è quella relativa ad un ampliamento di quella struttura, che secondo gli antinuclearisti è ingiustificato nelle dimensioni e crea il sospetto di voler candidare il sito della Trisaia per la provvisoria-definita allocazione dei rifiuti radioattivi più pericolosi, quelli di III categoria

Lo scorso anno il Movimento NoScorie Trisaia ha fatto notare alle istituzioni che sulla base di un contratto stipulato negli anni ’60, quando le barre arrivarono per essere riprocessate alla Trisaia con il ciclo uranio-torio, era prevista la riconsegna al proprietario originario, cioè agli Stati Uniti. Allo stesso modo noi dovremmo riprenderci nel 2017 il combustibile della centrale nucleare di Caorso mandato a riprocessare in Francia.

Gli esponenti del movimento hanno fatto anche sapere che negli anni ’90 ci fu una causa indetta dal governo italiano contro gli Stati Uniti per la restituzione della barre, ma il giudice americano Stanley Sporkin se ne lavò le mani ed affidò la risoluzione della questione alla diplomazia dei due Stati. Ecco come forse si spiega il tentativo di Gianni Letta, di cui ha dato notizia l’espresso, di rimandare le barre in america.

Il centro Enea della Trisaia si trova a due passi dal mare e dal fiume Sinni. Se non si assumono provvedimenti risolutivi alle prossime generazioni lasciare una pesante eredità.

Dopo quello che é accaduto in Giappone fare delle supposizioni non è un semplice esercizio della fantasia.

Proviamo ad immaginare che cosa accadrebbe nell’ipotesi di un’alluvione o di un terremoto dalle dimensioni impreviste e con un incidente alla più grande diga in terra battuta d’Europa, quella di Monte Cotugno che si trova a monte della Trisaia.

Che fine farebbe il sistema di sicurezza per la conservazione delle barre e delle scorie cementificate? Quali conseguenze si avrebbero? E ancora, va messo in conto anche un atto terroristico sia sulla diga che alla Trisaia, derivante da una politica estera oscillante tra i baciamani ai dittatori e la partecipazione al loro bombardamento.

Non a caso i due siti sono stati nella guerra all’Iraq definiti sensibili e sorvegliati.

Il disastro nucleare in Giappone e le notizie relative al Centro della Trisaia che sono state filtrate, pongono interrogativi ed esigono risposte e soluzioni non più rinviabili.

VINCENZO MAIDA

domenica 20 marzo 2011

Toche lucane e manifestazione di Libera Frammartino risponde all'articolo di Leporace.


Egregio direttore l’odierna impostazione della prima pagina del tuo giornale è il contenuto del tuo editoriale non mi convincono. Ad una prima lettura mi sembra che tu ponga da una parte la grande manifestazione di Libera e dall’altra la decisione del Gip di Catanzaro di archiviare l’indagine Toghe Lucane. Nel tuo editoriale, poi l’ archiviazione di Catanzaro verrebbe intesa come riedizione della Basilicata come isola Felice con l’ulteriore grave deduzione secondo cui dalla Basilicata sarebberò estranei 2 gravissimi fenomeni , quello della mafia e della corruzione. Per quando riguarda toghe Lucane occorre ribadire prima di tutto che già nella richiesta di Capomolla ,l’accadimento dei fatti accertati da De Magistris non veniva messa in discussione , cambiando solo la valutazione giuridica. Non ho avuto ancora la possibilità di leggere le motivazioni del GIP, ma per il rispetto che porto alla magistratura le leggerò attentamente al fine di comprendere se quella parte delle accuse che a me apparivano fondate siano valutate in maniera da farmi cambiare opinione. Si tratta delle questioni che attengono alla vicenda Marinagri di cui le indagini proseguono per altri aspetti presso la corte d’appello.Più in generale riferito a Toghe Lucane, mi interessa sapere che cosa pensi la magistratura inquirente sui fatti tragici accaduti a Potenza . Nessuno mi convincerà mai che una indagine che avesse i requisiti minimi della serietà non avrebbe ispezionato nell’ immediatezza dei fatti la chiesa della Trinità e le sue pertinenze alla ricerca di quel che era potuto accadere alla povera Elisa Claps. Nessuno mi toglierà dalla testa che una accurata ispezione o perquisizione in pochi minuti avrebbe scoperto l’esistenza di un cadavere ancora caldo. Questo si che chiede vendetta al cospetto di Dio per una giustizia negata, per una verità stuprata violentata. Non mi convince ancora di più la tua presa di posizione nel negare fenomeni gravi di corruttela nel territorio Regionale. I fatti recenti di Policoro dimostrano invece quando il fenomeno sia grave e diffuso. In merito voglio ricordarti che non c’è nessuna etica Politica nessun freno , mentre in Germania un ministro si dimette perchè avrebbe copiato una tesi di Laurea , il sindaco di questa città oggi agli arresti domiciliari si è fatto passare per molti anni come laureato senza esserlo e usava lo jammer senza nessuna conseguenza anzi ad oggi la sua maggioranza regge con i voti di un consigliere Finanziere ed un Poliziotto. Fatte queste precisazioni ritengo che non debbano sottovalutarsi le vicende giudiziarie ancora sotto esame. Si omette infatti di ricordare che la leicita o meno dell’attività costruttiva di Marinagri è sotto esame del giudice compreso la questione della proprietà dei terreni. Qui va ricordata che la illegittimità dell’intervento ipotizzata da De Magisteris era stata fatta propria dal dott.re Capomolla che aveva richiesto il rinvio a giudizio. .Cosa Molto strana nella relativa udienza Capomolla non era presente . Fu sostituito da altro magistrato , il quale a velocità supersonica , in meno di un’ora lesse ed esamino circa 15 faldoni e chiese l’assoluzione contraddicendo sia De Magistris che Capomolla, assoluzione inpugnata dal PM Facciolla che parlo di violazione di norme penali. Con questi precedenti prendiamo atto di questa decisione e la valuteremo, pronti a riconoscere la totale giustezza se gli argomenti ci convinceranno. Pronti invece a criticarne i contenuti per le parti che non ci avranno convinto. Un’ultima osservazione , debbo fare , se il giudice penale ha confermato l’impianto dei fatti e negato l’esistenza dei reati , non per questo vorrà dire che tutto è legittimo. Occorrerà che altri si occupino delle vicende in relazione ai fatti e circostanze amministrativamente illegittime. Per parte mia affermo che rispetto a Toghe Lucane vi possono essere valutazioni differenti e persino opposte , nell’ interesse di tutti occorre che i punti salienti della vicenda vengano conosciuti dai Lucani. Sarà giusto consentire ai cittadini di conoscere gli atti in modo che ogni uno faccia le proprie valutazioni. Per questo proporrò ad alcuni amici di costituire un gruppo di lavoro per raccogliere e pubblicizzare gli atti. A libera chiederò di sostenere questa iniziativa , affinchè i cittadini giudichino raccogliendo cosi anche la richiesta che viene da quella grande manifestazione di Potenza , che è quella di farsi una opinione conoscendo approfonditamente le vicende.


L'EDITORIALE DI LEPORACE DIRETTORE QUOTIDIANO DELLA BASILICATA

Non dimenticando che alle porte dell'Italia si combatte una guerra che coinvolge noi tutti ieri in Basilicata abbiamo vissuto una giornata molto particolare. Neanche il regista più fantasioso poteva immaginare che, proprio nel giorno che a Potenza in quarantamila partecipavano alla XVI giornata dell'impegno e del ricordo delle vittime di mafia promossa da Libera, nel primo pomeriggio, dopo mesi di attesa, arrivasse il provvedimento del Gip di Catanzaro che ha decretato che la cosiddetta inchiesta Toghe lucane con trenta indagati molto eccellenti del potere locale non merita di avere processo e attenzione nonostante le ponderanti accuse edificate dall'ex pm Luigi De Magistris. I due avvenimenti si fronteggiano contrapposti ma offrono
una lettura comune. Una premessa sulla manifestazione. La città di Potenza ha raggiunto un grande risultato. Il capoluogo ha dimostrato di saper accogliere e gestire grandi eventi. La macchina comunale, le forze dell'ordine, nuove opere urbanistiche come il Ponte attrezzato, la capacità degli organizzatori, il senso comune dei cittadini hanno dimostrato un'efficienza dal sapore svizzero che gratifica e inorgoglisce tutti. I contenuti e la partecipazione alla manifestazione meritano una prima, sommaria, ma serrata analisi. Il primo dato è la forza di Libera nazionale. Nel tempo, grazie ad un leader carismatico come Don Ciotti, nell'Italia dei misteri e delle mafie, si è diffuso un movimento di massa animato da mondo cattolico, scoutismo, associazionismo di base, professori democratici, sinistra senza partito. Concentrazioni nelle tre regioni del Sud a fortissima densità criminale
ma la militanza è molto diffusa in Piemonte, Lombardia, Lazio e regioni rosse dell'Italia centrale. E' un movimento in crescita molto collegato a ben individuate correnti della magistratura. Un problema è stato segnalato dal giornalista antimafia siciliano Gianfranco
Criscenti che in un recente articolo ha sottolineato che il movimento della legalità non può pensare con le categorie del centralismo democratico. Scrive Crescenti: “Non c'è spazio per le minoranze, o abbracci la linea madre oppure sei un nemico da
combattere”. Un assioma molto presente e militante in Libera Basilicata. La grande manifestazione è stata preparata benissimo.
E le parole d'ordine calibrate con cura e fatte passare con generale acquisizione. La Basilicata è stata riconosciuta terra di
mafia. Fedele al suo ruolo di investigatore di lungo corso, il questore di Potenza, Romolo Panico, che pistola in pugno ha affrontato camorra e 'ndrine, ha fatto presente che i Basilischi sono stati sconfitti. Aggiungiamo noi che Scarcia e bande materane
lo furono già in passato. La mafia è così globale che ha qualche addentellato lucano in forzieri di banca e finanziarie ma non può dirsi che la Basilicata sia governata dalle cosche. Molte componenti sociali e politiche locali hanno preferito abdicare nel difendere la diversità della regione. Schiacciati da un'intemerata dal gran banchiere Draghi che da Milano ha tuonato di un calo del Pil del venti per cento causa mafia in Lucania. Innanzitutto il dato è aggregato alla Puglia (quali le due misure?) e poi nessuno ha mai letto il discorso di Bob Kennedy del 18 marzo 1968 all'università del Kansas in cui si mette a nudo l'inadeguatezza del Pil come indicatore del benessere? Qualche sessantottino passato a venerare i banchieri ricorda ancora quelle parole? Dicevano:
“Il PIL non misura né la nostra arguzia né il nostro coraggio, né la nostra saggezza né la nostra conoscenza, né la nostra compassione né la devozione al nostro paese. Misura tutto, in breve, eccetto ciò che rende la vita veramente degna di essere
vissuta”. A parte l'economia, la mobilitazione di Libera in Basilicata ha avuto grande presa. Circa diecimila lucani hanno preso parte al corteo. Ognuno ha tirato dal versante che gli sta più a cuore. Ambiente, corruzione politica, mancanza d'alternanza, concorsopoli, malapolitica sono diventati segnale di protesta e malcontento. Ne tengano conto coloro che amministrano e che hanno cercato di mettere una toppa sfilando nel corteo. Pochi i politici che hanno avuto un netto atteggiamento di contrarietà
a questa visione: la destra del senatore Digilio e del consigliere Napoli insieme ad Alessandro Singetta dell'Api. Un grande fattore emotivo e collante sociale sul piano locale è rappresentato dalla vicenda degli scomparsi considerati morti per mafia con a capo l'inquietante e non risolta vicenda di Elisa Claps. Don Ciotti in testa, in nome di un impegno mai lesinato da Libera, ha rivendicato
questa vicenda come elemento scatenante dal potere oppressivo e occulto lucano. Lasciando quasi intatto, come una sorta di ossimoro, le pesanti contraddizioni vissute dalla Chiesa che quel cadavere ha occultato per anni. Al punto che la mamma di Elisa non ha partecipato alla grande veglia delle vittime probabilmente per non incontrare il vescovo di Potenza. C'è voluta tutta la capacità di don Ciotti per un pallido momento di riconciliazione a distanza tra famiglia e vescovi alla manifestazione finale.
Tutti aspettano certezze le risposte chiare su chi ha depistato indagini, nascosto cadaveri, omesso verità.
ieri nel corteo c'erano anche il presidente della Regione, Vito De Filippo, e il sindaco di Potenza, Vito Santarsiero. Sempre ieri
i loro nomi sono comparsi nel lungo elenco dei prosciolti di Toghe lucane che segna altre 28 persone per anni esposti alle peggiori accuse come cricca che aveva fatto sprofondare la Basilicata nel malaffare calpestando tutto e tutti. Tuona parole di fuoco l'ex procuratore generale Tufano, quasi si commuove in privato il senatore Bubbico. Il gip Maria Rosaria Di Girolamo in una cinquantina di pagine demolisce quell'inchiesta che Luigi De Magistris bene avrebbe fatto a non sommare a questioni già troppo complesse come Why not. Punto per punto, con certosina applicazione, il gip evidenzia “impianto lacunoso”, “quadro frammentario”, “totale assenza di prove”. E anche i testimoni di quello schieramento avverso che diedero vita ad una guerra civile a bassa intensità in Basilicata vengono sconfitti dalla penna del Gip. C'è anche don Marcello Cozzi di Libera tra loro. Il protagonista principale della manifestazione della mattina riceve giudizi non felici dal magistrato nel pomeriggio.
Ora quale sarà il prosieguo? Che il magistrato non era giusto, non era quello naturale? Si opporranno tesi berlusconiane considerato che la bilancia della Giustizia non è andata nel verso giusto? Speriamo di no, ma sappiamo che il conflitto giace latente dietro l'angolo. Rafforzato da quella grande partecipazione popolare, trasversale e occasionale, della manifestazione
che può trovare nuovi leader nella revanche sulla politica locale che non trova opposizione alla sua incontrastata legittimità elettorale. Resta debole chi è fuori dalla politica e che ha subito vessazioni personali e punizioni non dovute che sarà difficile risarcire. Resta molto da capire e far comprendere all'opinione pubblica. Lo faremo con serenità e dando voce a tutti.

Toghe Lucane, archiviazione per 30 anche politici e pm

CATANZARO – Il gup di Catanzaro, Maria Rosaria Di Girolamo, accogliendo la richiesta della Procura, ha archiviato la posizione di 30 persone indagate nell’ambito dell’inchiesta Toghe Lucane su un presunto comitato d’affari che avrebbe agito in Basilicata con la complicità di politici, magistrati, professionisti, imprenditori e rappresentanti delle forze dell’ordine.

Tra gli indagati la cui posizione è stata archiviata ci sono alcuni magistrati lucani; il presidente della Regione Basilicata, Vito De Filippo; l’ex sottosegretario del governo Prodi e ora senatore del Pd, Filippo Bubbico, ed alcuni ufficiali dei carabinieri.

ORE 17.37 - C'E' EX PM POTENZA TRASFERITO
Tra le persone per le quali il gup di Catanzaro ha disposto oggi l’archiviazione nell’ambito del procedimento Toghe Lucane ci sono anche l’ex pm della Direzione distrettuale antimafia di Potenza Licia Genovese e il marito Michele Cannizzaro, ex direttore generale dell’ospedale di Potenza. Il magistrato, in seguito al suo coinvolgimento nell’inchiesta, fu trasferito al Tribunale di Roma.

Gli altri magistrati per i quali è stata disposta l'archiviazione sono: Vincenzo Tufano, all’epoca procuratore generale a Potenza; Gaetano Bonomi, all’epoca pm a Potenza; Giuseppe Chieco, all’epoca procuratore a Matera e Iside Granese, ex presidente del Tribunale di Matera. Archiviata anche la posizione di Emilio Nicola Buccico, ex componente del Csm ed ex sindaco di Matera.

ORE 19.15 - GUP: IMPIANTO ACCUSATORIO LACUNOSO
«Tutti gli elementi evidenziati consentono quindi di ritenere l’impianto accusatorio lacunoso e di affermare l’insussistenza della fattispecie penale ipotizzata». È quanto scrive il gup di Catanzaro, Maria Rosaria di Girolamo, nell’ordinanza di archiviazione di Toghe lucane, in relazione all’accusa di associazione a delinquere finalizzata ad una serie di reati fine ipotizzata nei confronti di 16 indagati, tra i quali magistrati, politici e appartenenti alle forze dell’ordine.

Gli elementi, scrive il gup, «non consentono di sostenere adeguatamente, nei confronti di tutti gli indagati, una fattispecie associativa quale quella ipotizzata, essendo del tutto carente la prova in ordine all’esistenza di un sodalizio».

«Non basta – scrive tra l’altro il gup – la prova in ordine all’esistenza di rapporti di amicizia o di frequentazione, nell’adozione di comportamenti che riflettono, al massimo, una posizione di adesione alle diverse ed opposte posizioni ed orientamenti che, durante la guestione delle attività giudiziarie, si erano venuti a creare, determinando una contrapposizione tra coloro che operavano all’interno del palazzo di giustizia».
Gazzetta del Mezzogiorno

E’ giallo sulle quantità di materiale radioattivo trasferito a Rotondella

ROTONDELLA - Un nuovo giallo sul materiale radioattivo realmente presente nella Trisaia di Rotondella. Aporre inquietanti interrogativi è il giornalista Rai, Rocco De Rosa, che sulla sua pagina facebook ha pubblicato sconcertanti notizie in merito alla presenza di fusti all’in -
terno del Centro Itrec. «Verità - scrive il giornalista sulla pagina del più famoso social network - finora totalmente sconosciute e anzi opportunamente occultate». E che ora sarebbero venute finalmente a galla grazie alla divulgazione di documenti inediti interni al Centro di Rotondella.
La “documentazione Enea su residui radioattivi” parla di un costante arrivo nel centro jonico di
materiale nucleare, a partire dal 31 gennaio 1991. E soprattutto contiene le note di accompagnamento ai fax relativi ai trasferimenti di partite omogenee (così vengono definite”.
“Nei vari documenti, redatti dall'Enea - come spiega De Rosa - si fa anche riferimento al materiale radioattivo detenuto presso l’Istec-Casaccia e da trasferire presso la Trisaia.
Una prima costituita da uranio e torio, per un totale di 11280 chili di peso lordo, equivalente a 9980 chili di peso netto. Tutte destinate a Rotondella. Firmatario del documento è tale Casalino non meglio identificato. Le partite sono state distribuite in 52 contenitori, tuttora fermi nel
centro nucleare lucano. Altre partite sono state distribuite, a loro volta, in 4 contenitori. Nella nota lo stesso Casalino fa poi riferimento a successivi invii di 1015 chili di Uranio e di 4,192
chili di Torio, il tutto sistemato in altri 53 fusti a contenuto solido che vanno a sommarsi ai precedenti ed a tanti altri depositati in Trisaia. Poi annota “Come si vede lequantità non corrispondono a quanto comunicato in quel fax (non specifica quale ndr)”. Il dubbio è che presso il centro di Rotondella, dunque, sia stato fatto arrivare materiale radioattivo aggiuntivo rispetto a
quello di cui si è a conoscenza. «Ma non finisce qui - aggiunge il giornalista - Altre rivelazioni e
altri documenti vengono intanto annunciati». E conclude con alcune considerazioni: «La Basilicata è una vera pattumiera atomica? Solo così si spiega la decisione di trasformare Scanzano in un deposito nazionale di scorie radioattive. Ma certo il contenuto di questi documenti, assolutamente inediti, deve trovare in ogni caso una spiegazione: la Basilicata - conclude De Rosa - non è terra di nessuno, zona franca al punto da consentire libertà di manovra a chi spedisce scorie radioattive come pacchi dono o, al più, come semplici rifiuti solidi urbani
Tratto dal quotidiano