E
dopo le parole di George Friedman, che
parla di “catastrofe
sociale”, arrivano ora le parole di Ignazio Visco, nientemeno che
il governatore della Banca d’Italia, che vede una disoccupazione
di massa alle
porte. Nel giro di 10-20 anni un lavoro su due scomparirà.
Senza
innovazioni e investimenti nel capitale umano “rischiamo
una disoccupazione di massa“.
Lo dice il governatore della Banca d’Italia, Ignazio Visco,
intervenendo alla presentazione del libro ‘Investire in conoscenza
e innovazione’, in corso alla Luiss. Visco ha sottolineato che “nel
giro di 10-20 anni un lavoro su due scomparirà:
cosa resta? L’innovazione – ha aggiunto – crea lavoro, ma senza
creare le condizioni e investire rischiamo una disoccupazione di
massa in un periodo che è di transizione e che non sarà così
breve”.
Secondo
il governatore di Banca Italia “anche parte dei lavori
dell’industria manifatturiera italiana scompariranno” nei
prossimi 10-20 anni. Visco ha premesso che “uno dei limiti piu’
grossi per cui le imprese italiane non hanno colto i vantaggi della
globalizzazione e non sono state dietro al cambiamento tecnologico,
sta nella natura delle imprese ma anche nell’ambiente esterno. Se
anche si creasse un ambiente favorevole alle imprese e un cambiamento
di mentalita’ – ha proseguito – ci troveremmo comunque con un
forte ritardo culturale”. Il governatore di Banca Italia infatti,
ha ricordato che “l’alfabetizzazione
degli adulti italiani e’ molto bassa: il 70% degli italiani non
comprende cio’ che legge o
non sa come usmorasta.itare
le informazioni scientifiche e tecnologiche che possiede. Siamo molto
indietro”. Secondo Visco dunque “non e’ importante solo fare
innovazione, quanto piuttosto saperla prendere l’innovazione”.
Il
governatore di Banca Italia infine ha citato una serie di dati per
dimostrare che la dimensione delle imprese italiane e la loro mancata
crescita dipenda dagli scarsi investimenti in capitale umano: “Anche
negli Stati Uniti le imprese nascono piccole come in Italia e hanno
la stessa mortalita’, una su due dopo un certo periodo muore. Ma se
negli Usa un’impresa comincia con 10 addetti dopo due anni questi
sono 26, mentre in Italia sono 12. Questo dipende dal capitale con
cui quell’impresa viene sostenuta: noi abbiamo cercato di ridurre
la fiscalita’ sul capitale di rischio ma e’ drammatico che questa
cosa non si sappia e che non ci sia informazione sufficiente nemmeno
da parte di chi potrebbe beneficiarne. Il futuro resta difficile su
questo aspetto – ha concluso Visco – senza
innovazione rischiamo una disoccupazione di massa in un periodo di
transizione ma che non sara’ cosi’ breve“.
La flessibilita’
del mercato del lavoro italiano ha peraltro disincentivato le imprese
a investire in innovazione.
Visco ha premesso che “gia’ investire in capitale umano rende
molto poco in Italia perche’ l’impresa
vede che non c’e’ convenienza a investire su quelli che piu’
sanno.
Dall’altro lato – ha aggiunto – il maggior disincentivo a
investire e’ venuto dal modo in cui e’ stato reso flessibile il
mercato del lavoro: alle piccole imprese e’ convenuto investire in
contratti part-time e precari per prendere giovani e fargli fare le
stesse cose che facevano gli anziani. Chi doveva investire su se
stesso – ha continuato Visco – ha pensato che non fosse
conveniente farlo”.
Fonte: Qui
Finanza
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