mercoledì 3 dicembre 2014

Calci e Pugni , aggredito medico al pronto soccorso di Policoro

Il dott.re Di Leo
 .Scene da Far West. Ancora un'aggressione all'ospedale Giovanni Paolo II. In mattinata, intorno alle undici, all’interno del Pronto Soccorso è stato aggredito nel suo ufficio da un parente di un paziente ricoverato nella struttura, il responsabile della struttura dott. Rocco Di Leo. Secondo una prima ricostruzione, l'esagitato, durante un acceso diverbio, avrebbe colpito il Direttore con un monitor di computer, scagliandoglielo addosso e poi colpendolo con calci e pugni. Il pronto intervento di una guardia giurata che bloccando l'uomo ha evitato che accadesse il peggio. Sul posto anche agenti della Polizia di Stato per la verifica dell'accaduto. il primario del Pronto soccorso dell’ospedale di Policoro ha riportato ferite giudicate guaribili in 30 giorni:   Non è la prima volta che accadono fatti incresciosi di questo tipo , circa un anno e mezzo fa vi fu un’altra aggressione , tanto che ci fu un’interrogazione parlamentare. I fatti avvenuti nel pronto soccorso di Policoro non sono accettabili e la Regione deve fare in modo che non avvengano più in tutti gli ospedali della Basilicata. Non è possibile che le strutture di pronto soccorso siano messe a soqquadro che i sanitari siano aggrediti, che i pazienti del pronto soccorso rischino la loro incolumità. Questo ultimo atto di violenza mette ancora in evidenza le peculiarità del Pronto Soccorso di Policoro in tema di sicurezza nonostante sia attivo un posto di polizia ma solo per dodici ore al giorno a differenza del servizio di pronto soccorso che è attivo h 24 e che di emergenze non conosce limiti nonostante i tanti sacrifici del poco personale medico e paramedico in servizio. Infatti un altro problema , come più volte evidenziato da noi è la carenza di Personale , ormai non si riesce ad ottenere nella di più che delle solite promesse.
Intanto su FB fioccano le attestazioni di stima e solidarietà nei confronti del Dott.re Rocco Di Leo, a queste aggiungiamo la nostra, sperando in una sua pronta guarigione