Di Leo Amato
La legge stabilisce che il rifiuto urbano “tal quale” non si può
smaltire in una normale discarica così com’è, perché potrebbe contenere
sostanze pericolose, come batterie, farmaci eccetera eccetera. Servirebbe un
sistema moderno ed efficiente di raccolta differenziata, ma in sua mancanza
andrebbe triturato e poi vagliato a caccia di metalli, tanto per cominciare. A
Potenza però funzionava in maniera diversa, e per questo ieri mattina è
scattato il blitz.
Sono
in carcere da 24 ore Giovanni Agoglia, Giovanni Castellano, e Cosimo Guida,
gestori di tre dei principali impianti per il trattamento e lo smaltimento di
rifiuti in regione. Si tratta rispettivamente della stazione di trasferenza di
Tito Scalo e delle discariche di Salandra e Tricarico. Castellano in realtà da
qualche mese si è ritirato, anche a seguito dell’inchiesta dei carabinieri . Con loro sono finiti ai domiciliari
anche il gestore della discarica di Lauria, Gaetano Papaleo, e un collaboratore
di Guida, Bruno Longo. Mentre hanno l’obbligo di firmare in caserma Tiziana
Ferretti e Felice Cavallo, collaboratori di Agoglia, Raffaele Rosa, ex gestore
della discarica di Pisticci, i dirigenti del comune di Matera Francesco Gravina
e Franco Pepe in quanto a loro volta rappresentanti dell’amministrazioni come
ente gestore della discarica di Pisticci. Infine resteranno interdetti per due
mesi Ida Zaccaru e Paolo D’Angelo, formalmente legale rappresentante e
procuratore generale della B&B Eco, società facente capo sempre ad Agoglia.
Così
ha deciso il gup Tiziana Petrocelli accogliendo le richieste avanzate dai pm
Sergio Marotta e Francesco Basentini che hanno coordinato le indagini condotte
negli ultimi due anni dai militari del reparto operativo di Potenza e del
nucleo operativo ecologico dei carabinieri. I risultati dell’inchiesta sono
stati illustrati in una conferenza stampa ieri mattina al procuratore capo
facente funzioni Laura Triassi e dai capitani Antonio Milone e Luigi Vaglio.
Tutto
sarebbe partito dall’ultima grossa crisi dei rifiuti nel capoluogo di regione,
tra ottobre e novembre del 2010, che aveva sollevato non poche perplessità
sulla tenuta complessiva del sistema di gestione della raccolta e dello
smaltimento in provincia e non solo. Al centro, oggi come allora, per i 28
comuni del “bacino centro” della provincia di Potenza, c’è la B&B Eco di
Giovanni Agoglia, con la sua “stazione di trasferenza” di Aia dei Monaci a Tito
Scalo dove passa quanto scaricano ogni giorno i compattatori dell’area prima di
venire destinato negli impianti per lo smatimento vero e proprio.
Osservando
le bolle di accompagnamento dei camion all’ingresso e all’uscita della stazione
i militari si sono accorti che i codici dei rifiuti cambiavano: da rifiuto
indifferenziato con una probabile componente pericolosa, a rifiuto trattato con
l’estrazione dei metalli. Solo che il vaglio meccanico necessario per
quest’ultima operazione non esisteva. Ciò nondimeno le amministrazioni
continuavano a pagare il prezzo pieno alla B&B Eco e questa a conferire
alle discariche di Pisticci, Tricarico, Lauria e Salandra senza che nessuno dei
loro gestori osasse opporsi.
Così
facendo la stima degli inquirenti è che siano finiti illecitamente nelle tasche
degli imprenditori più di 4milioni e mezzo di euro.
«E’
facilmente intuibile - scrive il gip Tiziana Petrocelli - la gravità delle
conseguenze in termini di impatto ambientale solo se si pensi al fatto che i
rifiuti, immessi in discarica senza alcuna vagliatura, vengono stoccati e
riversati unitamente a tutti i materiali ferrosi e comunque tossici mischiati
con il rifiuto fin dall'origine: il rischio di un inquinamento del suolo e
della falda cirscostante alle discariche è un fattore di probabile se non certo
realizzo. Nè vi è la prova che a seguito dei controlli operati dai carabinieri
la situazione sia cambiato come hanno dato le intercettazioni dalle quali è
emerso che la dotazione di un vagliatore efficiente è rimasto un mero
proposito».
Il sindaco di Potenza Santarsiero : «Sonosconcertato» I Comuni del bacino centro pagano 240 euro a tonnellata
SARA LORUSSO
Mentre «i Comuni sono stretti in bilanci tiratissimi, fanno mille sacrifici per mantenere un equilibrio già molto precario, ecco, non so che cos’altro dire». Fa una lunga pausa, poi l’unica parola che trova per raccontarsi è lo «sconcerto» che ha provato quando, ieri mattina, durante la manifestazione anti-trivelle nel mar Jonio, come altri amministratori, anche Vito Santarsiero (nella foto a destra, ndr)ha saputo degli arresti dei gestori di alcune discariche lucane.
«Sono amareggiato, davvero. I Comuni sono allo stremo, facciamo i salti mortali - tutti - per evitare default e provare a garantire servizi ai cittadini». Poi, invece, scoprono che sul servizio di smaltimento rifiuti - una delle voci più onorose di ogni bilancio locale - c’era chi non rispettava gli accordi e i contratti. Quelli che qualche tempo fa, in un consiglio comunale, Rocco Coviello (Fli) aveva indicato come «prezzi da strozzini», sono le tariffe a cui gli amministratori non si sono potuti sottrarre. In tempi di emergenza, senza impianti disponibili e con cassonetti da svuotare, basta una sola discarica in difficoltà, anche per un banale problema tecnico, che l’intero sistema dei rifiuti regionali va in sofferenza.
La stazione di trasferenza di Tito scalo, poi, dove i Comuni del bacino centro conferiscono i rifiuti (da lì è il gestore della piattaforma a portare in discarica la spazzatura) ha margini di accoglienza molto ridotti. Basta che un qualunque impianto periferico di arrivo venga chiuso, anche solo per un giorno, perchè la stazione di Tito finisca per ingolfarsi. Accade ogni volta che la quantità di rifiuti in ingresso supera quella in uscita. Spesso è capitato che a Potenza i camion dell’azienda di raccolta dei rifiuti (l’Acta) siano stati usati come appoggio temporaneo della spazzatura, in attesa che nella stazione si liberasse un po’ di spazio. La crisi del 2010 non era la prima che il capoluogo affrontava. Non sarà l’ultima. Non finchè il settore sarà gestito di urgenza in urgenza. E di rinnovo in rinnovo.
A fine anno scade il provvedimento dirigenziale che indica dove e secondo quali quantità ogni Comune deve smaltire i propri rifiuti. Quello in vigore è una proroga del precedente, scaduto a fine novembre, a sua volta proroga di un altro provvedimento. Oggi il Bacino centro, il raggruppamento di 26 comuni, tra Potenza e hinterland, smaltisce negli impianti di Sant'Arcangelo e Venosa. Nel termovalorizzatore di Fenice no, per adesso è finita la disponibilità. Per adesso, si va avanti così. «Sì, sì, è la prima cosa che abbiamo cercato di controllare», racconta Santarsiero.
L’Osservatorio provinciale dei rifiuti aveva una riunione in programma proprio ieri mattina. Ricevuta la notizia del caso giudiziario, gli amministratori si sono preoccupati di capire se dall'indomani avrebbero dovuto affrontare nuove emergenze. Che cosa accade ora? Gli impianti non sono stati toccati da provvedimenti giudiziari: «Sì, andiamo avanti». Sapendo, però, che il sistema regionale dei rifiuti non garantisce stabilità. Il meccanismo è tale che spesso gli amministratori - lo ha fatto Santarsiero, ma lo hanno fatto anche altri - hanno provato ad alzare la voce su un sistema che indicano come un tritacarne. Sotto ricatto da emergenza sempre, spiegavano.
A Potenza, poi, il paradosso sembra doppio visto che il meccanismo comprende l’attesa di volumetrie in un impianto pubblico, che per anni ha garantito l’abbattimento dei prezzi. Esaurita la discarica di Pallareta e in attesa dell’ampliamento dello stesso sito (con tanto di contezioso giuridico tra Comune e Regione sulla necessità del piano di caratterizzazione), Potenza ha fatto capo agli impianti privati indicati da viale Verrastro. E con i prezzi che quei gestori privati applicano. E a sentire gli amministratori c'è poco da fare.
Ad ogni rinnovo di ordinanza o provvedimento dirigenziale per la suddivisione territoriale dello smaltimento rifiuti, con precisione matematica arrivava anche l’aumento delle tariffe. Crescono le spese dei gestori (benzina, utenze), cresce anche il prezzo del servizio. Cresce parecchio. Attualmente i Comuni del bacino centro arrivano a pagare al gestore della stazione di trasferenza di Tito scalo, la B&Beco, circa 240 euro a tonnellata: 205 euro di tariffa base, più 15 euro di ecotassa, più l’Iva sulla cifra complessiva. Poi è il gestore della stazione di trasferenza che salda i conti con le discariche a cui porta i rifiuti, dopo averli compattati, secondo le indicazioni regionali e provinciali. Il prezzo che il gestore della stazione di trasferenza applica ai Comuni è più o meno una media delle tariffe proposte dagli impianti di approdo.
Negli ultimi anni il tariffario ha raggiunto livelli record. Il caso di Pignola, per esempio, è indicativo: nel 2001 l’ente aveva a bilancio una somma di 120 milioni di lire per lo smaltimento dei rifiuti. Nel bilancio del 2012 il servizio costa 470 mila euro. Quattro volte il punto di partenza.
O, per dirla con quel consigliere dell’opposizione, secondo «prezzi da strozzini»
Brani Tratti dal quotidiano della Basilicata