Prima di pubblicare , l’articolo di Nicola Bisceglia uscito su il
quotidiano della Basilicata ,
una nostra breve considerazione. L’Eni ormai all’ angolo , sui temi e sull’efficace
campagna dei movimenti messi in campo con l’apporto sostanziale della Professoressa
Colella e la capacità legale dell’avvocato Giovanna Bellizzi , non gli rimane
altro che , diffidare , permettendosi nel merito , di non rispondere alle
osservazioni della docente universitaria. Le tesi sostenute dalla professoressa,
tra l’altro sono condivise da altri illustri cattedratici. La cosa che
preoccupa di più e la richiesta di intervento fatto dalla multinazionale a 4
zampe , al ministro dell’istruzione e all’università della Basilicata. Se la
cosa si venisse confermata sarebbe un atto di inaudita gravità , che va a
ledere uno dei principi fondanti della nostra costituzione , la libertà di
pensiero e di insegnamento. Noi vogliamo essere tutti diffidate , anzi ci auto
diffideremo , perché siamo convinti delle tesi della professoressa , e che la
produzione di Petrolio in questi anni non ha segnato per la Basilicata nessun
sviluppo , ma ha significato solo inquinamento e morte.
La Basilicata e il petrolio, dopo Presa Diretta
Estrazioni, tra informazione e trasparenza
Estrazioni, tra informazione e trasparenza
A oggi i giacimenti lucani producono poco più di
ottantamila barili al giorno, mentre gli accordi prevedono che si possa
arrivare a 154.000, secondo la regione. Questo numero non convince appieno (ad
esempio l’inchiesta del Kilimangiaro parlava di 178.000 barili, citando una
fonte ministeriale), ma significherebbe comunque un sostanziale raddoppio della
produzione attuale
di NICOLA BISCEGLIA
Oltre un milione e mezzo di
telespettatori hanno seguito, domenica sera, la puntata di Presa Diretta
dedicata allo Sblocca Italia, che ha indagato anche in Basilicata.
La
qualità dell’inchiesta è stata all’altezza del team guidato da Riccardo Iacona,
che ha affrontato una serie di problemi legati alla legge. Abbiamo compreso,
una volta per tutte e se ce ne fosse ancora bisogno, che la questione riguarda
anche altri territori e che la Basilicata è un riferimento nazionale perché da
noi si estrae, da venticinque anni, la maggior parte del petrolio italiano.
La
redazione ha deciso di partire dalla manifestazione del 4 dicembre a Potenza,
come a sottolineare la distanza tra la piazza, che chiedeva di impugnare
l’articolo 38, e il Consiglio, che decideva di respingere la proposta di
impugnazione.
Le
modifiche effettuate da alcuni odg approvati e da emendamenti alla legge di stabilità,
che modificano l’art. 38, soddisfano i nostri amministratori e permettono al
Presidente Pittella di dichiarare, durante l’intervista al giornalista
Procaccianti che «non ci saranno ulteriori pozzi, allo stato attuale, per
quanto ci riguarda».
Un’affermazione
che potrebbe essere accolta come una vittoria, ma che va analizzata con
attenzione e verificata, posto che alcuni costituzionalisti sostengono che il
parere della regione non sia vincolante e che altre sette regioni hanno già
impugnato la legge.
A oggi i
giacimenti lucani producono poco più di ottantamila barili al giorno, mentre
gli accordi prevedono che si possa arrivare a 154.000, secondo la regione.
Questo
numero non convince appieno (ad esempio l’inchiesta del Kilimangiaro parlava di
178.000 barili, citando una fonte ministeriale), ma significherebbe comunque un
sostanziale raddoppio della produzione attuale.
Inoltre,
la domanda che si pone Iacona e che dovremmo porci tutti, è che quando si
analizzano i numeri economici, il costo dell’impatto ambientale non è mai
calcolabile, in particolare per una regione come la nostra che punta su turismo
ed eccellenze enogastronomiche. La puntata è andata benissimo dal punto di
vista dello share ed anche sul web ha avuto moltissimi contatti, tra cui lo stesso
Presidente che ha interagito in diretta.
Lo
scambio più interessante, a mio avviso, è avvenuto con Piersoft (open data
manager di Matera e membro della task force che ha seguito anche la liberazione
dei dati regionali), che ha consigliato al Presidente di continuare
l’operazione trasparenza sulla questione, rilasciando sul portale opendata
regionale i dati del monitoraggio ambientale dell’Osservatorio Val d’Agri,
fermi al 20 novembre. Ed è proprio dai dati che dovremmo partire per affrontare
la questione in modo oggettivo, come ha spiegato anche Alice Giorgio della
Fondazione Mattei durante un workshop dedicato ai dati del petrolio, in
occasione dell’open data day di Matera.
Se ARPAB,
Eni e Regione liberassero quotidianamente tutti i dati e le rilevazioni, i
cittadini sarebbero più informati e potrebbero quantomeno essere al corrente
della situazione oggettiva, al di là delle opinioni.
Da un mio
articolo di qualche settimana fa è nata una proposta, condivisa con la
direzione e inoltrata alla TGR qualche giorno fa, di un programma televisivo
realizzato ad hoc per fare chiarezza sui dati in modo definitivo, in un
confronto aperto e partecipato.
La
speranza è che il servizio pubblico regionale, che è stato al centro di
polemiche nel corso di questi mesi caldi, accolga la proposta e dia un esempio
di apertura, trasparenza e innovazione. Tenere alta l’attenzione sociale sulla
questione e informare in maniera trasparente, è un dovere che i media regionali
non possono evitare di assolvere.